APPELLO A SILVIO BERLUSCONI: “TIRATI FUORI”! L’ITALIA NE HA BISOGNO!!! PER LIQUIDARE LA SINISTRA DEI VETEROREPUBBLIKANES” & PER ABROGARE IL GRILLO BLUFF; altre notizie e il “fuorisacco” (Cosenza)


Scritto: Saturday, May 04, 2013
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APPELLO A SILVIO BERLUSCONI : “TIRATI FUORI” ! L’ITALIA NE HA BISOGNO ! ! ! PER LIQUIDARE LA SINISTRA DEI < VETEROREPUBBLIKANES” & PER ABROGARE IL < GRILLO BLUFF >; altre notizie e il “fuorisacco” ( Cosenza ).
[“Az.-News” ; 05.05.’13]
IN COPERTINA : “VENTI DI GUERRA”…. ( ? )
Incursione aerea israeliana in Siria: colpiti depositi di armi Incursione aerea israeliana in Siria: colpiti depositi di armiLa notizia del raid lanciata dalla Cnn. L’inviato della Siria alle Nazioni Unite smentisce: “Non sono a conoscenza di alcun tipo di attacco”

Scritto : 4 Maggio 2013
   Associazione Azimut - Naples, Italy 

E’ quanto riportato su rapporto Prometeia. “Al nostro Paese non basteranno 14 anni per tornare a livelli del Pil di prima della crisi”
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Cgia: “In Italia pressione tributaria record

Contro la crisi, Coldiretti lancia il "tutor della spesa" Contro la crisi, Coldiretti lancia il “tutor della spesa”

Aiuterà le famiglie italiane a risparmiare oltre il 30%, ma senza rinunciare alla qualità. Per arrivare a fine mese adottare un maiale on-line, fare la spesa a km zero e servirsi di detersivi “fai da te”
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Sgravi per i figli e bonus: le novità fiscali

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Convenzione delle riforme, lite Pd-Pdl. Berlusconi tratta: “Via veti e faccio un passo indietro”

F A T E   P R E S T O ! ! !

Rompete gli indugi…
 
L’APPELLO –  APPELLO A SILVIO : “TIRATI FUORI”
L’ITALIA NE HA BISOGNO ! ! !
Arturo Stenio Vuono LA “CASTA”, NEI < PALAZZI >, NONOSTANTE LA TUA DISPONIBILITA’ – CARO PRESIDENTE – DELLA COSIDDETTA “VITUPERATA PANCIA DEL PAESE”, DI CERTO, NON NE VUOL SAPERE PROPRIO NULLA. PER LA SALVEZZA DELLA NAZIONE : DA QUESTO GOVERNO, DA QUESTA EUROPA, DA QUEST’EURO, TIRATI FUORI ! PERCHE’, UNA VOLTA TANTO, NON FARE COME GIA’ FECERO GLI < ANGLI > ( “PERFIDA ALBIONE”, DOCET ).L’ITALIA NE HA BISOGNO ! ! !

[ “AZIMUT” – IL PRESIDENTE ARTURO STENIO VUONO ]

tutti in piedi

[ TRATTO DAL “SECOLO D’ITALIA ” ]

I veri ossessionati (dall’Imu e dal Cav) sono Mario Monti e Rosy Bindi. Non è affatto un caso

di Francesco Signoretta/gio 2 maggio 2013/21:37

I veri ossessionati (dall’Imu e dal Cav) sono Mario Monti e Rosy Bindi. Non è affatto un caso

Il commento

Resistere, resistere, resistere.  I novelli Santoro si chiamano Mario Monti e Rosy Bindi, i reduci del nostalgismo tecnico, che restano in trincea. Le truppe favorevoli alla tassa più odiata battono in ritirata, un soldato alla volta sta alzando bandiera bianca, persino la Camusso ha modificato la sua idea, travolta dalle critiche e dalle ironie del web. I due resistenti invece non mollano anche se hanno motivazioni diverse. Monti si sente il papà dell’Imu e come tale la protegge e l’accarezza. Se venisse cancellata, si sentirebbe completamente smentito. La Bindi, dal canto suo, è contraria a qualsiasi cosa che ricordi il Cavaliere, ancora scottata dal “più bella che intelligente”. Il suo è un antiberlusconismo vecchia maniera, alla Travaglio, per lei il Cav resta il male assoluto, il nemico da abbattere e ora digerisce male il governo di larghe intese. La coppia Rosy & Mario peggio della Cgil, che almeno ha ammesso che «sospendere la rata dell’Imu è ragionevole».  Quanto sia ragionevole lo spiega Renato Brunetta: con l’introduzione dell’imposta sugli immobili si sono persi  lo scorso anno 150mila posti di lavoro certificati dall’Ance. Cifre da lacrime e sangue. Per la Confesercenti il nuovo governo deve partire proprio dalle tasse e per la Confedilizia, oltre alle ricadute reali, l’Imu ha avuto anche un effetto psicologico che è stato «devastante» in termini di frenata della crescita e dei consumi. Non solo il settore delle costruzioni ha rallentato, ne ha fatto le spese tutto l’indotto e il patrimonio immobiliare ha subito una svalutazione che in un anno ha raggiunto quasi il 5%. Le famiglie si sono impoverite perché hanno pagato più tasse, ma anche perché la loro ricchezza si è ridotta. Alla fine, dunque, la stangata del governo dei tecnici ha pesato sulle tasche degli italiani più di quanto non fosse lecito pensare in un primo momento. Si mettano l’anima in pace, Monti e la Bindi, l’Imu non è un’ossessione del centrodestra, come vorrebbero far credere. I veriossessionati sono loro e fanno bene a esserlo perché – come sosteneva Joan Fuster – «è utile avere un’ossessione: ci distrae». E Monti e la Bindi hanno davvero bisogno di distrarsi.

[ TRATTO DAL “SECOLO D’ITALIA” ]

Se la destra c’è si ritrovi intorno alla costruzione della Nuova Repubblica

di Gennaro Malgieri/ven 3 maggio 2013/10:28

Se la destra c’è si ritrovi intorno alla costruzione della Nuova Repubblica

Il punto

C’è un laboratorio aperto a destra. Come ha ricordato Mario Landolfi, fervono iniziative e riflessioni tese a comprendere che cosa è successo, ma soprattutto proiettate nella individuazione di un progetto comune che nessuno sa dire se riuscirà o meno. Che la “destra non c’è” eppure, paradossalmente, c’è, eccome, è uno dei quei misteri della politica italiana che non siamo capaci di rendere razionali. Una “destra diffusa”, come ebbi a definirla una quindicina d’anni fa sulla rivista “Percorsi”, esiste: attende di essere ricomposta. E nell’attesa cerca di offrire, per come può, il proprio apporto al dibattito istituzionale che si è per l’ennesima volta aperto in questa stagione tutt’altro che propizia – realisticamente – a prospettive “costituenti”. Ma tant’è.

La destra vuole esserci. E comincerà a dimostrarlo domani con il convegno all’Adriano di Roma. Il titolo dell’incontro è suggestivo: “Dalla Repubblica commissariata alla Repubblica del presidente”. Che vuol dire dalle istituzioni partitocratiche alla Costituzione dei cittadini attraverso un nuovo “patto” sta stipulare tra tutti i soggetti in modo che nessuno possa sentirsi figlio di un “dio minore”. Un sasso nello stagno. Niente di più. Ed un’occasione per guardarsi negli occhi da parte di tutti coloro che hanno accettato l’invito ad un confronto aperto finalizzato a portare un sasso alla ricostruzione della destra politica il cui spazio è enorme: va soltanto riempito non con sterili operazioni di maqullage, ma con proposte concrete, come quella ambizosa che fa parte della tradizione della destra italiana, la Nuova Repubblica incentrata sull’elezione diretta del capo dello Stato.

Abbiamo osservato smarriti e sgomenti nel corsa della tormentata elezione presidenziale alla celbrazione di riti volgari che hanno umiliato le istituzioni e ridotto la scelta dell’inquilino del Quirinale ad un mercanteggiamento privo di qualsiasi giustificazione motivazione riferita alla ricerca del migliore possibile in grado di rappresentare teoricamente l’unità nazionale. A sessantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione non sono ancora stati individuati meccanismi meno arcaici e più partecipativi per eleggere colui che dovrebbe costituire il punto di riferimento civile e morale degli italiani. Un decrepito parlamentarismo, neppure sbiadita immagine di quello che disegnarono i costituenti.

Di fronte ad uno spettacolo tanto avvilente, ci chiediamo perché la Repubblica presidenziale debba restare ancora un tabù e non c’è straccio di politico o di intellettuale o di costituzionalista che prenda l’iniziativa di introdurre la discussione intorno a tale tema che non dovrebbe suscitare negative reazioni dal momento che in buona parte del mondo essa funziona magnificamente ed il Parlamento non soltanto legifera in piena libertà, ma esercita un controllo sugli atti presidenziali più di quanto il nostro Parlamento non faccia su quelli dell’Esecutivo.

Il presidenzialismo da sempre è stato uno dei cavalli di battaglia della Destra italiana, ma non soltanto della Destra. Esso ha attraversato il dibattito costituzionale nell’arco della storia della Repubblica coinvolgendo gruppi e personalità del livello di Valiani, Calamandrei, Costamagna, Almirante, Pacciardi, Craxi, Miglio e via citando.

Il presidenzialismo non va considerato, secondo la vulgata dei suoi detrattori, come una sorta di contropotere rispetto agli altri apparati periferici dello Stato, ma quale elemento di equilibrio e di riconoscibilità del processo di formazione della decisione, controllata dal Parlamento, in un sistema di bilanciamento costituzionalmente rigorosamente previsto. Con la sua adozione si stabilisce una linea di demarcazione netta tra i controllori ed i controllati, tra potere legislativo e potere esecutivo. In più, come osservò Giorgio Rebuffa in uno splendido libretto che meriterebbe di essere ristampato, non a caso intitolato Elogio del presidenzialismo, “Il presidenzialismo potrà portare al nostro sistema politico le cose che non ha fin qui avuto. In primo luogo, la visibilità delle scelte e la ‘personalizzazione’ democratica: sapremo chi accusare e chi premiare. E ci porterà la distinzione tra chi governa e chi si oppone. L’esperienza parlamentare italiana è stata esattamente il contrario, caratterizzata dall’invisibilità delle decisioni e dall’irresponsabilità di fronte al corpo elettorale. Le ragioni di tutto ciò sono state molte: le regole della vita parlamentare e quelle della Costituzione, l’ideologizzazione e gli stili della politica. Ma la ragione di fondo è stata quella che in anni lontani si cominciò a chiamare ‘partitocrazia’: un sistema di oligarchie che ha piegato le istituzioni ai propri interessi. Per questo il ‘paradosso italiano’ si è configurato come una lunga continuità delle élites, a cui si sono accompagnate un’altrettanto lunga instabilità ed un’assenza di leadership. Per questo abbiamo bisogno del presidenzialismo. Perché è un sistema costituzionale capace di piegare i comportamenti politici, di rendere le istituzioni più forti dei partiti. Il sistema presidenziale non serve a dare ad una comunità un leader e una maggioranza. Ma serve a spezzare le oligarchie immobili, le culture politiche sclerotizzate, a dare alle icone le dimensioni e lo spazio. La Repubblica presidenziale è la strada per dare anche all’Italia la sua rivoluzione liberale”.

Una radicale riforma del sistema, per come la presuppone una riforma in senso presidenziale, non può non tener conto anche del problema della rappresentanza.  Discutere, come talvolta si fa, della cosiddetta Camera delle regioni o delle autonomie in un quadro di sgretolamento dello Stato è un non senso. E già quarant’anni fa se ne discuteva con ben altra cognizione di causa. Le convulsioni politiche di questi ultimi anni dovrebbero renderci consapevoli che un ordine civile, fondato sul consenso, può ottenersi soltanto attraverso riforme strutturali che siano il frutto di compromessi alti e non di abborracciate riforme imposte spesso da maggioranze risicate, come il Titolo Quinto della Costituzione.

Il presidenzialismo non è una sfida, ma una proposta per immaginare una Repubblica nuova, dei cittadini e non dei partiti. Jean Jaurés, socialista e democratico, sosteneva che la Repubblica non va soltanto difesa: va organizzata

[ “AZIMUT” – ARCHIVIO ]
REPUBBLICA PRESIDENZIALE / TATARELLA / OTTOBRE ’91…;
( AZ. NewsLetter: 26, agosto – 2010 )
N O N   D I M E N T I C A R E !
[ Noi, “militanti storici” ex Msi e An…non ci sentiamo “minoranza”…avremmo già dovuto fare “nostro” il PdL ]
( ecco perchè : rileggiamo un primo intervento dell’indimenticabile Pinuccio – ’91 : vedi oltre )
Così nacque, con la prima “scintilla” – genialità e intuizione per uscire dall’assedio al sole – , il tempo dell’analisi e del progetto : una stagione fertile, una dopo l’altra, per approdare dall’eterno << – polo escluso – >> alla nuova << – destra di governo – >> ; e, se dopo circa un ventennio, però la << – rivoluzione presidenzialista – >>, come logico e ineludibile << – sblocco modernizzatore – >>, non s’è compiuta, onde riassumere il tutto d’una marcia di << – lunga durata – >>, se è vero – com’è vero – che il faticoso, ma entusiasmante, “tragitto” cozzò / cozzava / cozza contro i << – poteri forti – >>; a maggior ragione, per l’oggi e il  presente, quale alternativa ? forse, ragionevole, l’andare a ritroso ? mutatis mutandis, la situazione non sarebbe, forse, la stessa – o quasi… (del ’91) ? e…,dunque, riscossa dei << – restauratori – >> ?
L’ARTICOLO
 AMARCORD
Su << – REPUBBLICA PRESIDENZIALE – >>
mensile di attualità politica e istituzionale
Anno I n. 5 ottobre 91
Direttore Giuseppe Tatarella
“LA DESTRA COME MOVIMENTO DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA PER IL RINNOVAMENTO | TUTTO CAMBIA FUORCHE’ L’ITALIA. IL VENTO DELLA STORIA E L’AFA DELLA CRONACA. IL PSI DAL FRONTE DEL PRESIDENZIALISMO AL PROGETTO DELL’UNITA’ A SINISTRA. LA TERZA AREA POSSIBILE E L’INCONTRO-SCONTRO DC-SINISTRA” | Nell’articolo : una foto di gruppo che ritrae gran parte dell’allora  << – stato maggiore diccì – >>, in “pompa magna” – tutti sorridenti e gaudenti – , e col relativo commento:[ “Mai sorriso è più che giustificabile. L’Italia è l’unico paese al mondo che ha un partito e una nomenklatura di regime al potere ininterrottamente dal dopoguerra ad oggi. Questo sorriso, dovuto ad una anomalia, può essere sostituito dalla tristezza se nelle prossime elezioni politiche l’ansia di rinnovamento si traduce in una svolta elettorale di ridimensionamento della supergonfiata << – balena  – >> Dc. E ciò è possibile se si crea un’area di riferimento politico, culturale ed elettorale di contrapposizione alle due aree di Centro e di Sinistra. – articolo di Giuseppe Tatarella ]
    La storia e la cronaca. L’Est e l’Italia. Il vento della storia saluta alla fine del secolo la vittoria della democrazia diretta sul regime ideato da Lenin. L’afa della cronaca in Italia registra la vittoria del regime sulla democrazia diretta. In Russia la democrazia diretta dei cittadini, dei giovani, degli intellettuali, scende in piazza, sconfigge il regime basato sul partito unico, l’esercito, il Kgb, gli strumenti operativi del pensiero leninista. In piazza nasce la democrazia diretta che cambia la storia. E’ la vittoria della libera scelta contro il dogma del partito unico, del collettivismo, della massificazione e della nomenklatura che si coopta.
    Come contrappaso dantesco ma minuscolo alla gigantesca rivoluzione di democrazia diretta e di partecipazione  all’Est, in Italia invece il regime, i partiti di regime, la nomenklatura, vincono la piccola battaglia contro la democrazia diretta, la partecipazione popolare, il presidenzialismo, il rinnovamento.
    In Russia la gente vince sul partito, in Italia i partiti vincono sulla gente.
    Ovunque tutto cambia e si aggiorna nel mondo, solo in Italia rimane tutto fermo, immobile, antico, mentre sale e dilaga l’ansia vitale del rinnovamento.
    La fine di questa legislatura, aperta al’insegna della grande riforma, poteva e doveva essere utilizzata per introdurre la democrazia diretta nella riforma dello Stato, per segnare il passaggio dalla prima repubblica partitocratica e postbellica, alla seconda repubblica dell’avvenire, del cambiamento, della modernizzazione, del presidenzialismo, della democrazia diretta che azzera il dopoguerra e il passato e lancia la Nazione e le istituzioni verso il nuovo secolo.
    Il regime, con in testa la DC, ha impedito questa svolta. Questo Parlamento si chiude senza avere approvato nè la grande riforma, nè le regole di cambiamento, dal referendum propositivo all’art. 138 per la modifica della Costituzione.
    I socialisti, penduli tra il fronte presidenzialista e l’alternativa di sinistra, fra il fronte del cambiamento presidenzialista e l’unità socialista, hanno fatto il gioco dell’unico partito che ha l’interesse legittimo e vitale a non cambiare per non morire : la DC.
    Si corre così il rischio di veder messo in soffitta il presidenzialismo socialista per privilegiare l’unità della sinistra o l’unità socialista, contenitori troppo datati e compromissori per sposare il tema della scelta presidenzialista come modello moderno di democrazia diretta a ogni livello.
    Attenuandosi e accantonato lo scontro sul presidenzialismo, il quadro politico, di oggi per domani, si muove nella definizione di grandi aree di riferimento.
Assistiamo così al grande e utile dibattito a sinistra sul ruolo della sinistra, sull’ipotesi o sulla necessità del partito riformista e di sinistra, sulla validità del termine socialismo, sul ruolo del centro, sull’eternità o vulnerabilità della DC, sulla contrapposizione destra-sinistra e sulk basso tasso elettorale di destra in Italia.
    Il dibattito sul quadro politico in movimento riguarda tutto ll << -villaggio globale- >> della politica, tutte le aree, quindi anche l’area di destra, specie in rapporto alla sinistra.
    Se il PSI, come pare, abbandona la strada del fronte del cambiamento, ( da costruire insieme alla pubblica opinione presidenzialista e alla dichiarata volontà della destra missina e del centro liberale ) per il contenitore della sinistra, socialista e riformista,occorre evitare di limitare il quadro politico della prossima legislatura ad un condominio di incontro-scontro tra il contenitore di sinistra che nasce e l’eterna DC con il duplice scenario o di uno scontro tra le due formazioni alternative o dell’incontro con la santa alleanza del governissimo.
         Contemporaneamente e conseguentemente assistiamo al tentativo di dipingere la DC come la destra. E’ un tentativo possibile ? Offrendo l’interrogativo sul dibattito in corso, e a destra e a sinistra, esaminiamo le prime analisi ( La Spina e Montanelli ) del fenomeno.
    Analizza su La Stampa La Spina in un articolo dal significativo titolo << – L’alternativa non è di sinistra – >> che << – vagheggiare perciò uno spostamento meccanico del sistema politico per trovare a sinistra una maggioranza e così relegare a destra il partito di Forlani e di De Mita è un altro sogno da cullare per arrivare al duemila – >>.
    E aggiunge: << – l’alternativa possibile a un partito che in quasi mezzo secolo di dominio si è fatto Stato, e non per caso, in Italia, si dovrà misurare su scelte concrete che trovino consensi davvero “trasversali” nell’opinione pubblica e non su generiche parole d’ordine di sinistra, comunque aggettivata – >>.
    Montanelli, in un’intervista a Panorama dall’altrettanto significativo titolo : << – Ci rituriamo il naso ? – >>, fa questo riferimento: << – Quel che esiste è una gran confusione a sinistra, nelle varie sinistre venute allo scoperto. Non si capisce dove vadano a parare. Beninteso, è giustissimo e fisiologico che ci sia una sinistra; ma è altrettanto necessario che ci sia un centro che la fronteggi. Continuo a credere che il perno di questo centro non possa non essere la Dc – >>.
    Coniugando l’analisi di La Spina ( L’alternativa non può essere di sinistra ) con l’omissione di Montanelli ( nessun riferimento alla destra ), nasce un altro interrogativo: in un momento di assestamento delle areee politiche  e culturali, non diventa necessario il potenziamento, l’aggiornamento, il ridefinirsi di una destra politica, moderna, sociale, produttivistica, capace di togliere voti alla DC e di dare valori diffusi nella società ?
    Questi sono gli interrogativi che nascono spontanei, naturaliter. E che noi poniamo, senza certezze dogmatiche, senza pregiudizi, con l’ansia costruens dell’analisi e del confronto. [ GIUSEPPE TATARELLA – OTTOBRE 1991 – Repubblica Presidenziale – Anno I n.5  – Reg. Trib. Roma n.13 del 9.1.91 – articolo di fondo in prima pagina-titolo principale in testata |Archivio ]
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[ IL “FUORISACCO” : DA COSENZA – IL MESSAGGIO CON FOTO. LA STORIA & LA MEMORIA ]
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 foto di Simone Francesco D'Elia. foto di Simone Francesco D'Elia.

[ IL “FUORISACCO” : DA COSENZA – IL MESSAGGIO CON FOTO. LA STORIA & LA MEMORIA ]

—-Messaggio originale—-
Da: 
stevu48@yahoo.it
Data: 27/03/2013 17.35
A: “Arturo Stenio vuono”<
an.arenella@libero.it>
Ogg: Cosenza

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1 commento su “APPELLO A SILVIO BERLUSCONI: “TIRATI FUORI”! L’ITALIA NE HA BISOGNO!!! PER LIQUIDARE LA SINISTRA DEI VETEROREPUBBLIKANES” & PER ABROGARE IL GRILLO BLUFF; altre notizie e il “fuorisacco” (Cosenza)”

  1. Sono stato molto contento di aver trovato questo sito. Voglio dire grazie per il vostro tempo per questa lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho gia’ salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!

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