Je suis Jésus il cartello che non si mostra e senza proteste di piazza mentre per attacco alla Francia la mobilitazione – ( le versioni alternative ) –


Je suis Jésus il cartello che non si mostra e senza proteste di piazza mentre per attacco alla Francia la mobilitazione – ( le versioni alternative ) – 

[ “Az.-News” : 13 Genn. ’15 ]
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VASSALLI POTENTINI D’EUROPA IN PIAZZA PARIGI VAL BENE ALTRO 11 SETTEMBRE CUI PRODEST ? MA PER STRAGI CRISTIANI ZERO FOLLE CON IL Je suis Jésus
VASSALLI POTENTINI D’EUROPA IN PIAZZA PARIGI VAL BENE ALTRO 11 SETTEMBRE CUI PRODEST ? MA PER…
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VASSALLI POTENTINI D’EUROPA IN PIAZZA PARIGI VAL BENE ALTRO 11 SETTEMBRE CUI PRODEST ? MA PER STRAGI CRISTIANI ZERO FOLLE CON IL Je suis Jésus [ “AZ.-NEWS”-12 GENN.’15 ] [ 3804 more words. ]
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IN QUESTO NUMERO : L’INTERVISTA A BERLUSCONI [ VEDI : OLTRE ]
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azimutassociazione@libero.it
Anteprima di web
 [ “AZIMUT-NEWSLETTER”
– 13 GENNAIO  2015]
L’INFORMAZIONE ONLINE NON CONFORMISTA – TRA CRONACA E STORIA –CONTRO IL SISTEMA DELLA MENZOGNA –
azimutassociazione.wordpress.com/

Raccolta di e-mail dell’Associazione Culturale Azimut (per Production Reserved)

Papa torna in Asia, viaggio incubo per la sicurezza

Sri Lanka schiera 25mila poliziotti. Massima allerta Filippine

[ “AZ.” ] CONTRO IL TERRORISMO INTEGRALISTA VERO – SANTITA’ – FERMI LA MATTANZA ! PONGA ALL’INDICE I C.D. GRANDI DELLA TERRA COMPLICI E RENITENTI – DISERTORI – IMPOSTORI – TENERI CON I MASSACRATORI ! 
O G G I
Je suis Jésus il cartello che non si mostra e senza proteste di piazza mentre per attacco alla Francia la mobilitazione – ( le versioni alternative ) – 
[ “Az.-News” : 13 Genn. ’15 ]
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—-Messaggio originale—-
Da: no-reply@forzasilvio.it
Data: 12/01/2015 15.34
A: “Ferruccio Massimo Vuono”<massimovuono@libero.it>
Ogg: L’ Occidente ha sbagliato tutto, anche truppe di terra contro l’ Isis. L’intervista di Silvio Berlusconi al Messaggero

Forzasilvio.it

La manifestazione di Parigi «ha un significato importante», basta che «non si trasformi in una melassa buonista». «L’ Occidente» in questi ultimi anni «ha sbagliato tutto» e «gli estremisti islamici si sono convinti che il nostro è un mondo debole e conquistabile». Occorre quindi reagire e quindi subito «un intervento di terra contro il califfato» e l’ Italia partecipi con proprie truppe. Silvio Berlusconi si rimette l’ elmetto, contesta la politica estera del governo e di tutto l’ Occidente e chiede all’ Europa di non negoziare con chi «minaccia i valori della nostra civiltà».

Presidente Berlusconi, i francesi sono in lutto ma furono loro a volere la destituzione di Gheddafi e ad esaltare le primavere arabe. Sbagliò Sarkozy o tutto l’ Occidente?

«L’Occidente in questi anni ha sbagliato molto. Oggi abbiamo il dovere di dire la verità: abbiamo combattuto guerre che non avremmo dovuto combattere e non ne abbiamo combattute altre che sarebbero state doverose, come quella contro l’ Isis e il suo progetto di costruire un Califfato. La cosiddetta “primavera araba” invece di portare libertà e benessere in Nord Africa lo ha completamente destabilizzato. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha lasciato campo libero al terrorismo islamista, che oggi ha addirittura uno Stato. Abbiamo denunciato spesso questi errori, che, quando avevamo responsabilità di governo, ci portarono a momenti di grande tensione con la Francia di Sarkozy e con l’ alleato americano. E oggi c’ è poca soddisfazione nel dire che avevamo ragione. Speriamo che l’ Europa e l’ Occidente tutto abbiano imparato qualcosa da quelle drammatiche decisioni sbagliate».

In Libia l’ Italia ha ancora un ruolo da svolgere?

«L’ Italia non può e non deve abdicare alle proprie responsabilità verso quel territorio. Ne va della nostra sicurezza nazionale. Grazie ai nostri accordi e alla nostra politica estera la Libia di Gheddafi era diventata un alleato capace di fermare l’ enorme flusso di clandestini verso le nostre coste, che sono il confine sud dell’ Europa. Oggi non solo gli sbarchi sono ripresi, ma parte di quel territorio è sotto il controllo di un Califfato. Per rimediare agli errori oggi servono scelte coraggiose: si cambi subito il compito affidato alla missione Triton nel Mediterraneo e le nostre navi entrino nelle acque territoriali libiche per fermare le partenze invece di traghettare clandestini verso l’ Italia. E se, come credo, ciò non dovesse bastare, allora l’ Italia e l’ Europa si facciano promotrici di una coalizione di volenterosi pronta ad intervenire anche con truppe di terra per rendere inservibili i navigli idonei al trasporto di migranti».

Per sconfiggere il califfato servirebbe, a suo giudizio, un intervento di terra?

«Si. L’Occidente deve dare un segnale chiaro. La timidezza, la paura con cui negli ultimi anni abbiamo difeso i nostri valori e, aggiungo, la nostra sicurezza, hanno convinto gli estremisti islamici che il nostro è un mondo debole e conquistabile. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha consentito addirittura la nascita di uno stato che propugna la conversione universale all’ Islam attraverso la violenza. L’ Occidente deve reagire con determinazione e, se serve, tutti gli Stati devono essere pronti a dare il proprio contributo, anche con truppe di terra. Intanto si fermi subito il ritiro delle forze dall’ Afghanistan e l’ Europa, per una volta, non lasci l’ iniziativa agli Stati Uniti, che oggi appaiono poco determinati, ma prenda l’ iniziativa per un intervento deciso contro Al Baghdadi e il suo Califfato».

L’ Italia dovrebbe partecipare con proprie truppe?

«Certo. Chi governa deve saper prendere decisioni difficili e coraggiose. Quando eravamo al governo non abbiamo esitato, perché, oggi più che mai, esitare può significare condannare a morte il nostro modello di civiltà».

Che cosa dovrebbe fare l’ Europa per contrastare il terrorismo islamico?

«La manifestazione di Parigi ha certamente un significato importante, ma non dobbiamo rischiare che si trasformi in una melassa buonista che mescoli le responsabilità e inibisca le scelte. La foto di gruppo dei leader alla testa del corteo deve trasformarsi in un momento di decisione: si escludano subito dal Patto di Stabilità le spese per la sicurezza, si avvii immediatamente la costruzione di una forza di reazione militare comune dell’ Unione, e si ribadisca con forza che il nostro continente non è disposto a negoziare in alcun modo con chi minaccia i valori fondanti della nostra civiltà. Chi vuole vivere tra di noi deve accettare senza riserve le nostre regole. E le deve accettare tutte».

In Francia Le Pen, in Italia Salvini. Per lei fomentano l’ odio o danno voce a chi chiede la chiusura delle frontiere?

«La signora Le Pen e Salvini danno voce alla paura della gente. Una paura più che legittima. Ritengo che il ruolo della politica sia quello di dare risposte efficaci. Su questo verranno giudicati i governi europei. Se non sapranno reagire con la dovuta fermezza saranno loro a non fare il proprio dovere e a consegnare l’ Europa ai diversi estremismi».

Le tensioni dell’ Europa con la Russia possono indebolire il fronte contro il radicalismo e il terrorismo islamico?

«La Russia è un nostro naturale alleato contro l’ integralismo islamico e la sua minaccia terroristica. È stato un grave errore permettere che le tensioni esistenti distruggessero quel clima di collaborazione nato dopo l’ accordo di Pratica di Mare, quando, grazie alla nostra politica estera, la Russia divenne un alleato strategico della Nato e un membro del G8. Oggi sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda. La Federazione Russa è un nostro partner nella guerra al terrore, quel terrore che ha colpito più volte e dolorosamente anche quella nazione. In questi mesi mi sono sempre adoperato, grazie al legame di stima e amicizia che mi lega al Presidente Putin, di mantenere aperto un canale di dialogo con il Governo di Mosca. Mi auguro che i tragici fatti di Parigi possano indurre tutti ad una riflessione su chi siano davvero i nostri veri e mortali nemici».

Le sanzioni contro Mosca hanno ancora un senso?

«Quelle sanzioni non hanno mai avuto senso. Sono inutili, se non addirittura dannose sul piano della politica estera e deleterie per la nostra economia. Mi auguro che il governo italiano si faccia promotore di un cambio di linea dell’ Europa che induca ad una riflessione anche l’ alleato americano. L’ Occidente, oggi più che mai, ha il dovere il reagire unito a questo nuovo 11 settembre».

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Immagine di copertina
IN QUESTO NUMERO :1986 – A NAPOLI IL DIBATTITO
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[ “AZ.” ] TRATTO DA << LA CONTEA >> ( MENSILE DI POLITICA E DI CULTURA / N.15 -16, MARZO  – APRILE 1986 )

 1*PROFEZIE ?
1986
EDITORIALE
FUORI DAGLI SCHEMI CLASSISTI 
PER UNA RIFORMA DELL’IMPRESA 
USCIRE DALLA LOGICA CAPITALISTA DI GESTIONE DELLE RELAZIONI TRA LE PARTI SOCIALI SIGNIFICA PUNTARE NON ALLA RIFORMA DEL SALARIO MA A QUELLO DELL’IMPRESA.

Si va accentuando, in particolare nell’ area delle << organizzazioni di classe >> una rinnovata polemica sulle modalità di elaborazione del negoziato sociale.

La consultazione referendaria dello scorso anno , per il cosiddetto << taglio >> dei quattro punti di contingenza, aveva determinato l’apparente inversione di tendenza del Pci che coincideva con l’imprevisto annuncio della Confindustria sulla << disdetta >> della scala mobile. Il tentativo referendario, accompagnato dal << tempismo >> confindustriale nell’unilaterale denuncia dell’accordo vigente ( allora ) in materia di scalamobile, metteva praticamente a nudo le carenze delle potestà legislative dei governi e, segnatamente, di quello a guida socialista che puntava a correggere la dinamica delle << parti sociali >>.
Seguendo, poi, l’ << accordo Gaspari >> ed i recenti provvedimenti in materia di scala mobile che, di fatto, vogliono estendere al settore privato la cosiddetta << contingenza ridotta >> si nota, infatti, il tentativo del governo di intervenire sulla questione irrisolta delle << relazioni industriali >>.
I rappresentanti degli industriali, dal loro punto di vista, riprendono il tema della << neutralità >>  dello Stato e rivendicano l’obiettivo di una << trattativa globale >>; i punti nodali restano: il rispetto dei tetti inflattivi prefissati, la non << dilatazione >> del costo del lavoro, in subordine un nuovo meccanismo di indicizzazione minima e differenziata del salario.
Vi sarebbe, perciò, l’interesse concreto dei sindacati a trattare e l’intervento del governo consisterebbe, quindi, nel garantire soltanto gli sgravi fiscali ed il controllo sulle compatibilità degli accordi con la legge finanziaria.
Tuttavia si può rilevare che la situazione è tuttora confusa sia per l’assenza di una << uniforme >> posizione dei sindacati dei lavoratori e sia per oggettive difficoltà ad attribuirsi la responsabilità storica della continuazione di una << politica del contenimento >> che poggi esclusivamente sulla << riforma del salario >>.
La ventata restauratrice, perciò, cerca alleanze per una <<nuova economia>> che imponga, appunto, la ristrutturazione del salario secondo esigenze di moderazione dei costi interni e dell’asserita necessità di mantenerne la consistenza al livello di crescita della produttività : costi nominali e reali ( del lavoro ) dovrebbero, infatti, rendersi compatibili con le << leggi >> dello sviluppo economico.
Tale tendenza, indipendentemente dalle buone intenzioni di qualche raro settore già fautore del << No >>, è destinata a sostituirsi alla stessa ( vagheggiata ) << politica dei redditi >> per il fatto che non si parla di una nuova fase dello sviluppo ma dell’esigenza, intanto, di preservare il profitto nella transizione definita della << impossibilità della crescita economica >>. Posizione emergente che non è nuova, che non avvia nessun processo di revisione dell’economia dell’impresa e che, facendo perno sul tema di obbligo del << salario variabile-dipendente >> , non consente neppure la << finalizzazione dei sacrifici >>.
Esiste, quindi, la tentazione al rinvio di ogni ipotesi di cambiamento strutturale e alle fasi precedenti della massima occupazione, redistribuzione del reddito, garantismo sociale, non subentrerà – come in effetti non subentra – la fase della revisione del salario quale categoria economica e giuridica dell’ordinamento capitalistico, bensì la politica della continuazione ordinaria che vuole incidere nelle sole componenti del salario stesso.
Non v’è dubbio che un piano di conservazione << classista >> esista.
Esso trae forza dalla considerazione dell’esistenza di una << nuova inflazione >> ( l’inflazione da costi nella sua configurazione di inflazioni da salari ) ed è per questo che del salario, nelle ( sole ) sue diverse stratificazioni distinte dalla paga-base, si fa materia di trattativa.
Tale << linea di campo >> , come cristallizzazione del << dualismo classista >>, considera che al fallimento delle previsioni marxiane sulla crisi defintiva della produzione ( nella economia di mercato ) possa, ora, subentrare la possibilità che si pervenga alla stabilità dell’attuale sistema economico e ciò, nell’ambito dell’ipotesi che alla << classe >>, appunto, assegna il compito di gestire gli opportuni << correttivi >>. Vale a dire che, immutati il disegno ( la obsolewta struttura << classista >> dell’impresa ) e la situazione ( la << condizione salariale >> dei lavoratori) ed il rapporto ( imprenditore-lavoratore ), il << coste del lavoro >> – insomma il << salario >> – resta il solo modo di assegnare al << lavoro >> una quota-parte del reddito prodotto.
Mi pare onesto, invece, che si sollevi il problema del << costo >> del lavoro tenendo conto che al lavoratore, nell’attuale << sistema >> come in << altri >>, prefigurati e idealizzati nella visione statalista, non si concede nessun e alcun titolo giuridico nè a determinare la gestione dell’impresa e nè a fissare la distribuzione del redddito prodotto:
Che la struttura capitalistica dell’impresa non risolva il problema economico è un fatto assodato.
Occorre semmai imboccare la strada della riforma dell’impresa e non della riforma del salario in quanto salario; ciò che necessita è un nuovo modello di << economia sociale di mercato >> ove l’impresa ( privata ma << socializzata >> ) sia l’impresa che veda proprietari tutti coloro che nella stessa, impegnano la propria opera. Un progetto, così finalizzato, con opportuni esperimenti di associazione dei lavoratori al capitale della società, non modifica la filosofia dell’impresa ( il << profitto >> ) ma la filosofia del << sistema >> e, quindi, la stessa struttura << classista >> della società.
Ed è per questo che, affrontando il problema del << modello economico >> e fatti salvi gli interventi diretti dello Stato per la gestione di imprese pubbliche ( tali per << dimensione >> e << natura >>), non si può rinunciare alla prospettiva del superamento del regime ( << classista >>) attuale.
Anche operando, al contingente, sul terreno classista e per rimedi classisti, non si rinuncia mai alle << prospettive >>.
 
[ Testo dibattuto nel corso del seminario di studi  indetto dal del Msi-Dn  – pubblicato anche sul foglio sezionale Il << Notiziario >> , Intervento di Arturo Stenio Vuono – Segretario Politico della Sezione Territ.le Msi.Dn di Arenella “Aurelio Padovani” a Napoli  – Tavola rotonda : due relatori Pietro Golia e Antonio Cantalamessa – sul tema : << Partecipazione in economia – La Terza Via ? >> – Comunicazioni : Bifani, Candilio, Chiantera, Cosentino, De Leo, Guzzo, Lo Russo, Maffettone, Iovine, Cafaro, Carrino, Bartoli e Simonelli.]
*PROFEZIE ? ( dibattito : venerdì, 27 giugno 1986 – ore 19:00 )
TRASCORSO CIRCA UN TRENTENNIO – GIA’ DIBATTITO APERTO A NAPOLI –
[ PUO’, FORSE, FARE COMPRENDERE LE RAGIONI, ALLA RADICE,  DEL PERCHE’ DELL’ATTUALE IMPOSSIBILITA’ D’UNA RISPOSTA ADEGUATA AL PROGETTO DISGREGATORE DELLA PRODITORIA E  INDOTTA << GRANDE CRISI >>.  IL PRIVILEGIARE, IN ITALIA, LA COSTITUZIONE DI UN “FRONTE DEL LAVORO” ( PRODUTTORI – PRESTATORI D’OPERA / UNITI, ETC.), SINO A QUANDO SI POTEVA, AVREBBE MESSO IN SICUREZZA, PER IL FUTURO, TUTTO L’APPARATO PRODUTTIVO CHE, OGGI, APPARE IN COMA… ]
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ULTIMA NOSTRA E.MAIL – ANTEPRIMA DI WEB ( SERVIZIO TRA BREVE IN RETE )
... 2000 morti in Nigeria trucidati e lasciati per strada...
Figli senza matita di un Dio minore.
Je suis Jésus
 [ DA “AZIMUT – ARCHIVIO ONLINE : IL POST DEL PRESIDENTE – PER LEGGERE TUTTO VEDI OLTRE ]
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VASSALLI POTENTINI D’EUROPA IN PIAZZA PARIGI VAL BENE ALTRO 11 SETTEMBRE CUI PRODEST ? MA PER STRAGI CRISTIANI ZERO FOLLE CON IL  Je suis Jésus
 [ “AZ.-NEWS”-12 GENN.’15 ]
 
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S E N Z A   R I S P O S T E...UNA VERGOGNA SE SI PENSA ALLA GENERALE MOBILITAZIONE PER LA FRANCIA…DUNQUE CI SONO MORTI DI SERIE B ?
 
ARCHIVIO – AGOSTO 2014
  • AI NOSTRI LETTORI E VISITATORI – AI NOSTRI CONTATTI – IL NOSTRO PUNTO DI VISTA
  • ( L’EDITORIALE – VEDI : SOTTO )

[ “AZIMUT” – IL POST DEL PRESIDENTE – VERSIONE D’INVIO ALLA STAMPA QUOTIDIANA ]
L’INTERVENTO

CRISTIANI, IL MARTIRIO E L’OLOCAUSTO DEI MANSUETI

di Arturo Stenio Vuono *

Solo di recente, per i centomila e più ch’erano in fuga dall’Iraq verso il Kurdistan autonomo, sotto attacco jihadista, denunciato dal patriarca caldeo di Babilonia, è riemersa la tragedia di fedeli e religiosi cristiani che si va consumando da tempo, in tutto il mondo, e che Papa Francesco ha più volte richiamato alla coscienza di tutta la  comunità internazionale.Gli integralisti islamici tolgono le croci dalle chiese e bruciano gli antichi manoscritti, conducono le donne cristiane velate in nero e in catene per venderle all’asta; l’ottanta per cento delle stragi di religione sono di cristiani e si stima in settanta milioni il numero dei soppressi di ogni fede  e di martiri cristiani, vittime di questa folle carneficina, di cui più della metà s’è già consumata nel ventesimo secolo, cosicchè la fede in Cristo è la più perseguitata. Il riluttante Mr.Obama, con tante responsabilità ascrivibili alla politica Usa nel recente come nel passato,sensibile a ben altri interessi, perciò  interventore seppure tardivo, tanto per salvarsi la faccia, sembra che si sia accorto dell’ultimo tentativo di genocidio e, alfine, sono piovuti bombe sui massacratori e aiuti in viveri sui profughi in marcia forzata verso i curdi. Nulla di più. L’offensiva contro i credenti cristiani, una mattanza spesso e volentieri oscurata e ignorata, si manifestò e si manifesta  dall’Egitto, non più a guida di Mubarak,  dell’attacco suicida alla Chiesa copta di Alessandria, alla Turchia dove non sono mancati casi di omicidi di religiosi e a Cipro con chiese sconsacrate e saccheggiate; dalla Nigeria con azioni terroristiche , rapimenti e uccisioni di fedeli; al Pakistan della blasfemia con imprigionamenti e condanne a morte; dalla Corea del Nord con zone cristiane totalmente spopolate per uccisioni indiscriminate e alla Cina con l’abbattimento di chiese e croci , ufficialmente non in sintonia con i piani urbanistici; alla Siria con tutte le comunità cristiane a rischio, di certo non ad opera di Assad, e alla Libia, senza più Gheddafi, con gli esodi di massa; in Sudan con processi e condanne, e potremmo continuare. Ora cruenta in Iraq che non è più di Saddam Hussein. L’Islam che predica la convivenza con il cristianesimo e l’ebraismo, dove sta e cosa fa ?  Il sorgere di califfati, anche per via degli scontri tra le diverse fazioni islamiche, e le nuove persecuzioni dell’Isil, non si limitano solo a colpire i cristiani e si allargano nell’agire contro tutte le altre minoranze che non condividono questa rinnovata e brutale serie di uccisioni di massa. Pure gran parte della catastrofe umanitaria dei migranti, che cercano scampo nel mediterraneo, è il risultato di questa generale offensiva dell’integralismo islamico che, per certi versi, supera di  molto finanche il risultato delle devastazioni di guerre che, a suo tempo, condusse il feroce Saladino ma che non si accaniva sui vinti, con  ebrei lasciati vivere nelle loro terre e il consentito culto nelle chiese cristiane. Oggi su croci improvvisate, ad esempio ed avvertimento, vengono appesi i cristiani, e non solo, con sgozzamenti a colpi di scimitarra che vengono filmati e ampiamente pubblicizzati nei minimi e crudeli particolari. Quello dei cristiani è, in termini assoluti, il più grande e drammatico martirio di massa di tutti i tempi ed è un vero e proprio olocausto dei mansueti. Una vergogna che l’intero occidente non può più continuare soltanto a guardare e a stigmatizzare con semplici petizioni di principio; e con l’ignavia di tollerarla ulteriormente.Con buona pace di tutti gli apprendisti stregoni che hanno peraltro tifato per le cosiddette primavere arabe e con buona pace dell’ineffabile  pacifismo, ad ogni costo, quello  di panciafichisti in servizio continuo e permanente effettivo. Cosa s’intende fare, nel concreto, per fermare la barbarie ? Lo chiediamo, chiaro e tondo, a coloro cui compete ogni risposta in merito.  Ad iniziare dai soloni dell’Ue, che tutti si diano dunque una mossa.

* presidente Associazione Culturalsociale “Azimut” – Napoli

—-Messaggio originale—- Da: o.g.- Data: 12/08/2014 9.37
A: “massimovuono@libero.it”<massimovuono@libero.it
Ogg: Re: ( DA VUONO ) L’INTERVENTO

Bell’ntervento, precipitano nell’orrore i luoghi ove il cristianesimo ha proselitato e messo le radici e non a caso ,appare come un disegno preciso minuziosamente architettato anche dal punto di vista simbolico, dura da qualche secolo a ora ha un’impennata e purtroppo chi dovrebbe e potrebbe intervenire appare invece dirigere l’orchestra, il prossimo passo interesserà Roma?
( . . . ) Saluti. Giancarlo
Il Domenica 10 Agosto 2014 11:55, “massimovuono@libero.it” <massimovuono@libero.it> ha scritto

L’INTERVENTO
CRISTIANI, IL MARTIRIO E L’OLOCAUSTO DEI MANSUETI

di Arturo Stenio Vuono *
( . . . ) *presidente Associazione Culturalsociale “Azimut” – Napoli

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ARTURO STENIO VUONO – presidente di “Azimut” Arturo Stenio Vuono
[ << ATTACCO ALLA FRANCIA >> – ABBIAMO PUBBLICATO TUTTE LE VERSIONI UFFICIALI – I DIVERSI PUNTI DI VISTA CHE CI SONO PERVENUTI – NOI ABBIAMO DETTO ICASTICAMENTE LA NOSTRA – E SEMBRA GIUSTO ( CHE SI CONDIVIDA O MENO ) FARE CONOSCERE LE VERSIONI ALTERMATIVE ( NEL PIENO, COMPLETO E VERO PLURALISMO ) – VEDI : SOTTO ]
E A PROPOSITO – TRATTO DA STAMPA LIBERA
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Charlie Hedbo: non abbiamo imparato nulla?
Medici Alberto | 09-01-2015 Categoria: Guerra [Mondialismo]

Avevo deciso di non parlare dell’attentato avvenuto in Francia, a Parigi: un po’ perchè mi sembra inutile parlarne a caldo, un po’ perchè mi sembra si faccia il gioco di chi vuole creare clamore, e quindi alla fine fare il gioco di chi ha organizzato tale strage, un po’ perchè sappiamo, per esperienza, che gli attentati sono un ottimo sistema per ottenere in fretta qualcosa che sarebbe o molto lungo o addirittura impossibile, e che quindi esiste una buona probabilità che la prima versione, quella del pazzo invasato terrorista islamico, non stia in piedi.

Ad esempio Antonio Socci, che per altri versi ammiro molto, su questo fronte non lo capisco proprio. Nella sua newsletter critica il Papa perchè, qundo critica la violenza, gli assassini, gli atti terroristici, non cita mai la parola Islam. Capito? Per Socci non basta puntare il dito contro il peccato, e neanche contro il peccatore: vuole erigiere lo scontro a tutta una classe, come se tutti gli islamici fossero nemici da cui difendersi. Ci è cascato anche lui.

E non abbiamo imparato niente da tutti gli attentati che abbiamo visto? Come non ricordare il principale fra tutti, l’attentato alle torri gemelle dell’11 Settembre? Classico false flag che servì a giustficare due guerre di aggressione. Ma anche pensando agli attentati di Londra, che diedero una grossa mano a Blair che si trovava a fronteggiare una opinione pubblica ostile alla guerra. Sono ormai talmente stufo che, a parlarne, mi sembra di perdere tempo. Vi lascio perciò il video dell’amico Daniele Di Luciano che, con semplicità e pacatezza, solleva qualche legittimo dubbio sulla versione che ci è stata fornita.

Nella bellissima serie televisiva “Lie to me” il protagonista, Cal Lightman (interpetato da Tim Roth), riesce a leggere le microespressioni facciali dei suoi interlocutori grazie ad una lunga esperienza e ad una tecnica collaudata: mette sotto stress il suo opponente in modo tale che sia più difficile, nella situazione inaspettata, improvvisa, mascherare le proprie emozioni. Credo che sia così per tutti noi: sappiamo che ci prendono in giro, sappiamo che fanno i falsi attentati, sappiamo che non dobbiamo credere ad un virgola di quello che ci viene detto, ma, di fronte all’evento traumatizzante, alla conta dei morti, sembra quasi che ci dimentichiamo tutto quello che avevamo imparato.

child died twice

L’ottimo Blondet (effedieffe.com) ha osservato come un bambino sia morto due volte, a distanza di due anni: la prima volta nella tragica sparatoria della scuola elementare Sandy Hook (14 dicembre 2012), la seconda in Pakistan (ovviamente con altro nome, ma la foto è la stessa). Solo un errore delle agenzie di stampa? Fate voi. Io però sottolineo una cosa: quando abbiamo capito come gira il mondo, e come vogliono farci credere che siano avvenute le cose, smettiamo di preoccuparci.

E – credetemi �� si vive molto meglio.

2

STRAGE DI PARIGI: ATTACCO ALL’EUROPA (e Anonymous soffia sul fuoco come da copione)
Redazione | 09-01-2015 Categoria: Guerra [Mondialismo]

…segue di Pino Cabras:  CharlieHebdo – È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam

STRAGE DI PARIGI: ATTACCO ALL’EUROPA

di Gianni Lannes

Il Mossad? Assalto al grido: «Siamo di Al Qaeda!». Mancava solo che lasciassero il biglietto da visita per farsi richiamare. E’ finita l’era delle rivendicazioni con chiamate ai giornali. Prima o poi telefoneranno prima per fissare un appuntamento con le vittime. Se non ci fossero 12 morti ed altrettanti feriti, sarebbe una commedia finita male.
Come al solito hanno innescato il meccanismo classico dei due o tre piccioni con una fava: si elimina un giornale di sicura opposizione satirica, si fomenta l’islamofobia, inoltre si manda un messaggio a chi deve capire.
Ecco alcuni fatti elencati a casaccio. Recentemente il Parlamento francese (Assemblea nazionale e Senato) ha approvato a larga maggioranza, una mozione in cui chiede al Governo di riconoscere lo Stato di Palestina.
Amchai Stein sarebbe l’autore del video amatoriale che riprende i terroristi che ingaggiano uno scontro a fuoco durante la fuga subito dopo l’attentato. Amchai Stein, è anche il vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1.
Appena compiuta la strage con un poliziotto “agonizzante” a terra, invece di fuggire i cosiddetti “terroristi islamici” perdono preziosi secondi per finirlo con un Ak 47, ma come per magia senza lasciare neppure una traccia di sangue, tantomeno del proiettile sul marciapiede. Il tizio sdraiato dovrebbe essere in un lago di sangue, e la testa colpita da circa 30 centimetri di distanza dovrebbe saltare in aria a brandelli. Ma invece, niente. Forse per creare la scena perfetta (falsa) da riprendere e mostrare ai media?
Sembra confermato che questi terroristi, chiaramente professionisti della guerra e tiratori scelti, non avevano neppure pensato a procurarsi un mezzo per la fuga. Si saranno detti: “prendiamo in prestito un’auto al volo, con tutto il traffico che c’è a Parigi possiamo anche scegliere il modello, magari decapottabile”.
Insomma, esperti in azioni d’assalto, tiratori scelti e così sicuri di sè da sembrare arroganti: sicuri di avere una immunità garantita? Conoscono i nomi dei giornalisti e le abitudini della testata, tant’è che arrivano nel giorno in cui ci sono più potenziali vittime presenti nella riunione di redazione: da dove prendono le informazioni? Sono professionisti bellici, ma sono così stupidi da non avere un mezzo per una fuga rapida: troppo sicuri di avere le coperture per scappare indisturbati? Riescono a dileguarsi nel centro di Parigi con un’auto rubata, in una citta dove in media non fai neanche 20 chilometri all’ora con 4 ruote, e forse vai più veloce in bicicletta: nessuno li ha intercettati? Parlavano un perfetto francese ed erano degli esperti nel circolare a Parigi in auto. Riescono ad arrivare senza problemi al loro obiettivo con armi da guerra e passamontagna, eludendo il grande fratello globale: non male di questi tempi. Secondo le autorità di Polizia i tre assalitori sono stati identificati e uno di loro sarebbe di Reims. Ma che bravi: dopo poche ore li hanno identificati. Ma allora vuol dire che sapevano già chi erano. E allora com’è che nessuno li ha arrestati prima?
Che singolare coincidenza. I burattinai sono, come al solito, molto altolocati e ancor meglio mimetizzati nell’ombra. L’uccisione dell’economista antisistema Bernard Maris (consigliere della banca centrale francese) fa da ciliegina sulla torta per questi criminali che sfruttano la solita dabbenaggine dell’opinione pubblica. Che sia davvero lui il vero obiettivo e tutto il resto una messa in scena per far “dimenticare” la statura di questa vittima eccellente e fastidiosa? Maris era molto critico con l’austerità europea e proponeva una cancellazione di una parte del debito pubblico. Non solo, Maris in un recente documentario ha rivelato esattamente come funziona l’emissione truffaldina di denaro da parte delle banche.

Parola di Bernard Maris:

«Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come � successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa. E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Costa D’Avorio negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce».
Il 7 luglio 2014: «Non c’è ragione di pagare il petrolio in dollari”. L’AD di Total, Christophe de Margerie». Il 21 ottobre 2014: l’AD di Total Christophe de Margerie muore in incidente aereo in Russia.
Il vice direttore dell’Ufficio federale di Limoges, di 44 anni, si è tolto la vita nel suo ufficio con la sua arma di servizio (Le numéro 2 du service régional de police judiciaire de Limoges s’est donné la mort dans son bureau, dans la nuit de mercredi à jeudi, en se tirant une balle dans la tête. Il travaillait sur une mission de la police judiciaire dans le cadre de l’affaire Charlie Hebdo).

riferimenti:
https://www.youtube.com/watch?v=B6H2v4DaEyo
http://www.youreporter.it/video_Attentato_Charlie_Hebdo_il_video_in_versione_non_censurata
https://www.youtube.com/watch?v=NFg06RmRMJ4
https://www.youtube.com/watch?v=R0FzkIQQRPM
https://www.youtube.com/watch?v=LP3G6ywvulA
https://www.youtube.com/watch?v=isjRArWZVEM
http://www.youtube.com/watch?v=a1EdGGsW82c
https://www.youtube.com/watch?v=koHQ8ih3wGc
https://www.youtube.com/watch?v=RS4D-572HIQ&bpctr=1420820152

https://www.youtube.com/watch?v=QZJYIXwAfzA

http://www.lepopulaire.fr/limousin/actualite/2015/01/08/un-commissaire-de-police-de-limoges-se-suicide-dans-son-bureau_11283307.html
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=8304
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-f9483ef0-7395-4f80-b816-60a7d3ce1799.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/10/21/ceo-di-total-morto-in-incidente-aereo_64adc00b-ae59-4f98-8f14-c508221cf992.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/01/strage-di-parigi-fenomenologia-della.html

CharlieHebdo – È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam

di Pino Cabras.

La prima pagina del quotidiano Libero urla: “Questo è l’Islam!”, e anche il Giornale strilla “Strage islamica” con titolo cubitale. Una comunità variegata di un miliardo di esseri umani viene così ridotta al formato dell’orrenda strage dello Charlie Hebdo. È come se in occasione della strage compiuta il 22 luglio 2011 a Oslo da Anders Behring Breivik, che si proclamava difensore dell’Occidente giudaico-cristiano, si fosse titolato “Questo è il Cristianesimo!”, o “Strage cristiana”. Eppure, persino allora, gli stessi giornali, e anche il Corriere della Sera, osarono esordire con una fantomatica “pista islamica”. Prepariamoci dunque a un’ondata di isteria che non vorrà sentire ragioni.

La Francia è stata uno dei principali perturbatori del Mediterraneo e del Medio Oriente negli ultimi quattro anni, e per i suoi scopi bellici ha usato ogni tipo di commistione con lo jihadismo. Ricopio qui una frase usata nel 2013 da uno dei bersagli principali di Parigi, il presidente siriano Bashar Al-Assad: «Hanno forse capito che quelle guerre non hanno provocato altro che il caos e l’instabilità in Medio Oriente e in altre regioni? A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento.»

Esiste ormai una sorta di legione di avventurieri addestrati in modo moderno, proiettata su vari fronti geopolitici, in grado di essere utilizzata per scardinare interi Stati, ma con coperture e finanziamenti statali, e la prontezza per ogni tipo di ricatto sulla sicurezza nazionale di interi paesi. Gli jihadisti europei arruolati sono migliaia, una manovalanza multiuso. Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili e ricattati in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi. È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam.

La quasi totalità dei soggetti implicati in gravi atti di terrorismo di rilevanza internazionale negli ultimi 20 anni avevano da tempo il fiato sul collo degli apparati di sicurezza, delle forze speciali e dei servizi segreti, che in molti casi li foraggiavano e ne indirizzavano le traiettorie criminali. Le principali stragi, dall’11 settembre 2001statunitense al 7 luglio 2005 londinese, fino alla strage norvegese del 2011, sono avvenute in coincidenza conesercitazioni militari e ‘securitarie’ che ricalcavano esattamente gli eventi terroristici in corso. In altri casi, i sospetti sono morti in tempestivi conflitti a fuoco che li eliminavano dalla scena nei loro presunti covi.

Hanno sempre abbondato sui luoghi dei delitti le carte d’identità e infinite altre tracce ridondanti, utili per sbattere subito qualche mostro in prima pagina.

Non mi aspetto una situazione troppo diversa nemmeno stavolta. Queste sono le prime tracce da seguire.

Provo una pena infinita per le povere vittime di ieri, mi sembra una tragedia atroce. Ma non del tutto inspiegabile. Sappiamo che la satira trova una misura solo in sé stessa ed è capace di tendere fino alla rottura ogni filo che regga una contraddizione. Non si fa carico del resto, ma solo della propria libertà. Dopo la strage di via Fani nel 1978, una foto del prigioniero Aldo Moro diffusa dai brigatisti – quasi una Sindone di umana dignità – venne comunque dissacrata da una famosa copertina del settimanale satirico Il Male, che fece dire a Moro: «Scusate, abitualmente vesto Marzotto». Se la dissacrazione si estende a interi mondi religiosi, mette in tensione fili ed equilibri ancora più delicati, scoperchia contraddizioni ancora più laceranti, alza il prezzo della libertà.

Nel difendere la libertà, i satiri di Charlie Hebdo, loro malgrado, hanno inseguito fantasmi e specchi deformanti, molto più cinici e spietati dei loro specchi colorati e scurrili. Da anni sono stati usati per alimentare una islamofobia di sinistra, e a uno come Bernard-Henry Lévi (un intellettuale organico dello “Scontro di Civiltà”) non pareva vero di incoraggiarli lanciando petizioni a loro favore, in realtà arruolandoli come bersagli nella sua guerra, coincidente con la guerra dell’Impero.

Su queste pagine, già nel 2012, pubblicammo una riflessione di Paolo Bartolini proprio su Charlie Hebdo, che descriveva con precisione ed equilibrio la posta in gioco nella partita fraSatira e Potere.

Aggiungo che libertà di espressione, come tutte le libertà, funziona quando ci sono regole. Sono le regole che rendono possibile la libertà. Anche quella, fondamentale, del rispetto per gli altri.

Il fatto è che noi, in Occidente, possiamo coprirci di infamia, tra di noi. Possiamo sbertucciarci oltraggiosamente senza freni, e mettere il nostro deretano bene in vista. Ma non possiamo pretendere che la nostra sfrontatezza diventi norma per altri. Non possiamo piallare il pianeta, pretendere che tutto si misuri e si scomponga con la stessa velocità del grande acido solvente rappresentato dal nostro modello di vita. Era Rousseau, se non sbaglio, a criticare i filosofi del suo tempo: «Pensano di parlare dell’Uomo, in realtà parlano di un parigino». Cos’è cambiato nella coscienza occidentale, nel frattempo, anche a Parigi?

Nemmeno i martiri di Charlie Hebdo sono stati immuni – in vita – dall’impatto con le regole. Licenziarono in tronco una loro vecchia firma, il caricaturista Siné, per via di una sua blanda vignetta che alludeva a una conversione all’ebraismo per convenienza da parte del figlio di Sarkozy: violava il codice deontologico della rivista sul razzismo. Raffigurare invece profeti e divinità a culo nudo o mentre subivano trattamenti sessuali estremi, per tutti gli altri casi, non era razzismo. La libertà sceglieva dunque le sue strade nello Scontro di Civiltà. E in certi casi si costringeva a regole e ragionamenti di opportunità.

Occorre un passo indietro per capire meglio. Il giornale che per primo pubblicò le vignette anti-islamiche, come molti sanno, nel 2005, fu il danese Jylladen Posten, diretto dal giornalista Flemming Rose. Quel che pochi ricordano è che Rose è molto legato all’ala più islamofoba dei falchi neoconservatori americani. Sua l’intervista al superfalco Daniel Pipes nel 2004, e suo poi un libro intero di interviste alla crème della crème dei neocon, tra cui Francis Fukuyama, Bill Kristol, Richard Perle, e Bernard Lewis, intitolato Amerikanske stemmer (“Voci Americane”, NdT), nel 2006.

Charlie Hebdo, nel 2006, ripubblicò tutte le caricature e ospitò l’appello contro l’islamismo di Bernard-Henry Lévy.

Nel 2008 l’allora ministro italiano Roberto Calderoli esibì orgogliosamente in TV una maglietta con le vignette. In risposta, a Bengasi, in Libia, assaltarono il consolato italiano. Ci furono 11 morti fra i manifestanti, piccola avanguardia sfortunata del jihadismo più vincente che anni dopo rovesciò Gheddafi con l’aiuto della Francia e della NATO.

Anche chi non crede al diavolo sa che la parola deriva dal greco diabolos, “colui che divide”, “calunniatore”. A suo modo è stato un lavorio diabolico a tenere acceso tutte queste volte il casus belli, fino a rendere ogni volta più incomunicabili idee politiche e sentimenti di diverse comunità umane.

L’11 settembre 2012, ancora una volta a Bengasi, nuovi disordini hanno portato all’uccisione dell’ambasciatore americano, con il pretesto di una manifestazione contro altre immagini blasfeme. Ulteriore strage. Le torsioni della libertà di espressione si sono insomma intrecciate sanguinosamente per un decennio con le convulsioni della Guerra Infinita.

Infatti, era ed è una guerra. Con tutti gli inganni, i tradimenti, i sacrifici spietati delle guerre, capaci di vampirizzare le ingenuità di chi spendeva pezzi di battaglia giusta dentro una battaglia più grande e assassina di cui non intuiva tutti i contorni.

Daniele Luttazzi ha più volte spiegato che «la satira è un punto di vista e un po’ di memoria». Per ricordo delle tante vittime, avremo bisogno di non impoverire i punti di vista, e di avere molta memoria.

Fonte: Megachip


 Ed ecco che compare puntuale come la morte  Anonymous, l’organizzazione fiancheggiatrice di ogni evento di rottura della società che da il La alle danze dello sconto etnico alimentando odio e divisione.

Anonymous dichiara guerra ai terroristi, vendicheremo Charlie Hebdo


<p>Immagine tratta dal video di Anonymous</p>

Immagine tratta dal video di Anonymous

Articolo pubblicato il: 09/01/2015

Il gruppo di hacker di Anonymous ha diffuso un video e un post su Twitter nei quali condanna la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Il video, caricato su YouTube attraverso l’account belga di Anonymous, è definito “un messaggio per Al Qaida, lo Stato Islamico e gli altri terroristi”. Nel filmato, una persona con la maschera di Guy Fawkes e la voce travistata da un effetto elettronico è seduta ad un tavolo mentre in sovrimpressione compare l’hashtag #OpCharlieHebdo (Operazione Charlie Hebdo). La figura mascherata quindi annuncia, “terroristi, vi dichiariamo guerra” aggiungendo che Anonymous rintraccerà e chiuderà tutti gli account sui social network collegati ai gruppi terroristi per vendicare quanti sono stati uccisi nella strage.

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STRAGE DI PARIGI: INCONGRUENZE! ALLORA, CHI E′ STATO?
Redazione | 09-01-2015 Categoria: Esteri

I POPOLI ISLAMICI NON SONO TERRORISTI

Italia: bombardamento di scie chimiche NATO

Qui sotto il video realizzato “casualmente” da sopra la palazzina da vicedirettore TV israeliana Channel 1. Quando si dice coincidenza fortunata!
http://www.liveleak.com/view?i=1ec_1420640263

di Gianni Lannes

Il terrore chiama sempre altro terrore e genera intolleranza. Il terrorismo è sempre la violenza degli altri. Dopo la caduta del muro di Berlino la casella del male era vuota. Infatti, mancava nell’immaginario collettivo dello zio Sam, una nuova minaccia globale dopo l’implosione dell’Unione Sovietica.
Come da copione l’11 settembre 2001, il nuovo nemico si è materializzato nel terrorismo incarnato nell’Islam, grazie ad una mediateatralizzazione a stelle e strisce. Il cliché del male assoluto sul piano ideologico restituisce – per modo di dire – l’innocenza all’occidente.
La Convenzione Onu del 1999 recita che il terrorismo ha l’obiettivo di seminare il terrore e di colpire i civili. Allora, a rigore di logica, non è un nemico, bensì una tattica. Se il terrorismo è una tattica, il concetto stesso di guerra al terrorismo è assurdo. Se il terrorismo è violenza rivolta contro la popolazione civile per terrorizzarla, è evidente che la guerriglia quando attacca i soldati invasori non è terrorismo, ma resistenza patriottica. L’uso del doppio standard nel giudicare i terroristi può dar luogo a situazioni imbarazzanti per i governanti. Così quando Osama bin Laden combatteva i sovietici in Afghanistan abbattendo aerei di linei imbottiti di civili, era considerato dalla White House un combattente per la libertà.
Una divisa militare può far miracoli: basta indossarla per essere immuni da ogni accusa di terrorismo. Prendete il caso lampante, evidente e palese della guerra ambientale in atto alla voce irrorazione NATO di scie chimiche sui centri dell’Europa. Infatti, qualsiasi azione attribuibile ad apparati militari di uno Stato, anche la più distruttiva e sanguinaria non è considerata terroristica. Così le torture dei buoni sono al massimo abuso, se scoperte, ovviamente, ma la resistenza che si oppone agli eserciti del bene è senza dubbio terrorismo. Pubblicato da Gianni Lannes a 15:550 commentiInvia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su PinterestLink a questo post Etichette: A FUTURA MEMORIA

SPECCHIETTI PER LE ALLODOLE!

di Mario Ricci

Un lettore ha scritto che gli specchietti della Citroen C 3 sono chiari per via del riflesso di luce. Invece, sono in commercio modelli di questa vettura con specchietti chiari. Oltretutto nel fotogramma si intravede un altro auto e lo specchietto retrovisore destro è scuro.

catalogo Citroen

https://www.google.it/search?q=citroen+c+3+vitamin&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=GqqvVNqyC8aqU7uagZgJ&ved=0CCwQsAQ&biw=1429&bih=966&dpr=0.9

dettagli

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/01/strage-di-parigi-terroristi-islamici-o.html

analisi
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/01/strage-di-parigi-incongruenze-allora.html Pubblicato da Gianni Lannes a 12:070 commentiInvia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

STRAGE DI PARIGI: TERRORISTI ISLAMICI O DELLA CIA?

nessuna traccia di sangue sul marciapiede!

di Gianni Lannes

Una messa in scena imperfetta. Di reale ci sono purtroppo dodici persone assassinate. Niente altro. Tutto il resto è finzione. Ma architettata e messa in onda da chi? E perché? Stragisti che a bordo di un’utilitaria, intenzionati a compiere un bagno di sangue si recano sul luogo del misfatto, sbagliano numero civico, perdono scarpe, guanti ma soprattutto si portano dietro i documenti di identità e li dimenticano in macchina. Che storia è mai questa?
Ho esaminato alcuni video. Qualcuno mi spiega come un colpo di AK47 sparato a meno di 1 metro di distanza non faccia saltare la testa dell’agente? Non c’è nessun rinculo dell’arma e nessuna goccia di sangue. Ma se vieni colpito al capo il sangue sgorga come una fontana, e invece niente. Ecco cosa fa un AK47 da una distanza di tre metri.

https://www.youtube.com/watch?v=YLB36UxWD0M
Come si fa a dire che la sparatoria è vera? Il tizio dal balcone cosa ci faceva li a filmare, mentre due sotto sparano con un kalashnikov? Chi di voi avrebbe avuto il coraggio di filmare? Nessuno.

Allora, chiedetevi come cadono due torri oltre 80 piani nella stessa maniera (implosione), chiedetevi dove sono i pezzi di aereo caduto sul Pentagono (11 settembre), chiedetevi perchè le forze armate United States of America piombano in Iraq a massacrare un milione di civili (dove c’è tanto petrolio) e non vanno in nazioni dove ci sono violenze e dittature, ma non l’oro nero.

riferimenti:

https://www.youtube.com/watch?v=-quMJkIrAdM
https://www.youtube.com/watch?v=U_K3gzFzcfk
https://www.youtube.com/watch?v=t-QhPUWFZNw
https://www.youtube.com/watch?v=zUWUaxd-190&bpctr=1420797885
https://www.youtube.com/watch?v=zJXr3Lw52zghttps://www.youtube.com/watch?v=fnFHwWAJOM4

https://www.youtube.com/watch?v=aSuAPjw2Jgw

https://www.youtube.com/watch?v=l-K_nftM-ns&bpctr=1420796466

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/01/strage-di-parigi-incongruenze-allora.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/01/strage-di-parigi-fenomenologia-della.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=eurogendfor

Pubblicato da Gianni Lannes a 11:043 commentiInvia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su PinterestLink a questo post Etichette: A FUTURA MEMORIA

STRAGE DI PARIGI: INCONGRUENZE! ALLORA, CHI E’ STATO?

Parigi: l’auto dei terroristiripresa da una telecamera

di Gianni Lannes

In una parola: mediateatralizzazione. Attacco a un simbolo: orrore e colpevole già pronto. E’ un colpo all’Europa che ha annientato dodici vite, per terrorizzarne centinaia di milioni. Vittime perfette: colpire un giornale libero per “educarne” cento. In questa tragica vicenda più di qualcosa non torna. Per esempio, l’auto degli stragisti. In apertura, ecco il fotogramma ripreso da una telecamera. Ma chi ha girato il video? Gli specchietti retrovisori sono di colore chiaro. Mentre nell’auto ritrovata dopo il bagno di sangue l’auto degli attentatori ha gli specchietti di colore scuro. Dunque, non è lo stesso veicolo usato per compiere questo orrore. Ergo: l’automobile adoperata per giungere a compiere l’attentato è diversa da quella ritrovata poco dopo. I dettagli fanno la differenza. Il depistaggio delle autorità è già in atto. Allora, chi ha realmente realizzato questo attentato alla vita e alla libertà di espressione? Insomma, chi l’ha realmente orchestrato? Come hanno fatto ad ammazzare i due poliziotti a protezione del direttore Charbonnier?
«Parlavano perfettamente francese. Hanno rivendicato di essere di al Qaeda». Questa la testimonianza della vignettista Coco, presente all’attacco: «Ero andata a cercare mia figlia al kindergarten. Davanti alla porta del palazzo del giornale, due uomini incappucciati e armati ci hanno brutalmente minacciato. Volevano entrare, salire. Ho aperto la porta con il codice numerico. Hanno sparato su Wolinski, Cabu… È durato 5 minuti… Mi ero rifugiata sotto la scrivania… Parlavano perfettamente francese…hanno rivendicato di essere di al Qaeda».
E’ stato accertato ormai da tempo che al Qaeda è stata messa in piedi e foraggiata dalla CIA. Chi ha inventato la storiella dei terroristi islamici da dare in pasto all’opinione pubblica? Allora, chi è STATO? E a chi giova questa significativa mattanza di giornalisti e disegnatori di satira? Pr caso, Eurogendfor, ovvero la polizia militare europea sotto il controllo della NATO che ha licenza di uccidere, ne sa qualcosa? Forse, sono andate in onda le prove generali?
Un’inchiesta giornalistica è la meticolosa fatica di portare alla luce i fatti, nudi e crudi, di mostrarli nello loro forza incoercibile e nella loro durezza inimmagibile. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell’interesse della collettività.

False flag parigino: il vero obiettivo era l’economista Bernard Maris?

Siamo alle solite. I regimi occidentali intendono a tutti i costi arrivare ad un conflitto generalizzato che coinvolga Islam da una parte e “paesi democratici” dall’altra. Così confezionano l’ennesimo atto terroristico da mostrare ad una popolazione sempre più rimbambita, incapace di distinguere tra finzione cinematografica d’accatto e realtà e quindi facilmente manipolabile. Basta una sparatoria “fortuitamente” ripresa da un testimone di passaggio (immagini mosse e di scarsa qualità, come al solito…) ed il gioco è fatto. Si mostra la “violenza inaudita degli integralisti islamici” e si fomenta l’odio, oltre che la paura. Tutto questo… domandatevi, a chi serve? Chi può ottenere vantaggi da queste sceneggiate che si ripetono con sempre maggiore frequenza? Il risultato? Più controllo oppressivo sui cittadini e, magari, una bella guerra contro un altro “Stato canaglia”, magari ricco di giacimenti petroliferi…

Ora si parla di 12 vittime (all’inizio il simbolico numero era 11, come “Rue 11”, Undicesimo distretto etc.) e tra queste l’economista della Banque de France Bernard Maris che, guarda caso, aveva recentemente dichiarato:

“Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come è successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa.

E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Costa D’Avorio negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce”.

Si è deciso quindi di eliminare un personaggio scomodo? E’ probabile che il reale obiettivo fosse lui e non certo i vignettisti di una rivista che ormai vendeva tante copie da contarle sulle dita di una mano. Quindi la mente non è islmanica, come si può ben comprendere! Ovvio che, però; quest’occasione ghiotta è stata sfruttata per proseguire la campagna anti-islam iniziata con il false flag dell’11 settembre 2011. Allora furono sacrificate oltre 3000 cittadini inconsapevoli ed inermi per iniziare l’invasione del medio-oriente, spacciata per “esportazione della democrazia”. E sappiamo come è finita.

Al di là delle numerosissime incongruenze di questo false flag come, ad esempio, il fatto sconcertante che i “terroristi” se ne vadano in giro con i documenti di identità addosso e che poi li lascino “sbadatamente” in auto, soffermiamoci sulle immagini inizialmente mostrate dai media di regime senza tagli e che poi, via via, sono state tagliuzzate qua e là, visto che qualche sospettuccio potevano farlo venire anche al più rincoglionito e disattento spettatore.

Parliamo del presunto omicdio dell’agente di Polizia. Nessun apparente rinculo del fucile, niente sangue (l’uomo era già stato “ferito” alla gamba per giunta!), suono e fumo che sembrano uscire da qualcosa (una pistola a penna?) in mano all’uomo a terra (è proprio la mano, non il fucile, a subire un rinculo), il fumo non allineato con la canna del fucile, la testa che si accascia comodamente in direzione opposta allo “sparo” (la versione ufficiale è che il colpo è stato dato alla testa), etc.

Il video in versione MP4 è scaricabile da qui.

Inoltre osservate come il figurante a terra si gira agilmente su se stesso per ben tre volte in attesa del finto terrorista. Inizialmente si volta dal lato dei finti terroristi, per verificare quando uno di loro arriva a dargli il “colpo di grazia”. Quando verifica che stanno arrivando, si gira di spalle e prepara la piccola pistola che ha in mano (si noti la fiammata e quindi il fumo provenire dalla mano sinistra). Tracce di sangue di una precedente ferita sul selciato? Zero. Testa fracassata a seguito del colpo devastante del fucile mitragliatore AK47? Zero. In tutta evidenza il figurante spara verso il selciato, coordinato con l’arrivo del finto terrorista che finge di finirlo. Risultato: sceneggiata ad uso e consumo dei media di regime che, in collaborazione con i servizi, confezionano un false flag addirittura peggiore di quello confezionato davanti Palazzo Chigi dal Governo Letta nel 2012.

Singolare è il fatto che anche in quest’ennesima sceneggiata una diretta televisiva mira a ripetere il successo della diretta dell’11 settembre 2001, ove non importa se vi siano dei morti. L’importante è terrorizzare.

Intanto la “realtà” disegnata dai media ufficiali è sempre quella che fa più comodo agli artefici di quest’ultima tragica farsa, mentre la verità è occultata con l’eliminazione dei video scomodi, in barba a quella che sarebbe una battaglia per il diritto d’opinione, minacciato dalla violenza di terroristi islamici in libera uscita per le strade di Parigi.

Questa storia funziona come per la questione delle “scie chimiche”. Infatti i giornalisti non sono “idioti che non capiscono”, ma collaborazionisti che recitano la loro parte.

SEGUONO ALTRI QUATTRO

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Attentato di Parigi: un′ipotesi molto inquietante
Redazione | 08-01-2015 Categoria: Guerra [Mondialismo]

Attentato di Parigi: inside job del Mossad

Aanirfan

Niente attentati. Aspettate ... entro la fine di gennaio, per fare gli auguri.

Niente attentati in Francia. Aspettate!… c’è tutto gennaio per fare gli auguri.

Indicazioni che l’attacco di Parigi sia un’operazione interna che coinvolge Mossad e servizi di sicurezza francesi:
1. CBC News ha riferito che i giornalisti di Charlie Hebdo si riuniscono nella sede di Parigi una sola volta alla settimana. “Un giornalista di Charlie Hebdo ha detto al quotidiano francese Le Monde che gli aggressori sapevano che la riunione di redazione era in corso, altrimenti ci sarebbero state poche persone”. Chi avrebbe informato i tiratori sulla riunione quel giorno?

B6vwp9QCQAA_8_02. Vi erano stati dei poliziotti negli uffici di Charlie Hebdo PRIMA dell’attacco. “Due agenti erano stati assegnati a protezione dell’editore e fumettista Stephane Charbonnier negli ultimi anni, scesero dal piano superiore intercettando gli uomini armati“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Come è possibile che la polizia appaia così inefficace? Un giornalista di Charlie Hebdo lascia entrare gli uomini armati negli uffici assai protetti.

B6viYn6IYAAul733. C’erano poliziotti armati nelle vicinanze e nel centro di Parigi. “All’esterno dell’edificio, mentre gli attentatori cercavano di fuggire sul loro furgone Citroën, tre agenti di pattuglia della polizia li intercettavano. Due sospetti scesero dal furgone… Un agente… corse verso i sospetti, ma fu ferito da loro. E’ stato ucciso un colpo alla testa mentre giaceva sul marciapiede.” Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

4. “Dopo aver ucciso l’agente, gli attentatori salgono sulla loro auto, gridando, ‘Abbiamo vendicato il profeta Maometto,’ secondo la fonte“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Lo scopo di tale fonte sembra sia etichettare gli attentatori come musulmani, piuttosto che agenti del Mossad e del governo francese.

B6vsEcpCEAEL-ll5. Il Mossad e i servizi di sicurezza francesi sembrano aver stampato in anticipo le foto segnaletiche? Sasha Reingewirtz, 28.enne presidente dell’Unione degli studenti ebrei ha detto che degli assassini: “Vogliono spaventare i cittadini francesi“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sulla scena e ha postato le foto della sparatoria. Lo scopo dell’operazione Gladio di CIA-Mossad-NATO è spaventare i cittadini della Francia e dell’Europa.l-appel-a-temoin-diffuse-par-la-prefecture-de-police-de-paris-le-11335337jddcs_17136. Nell’attacco sotto falsa bandiera, i presunti terroristi avrebbero abbandonato carte d’identità e passaporti.

104024577. Negli attacchi false flag, le autorità spesso forniscono prove contrastanti. “Due alti funzionari antiterrorismo degli Stati Uniti hanno detto a NBC News che uno dei sospetti dell’attacco era stato ucciso e altri due erano agli arresti“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese
I “capri espiatori” erano probabilmente in custodia prima dell’attentato.

I due sospetti in Siria

I due sospetti in Siria

Qual è lo scopo dell’attentato agli uffici del settimanale satirico Charlie Hebdo da parte di agenti del Mossad? Charlie Hebdo ha ridicolizzato l’agente del Mossad Abu Baqr al-Baghdadi (Simon Elliot). Il Mossad si vendicherebbe per: I deputati francesi che hanno votato a favore dello Stato palestinese. La Francia vota contro Israele alle Nazioni Unite.
L’obiettivo dell’attentato è avere l’opinione pubblica favorevole ad Israele.

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I tiri al poliziotto sono totalmente falsi? Dodici persone, 10 giornalisti e due poliziotti, sono state uccise. Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sul posto ed ha postato le foto della sparatoria. “Due uomini incappucciati sono entrati nell’edificio con i kalashnikov. Pochi minuti dopo abbiamo sentito molti“, ha detto un testimone alla rete televisiva locale iTele, aggiungendo che gli uomini furono poi visti fuggire dall’edificio. Gli aggressori parlavano un francese perfetto e sosterrebbero la milizia della CIA chiamata al-Qaida.
Il caporedattore di Charlie Hebdo, Gerard Biard, è sfuggito all’attentato perché era a Londra.
Sul Telegraph David Blair scrive che gli attentatori di Parigi hanno mostrato capacità militari avanzate: “Gli armati che hanno ucciso 12 persone negli uffici della rivista Charlie Hebdo a Parigi, hanno agito con una competenza e calma, caratteristiche di un addestramento militare avanzato“.
Le autorità francesi hanno indicato dei “capri espiatori” in Said Kouachi e Cherif Kouachi e Hamyd Mourad.
I palestinesi aderiranno al TPI il 1° aprile, dice il capo delle Nazioni Unite.

Il primo ministro israeliano Netanyahu stringe la mano a un  terrorista di al-Qaida ferito in Siria e ricoverato in Israele. Molte scimmie fallacio-salviniane urlano contro il gombloddo del Mossad, ignorando che da 4 anni, Israele supporta militarmente il terrorismo taqfirita contro la Siria.

Il primo ministro israeliano Netanyahu stringe la mano a un terrorista di al-Qaida ferito in Siria e ricoverato in Israele. Molte scimmie fallacio-salviniane urlano contro il ‘gombloddismo’ sul Mossad, ignorando che da 4 anni Israele supporta militarmente il terrorismo taqfirita contro la Siria.

Filmato in cui compaiono Said Kouachi e Cherif Kouachi

E' un atto di incredibile barabarie...

E’ un atto di incredibile barbarie… Non è quello che dici quando li spedisci da me.

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CONDIVISIONI

Ora Bernard Maris la raccontava dal punto di vista del banchiere francese della Banca centrale francese che apparentemente può ottenere tutte le banconote che vuole, seguendo la domanda dei clienti e non solo quelle banconote fissate dalla BCE…se ho capito bene le parole di Bernard Maris…
Altra domanda sorge spontanea: se crea moneta dal nulla allora come mai le banche italiane non prestano NIENTE, e chiedono il rientro dai fidi delle aziende, facendole fallire?
Quindi è un piano di banche/multinazionali per fare fallire le NOSTRE aziende laddove in altri paesi famiglie e imprese vivono perpetuamente con fidi e prestiti delle banche… “Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come è successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa. E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo di Salazar. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Cote d’Ivoire negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce”

BERNARD MARIS ASSASSINATO OGGI A PARIGI, economista e consigliere della Banque de France, economista, docente a Paris VIII

Bernard Maris, uno degli economisti più noti in Francia, reporter su France Inter e membro del consiglio generale della banque de France ha rivelato tutto in un documentario recente sul “Debito” prodotto da Nicolas Ubelmann e Sophie Mitriani. Quando gli fai la domanda “Da dove viene il denaro prestato dalle banche?” la sua risposta stupefacente:

Le banche lo fabbricano esse stesse con l’autorizzazione della banca centrale. Ad esempio, compri un immobile che vale 500000. Ebbene la banca produrrà 500000 euro dal nulla. Dirai che non fabbrica 500000 in banconote. Si, fabbrica 500000 banconote che possono prestarti. Solo che è una scrittura contabile, perché contano sul fatto che non andrai mai a prendere 500000 euro in banconote per comprare l’immobile, lo paghi con un assegno. Ma è la stessa cosa. Se lo volessi pagare in banconote, ti darebbe 500 mila in banconote che andrebbe a prendere alla Banca centrale dicendo, ecco ho un credito nei confronti di Untale, che vale 500 mila euro, che cosa mi date in cabio? E la Banca centrale dice, vi do 500 mila euro in banconote. Solo che visto che le banconote non sono mai richieste, circolano nella forma di scrittura. Ma bisogna capirlo. Quando lo si è capito, si è capito tutto della moneta. E cioè che la banca fabbrica dal nulla i soldi. E’ il mestiere del banchiere. La banca crea dal nulla i soldi. E’ molto difficile da capire”.

Fonte: InformarePerResistere

– See more at: http://www.losai.eu/ucciso-leconomista-della-banque-de-france-nellattentato-parigi-che-aveva-rivelato-lorigine-della-moneta/#sthash.Xv3FIAZg.dpuf

Ucciso l’economista della Banque de France nell’attentato a Parigi,  aveva rivelato l’origine della moneta

Ucciso l’economista della Banque de France nell’attentato a Parigi che aveva rivelato l’origine della moneta
gennaio 08

– di Nicoletta Forcheri –

Ora Bernard Maris la raccontava dal punto di vista del banchiere francese della Banca centrale francese che apparentemente può ottenere tutte le banconote che vuole, seguendo la domanda dei clienti e non solo quelle banconote fissate dalla BCE…se ho capito bene le parole di Bernard Maris…
Altra domanda sorge spontanea: se crea moneta dal nulla allora come mai le banche italiane non prestano NIENTE, e chiedono il rientro dai fidi delle aziende, facendole fallire?
Quindi è un piano di banche/multinazionali per fare fallire le NOSTRE aziende laddove in altri paesi famiglie e imprese vivono perpetuamente con fidi e prestiti delle banche…

“Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come è successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa. E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo di Salazar. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Cote d’Ivoire negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce”
BERNARD MARIS ASSASSINATO OGGI A PARIGI, economista e consigliere della Banque de France, economista, docente a Paris VIII

Bernard Maris, uno degli economisti più noti in Francia, reporter su France Inter e membro del consiglio generale della banque de France ha rivelato tutto in un documentario recente sul “Debito” prodotto da Nicolas Ubelmann e Sophie Mitriani. Quando gli fai la domanda “Da dove viene il denaro prestato dalle banche?” la sua risposta stupefacente:

Le banche lo fabbricano esse stesse con l’autorizzazione della banca centrale. Ad esempio, compri un immobile che vale 500000. Ebbene la banca produrrà 500000 euro dal nulla. Dirai che non fabbrica 500000 in banconote. Si, fabbrica 500000 banconote che possono prestarti. Solo che è una scrittura contabile, perché contano sul fatto che non andrai mai a prendere 500000 euro in banconote per comprare l’immobile, lo paghi con un assegno. Ma è la stessa cosa. Se lo volessi pagare in banconote, ti darebbe 500 mila in banconote che andrebbe a prendere alla Banca centrale dicendo, ecco ho un credito nei confronti di Untale, che vale 500 mila euro, che cosa mi date in cabio? E la Banca centrale dice, vi do 500 mila euro in banconote. Solo che visto che le banconote non sono mai richieste, circolano nella forma di scrittura. Ma bisogna capirlo. Quando lo si è capito, si è capito tutto della moneta. E cioè che la banca fabbrica dal nulla i soldi. E’ il mestiere del banchiere. La banca crea dal nulla i soldi. E’ molto difficile da capire”.

Fonte: mercatoliberotestimonianze.blogspot.fr

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NE SUIS PAS CHARLIE! di Fulvio Grimaldi
Redazione | 08-01-2015 Categoria: Guerra [Mondialismo]

NE SUIS PAS CHARLIE! Puntini sugli i di Charlie Hebdo, delle amichette dei jhadisti rapite, di Cuba, dell’ISIS, del “quotidiano comunista”

Cento colpi di frusta, se non siete già morti dal ridere”Cari amici, da ex magistrato che si è occupato di terrorismo di ogni genere, voglio informare gli italiani che gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna, sono atti gravi ma non sono opera dei No Tav, ma atti della strategia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav e reagire alle inchieste della magistratura di Firenze e di Torino che sta indagando su gravi delitti attribuiti nelle ordinanze di custodia cautelare a funzionari ministeriali , funzionari delle stazioni appaltanti, esponenti del crimine organizzato e appaltatori. (Ferdinando Imposimato, candidato del M5S alla presidenza della Repubblica)
Io NON sono Charlie Mentre scrivo, dai media di tutto il mondo grandina il riflesso pavloviano dei pretoriani dell’imperatore per la caterva di giornalisti e poliziotti, sinergiche colonne del regime, uccisi in quello che diventerà  l’“11 settembre” di Parigi da tre pasticcioni, poi trasformati in professionisti perfettamente addestrati, ma che si sbagliano addirittura sull’indirizzo del giornale da attaccare, lo chiedono a un operaio che poi gratuitamente ammazzano. In compenso non si sono scordati della raccomandazione di firmare l’iniziativa urlando “Allah-u-Akbar”. Nei grandi atti terroristici della Cupola operano, o agenti superspecialisti alla Mossad, che non vengono mai presi (New York, Londra), o cretini infatuati e manipolati che vengono, o ammazzati nella cattura, o waterboardati e medicati fino a confessare qualsiasi cosa.

Qui solo due veloci considerazioni. L’attentato ha colpito un bersaglio perfetto per alimentare di magma vulcanico la “guerra al terrorismo”,  tirarci dentro milionate di boccaloni destri e sinistri a sostegno di guerre e “misure di sicurezza”, fornire benzina ai piromani dell’universo mediatico e politico globalizzato. Tutto nel nome di quella sacra “libertà di stampa”, simbolo della nostra superiore civiltà, rappresentata da noi da becchini della libertà di stampa come la Botteri, Pigi Battista, Calabresi, Gramellini, Mauro, Scalfari e, nel resto dell’emisfero, da presstituti solo un tantino meno rozzi di questi. Un verminaio ora rimescolato e infoiato da un evento che gli dà la possibilità di coprire la propria abiezione con nuovi spurghi di odio e menzogne.
“Charlie Hebdo”, è una rivista satirica che ha la sua ragion d’essere nell’islamofobia, cioè nella guerra imperiale al “terrorismo” e contro diversi milioni di cittadini francesi satanizzati perché con nome arabo. Accanita seminatrice di odio antislamico, beceramente razzista, un concentrato di volgarità, vuoi di solleticamenti pruriginosi (Wolinski), vuoi da ufficio propaganda dei macellai di musulmani, al servizio del suprematismo euro-atlantico-sionista e, dunque,vessillo della civiltà occidentale a tutti cara, pure alle banche.Tanto che queste la salvarono dal fallimento e le infilarono economisti di vaglia, come Bernard Maris, pure dirigente nel Consiglio Generale della Banca di Francia.  Rientra in questo ordine di cose l’entusiasmo con cui il mattinale ha accolto l’opera del sodale Michel Houellebecq, celebratissimo e ora protettissimo romanziere, il cui capolavoro, “La sottomissione”, è uscito in felice sincronismo con l’attentato. La sottomissione deprecata per tutte le centinaia di pagine è quella dell’Occidente che ha “rinunciato a difendere i suoi valori” e ha ceduto all’Islam, la più stupida delle religioni”. Non meraviglia che, su “Il Fatto Quotidiano”, il vignettista Disegni solidarizzi con i colleghi parigini e, in particolare, con il già citato amico e maestro Wolinski. Chissà perché m’è venuto in mente il giorno, al tempo del disfacimento Nato della Jugoslavia, quando collaboravo a una sua rivista, in cui Disegni mi cacciò dal giornale, spiegandomi che non poteva tollerare nel suo giornale uno che stava dalla parte dei serbi.
House Organ di sinistra, con altri (Liberation, Le Monde), dei servizi segreti franco-israeliani, è anello fintamente satirico della catena psicoterrorista che ci deve ammanettare tutti e trascinarci convinti alla guerra contro democrazia e resto del mondo. L’attentato parigino, preceduto dagli altri tre grandi episodi della campagna per il Nuovo Ordine Mondiale, Torri Gemelle-Pentagono, metrò di Londra, ferrovia di Madrid (ma noi siamo stati gli antesignani: Piazza, Fontana, Italicus, Brescia, Moro, le bombe del mafia-regime), si inserisce alla perfezione nella storia del terrorismo false flag. Minimo, o massimo, comune denominatore, un cui prodest che si risolve immancabilmente a vantaggio della vittima conclamata e a esiziale detrimento dei responsabili inventati.
L’apocalisse scatenata dal capitalismo terrorista in tutto il mondo, come di prammatica anche stavolta è stata firmata dall’urlo Allah-U-Akbar. Prova inconfutabile di chi siano i mandanti, no?A prima vista, l’operazione rientra nella campagna di destabilizzazione dell’Europa che, attraverso sfascio  economico-sociale, conflitti interetnici e misure di “sicurezza”, deve rafforzare la marcia verso Stati di polizia, politicamente ed economicamente assoggettati all’élite sovranazionale, ma controllati da proconsoli e signori incontrastati della vita dei loro sudditi.
Si possono individuare due motivazioni specifiche: una punizione USraeliana a Hollande, che non si era peritato di invocare la revoca delle sanzioni al mostro russo, inaccettabile incrinatura del blocco bellico del Nuovo Ordine Mondiale (avviso alla Merkel e ad altri devianti), con effetti a lungo termine di disgregazione sociale e conflitto inter-etnico; oppure un contributo della casta antropofaga francese, in questo caso concordato con i padrini d’oltremare, alla guerra infinita esercitata, fuori, contro le colonie recuperande (Mali, Chad, RCA, Maghreb) e, a casa, contro il cuneo sociale islamico  e l’insubordinazione di massa che compromettono le mire dei correligionari dei maestri di Tel Aviv , Hollande, Fabius, Sarkozy, Lagarde.
Pensate alle ricadute della carneficina “islamista” di Parigi, ascoltate gli ululati delle mute di sciacalli che per un bel po’ avranno modo di cibarsi di cadaveri della verità. Quante ragioni di più avranno, agli occhi dei decerebrati dai media, i trogloditi nazifascisti e razzisti che si aggirano in sparuti ma vociferanti drappelli per l’Europa, e sono tanto utili a spostare il giudizio di estrema destra, di fascismo, dalla classe dirigente a queste bande di manipolati. Quanto si attenuerà la protesta per le immonde condizioni dei migranti invasori. Quanto ne saranno rafforzati l’impeto e l’impunità degli addetti alla repressione di “corpi estranei”, come dei dissidenti autoctoni: Ilva, Tav, Tap, Trivelle, basi militari, disoccupazione, miseria, Renzi che toglie gli ultimi lacciuoli  ai grandi evasori (avete visto che chi guadagna di più potrà evadere di più) e a quelli in cui era stata costretta l’inclinazione a delinquere di Berlusconi. Sempre più degna dei suoi antichi e recenti titolari, si ergerà una civiltà partorita dai roghi e dagli squartamenti di mille Torquemada, dalle crociate da mille anni mai interrotte, dalla guerra infinita, dal dio bliblico, il più sanguinario e protervo della storia.

Bonus aggiuntivo, la distrazione di massa occidentale dalla dittatura neoliberista in progress, dal genocidio sociale euro-atlantico e dalle guerre militari ed economiche che portano avanti. La distrazione, da noi, dalle canagliate, una dopo l’altra, che ci infliggono il ciarlatano zannuto e le sue risibili ancelle.Tutto questo si ripete nei secoli della tirannia feudalcapitalista, monotonamente e anche con trasparente pressapochismo, salvaguardato, però, dalle coperture mediatiche. Coperture nelle grandi occasioni condivise con passione sfrenata dal “manifesto”: mobilitati tutti i furbi e i naives della redazione e del suo cerchio magico per ben 13 articoli fiammanti per 6 pagine, fotone e vignette, in difesa della libertà di stampa offesa. Ce ne fosse uno, tra questi pensosi guru del politically correct, che, sulla scorta di una storia clamorosa di false flag padronali, da Pearl Harbour al Golfo del Tonchino, dallo stesso 11 settembre al piano del  Pentagono (Northwoods) di far saltare per aria, sotto etichetta cubana, palazzi governativi negli Usa e abbattere un aereo di studenti statunitensi nel cielo dell’Isola, avesse osato un assolo problematico, dubbioso.
Gli autori dell’eccidio, veri professionisti che non avevano nemmeno effettuato un sopraluogo sulla scena. Che bisogno c’era? Servono così, bruti selvaggi, tanto dietro hanno chi professionista lo è davvero. Kalachnikov alla mano e passamontagna sul viso, hanno sbagliato portone e cercato indicazioni da un passante. Sono stati identificati prima ancora che si asciugasse il sangue. Nuovamente esponenti di quella comunità islamica che stoltamente si è tollerata, che deve stare bagnata con la coda tra le gambe.Tre di quei 18mila tagliagole stranieri, perlopiù europei, di cui l’Intelligence e la polizia sapevano tutto e li tenevano fissi d’occhio e di intercettazioni, ma che potevano agevolmente espatriare, addestrarsi nelle basi governate da istruttori Usa-Nato, e gestite dai subalterni giordani, turchi, qatarioti, sauditi. Per poi altrettanto agevolmente rientrare, sotto lo sguardo comprensivo dei protettori dello Stato, e dedicarsi al mercenariato imperiale domestico. Di conseguenza, si ammette, sorveglianza zero sui “potenziali terroristi”, pur celebrati dall’ossessiva vulgata del “nemico della porta accanto”.  Ora, vista la figuraccia del mancato controllo su uscite verso il Medioriente e rientro, cambiano versione: quelli lì non sono affatto stati in Siria. Invece si sono addestrati sparacchiando qua e là per Parigi, con tanto di istruttori di rango, sempre fuori da sguardi e cimici indiscreti. Figuraccia al cubo E così, dal momento in cui è iniziata la sparatoria, subito ripresa e telefonata dai giornalisti di CH con telefonino e comunicata dal furgone della polizia poi mitragliato, è passata quasi mezz’ora prima dell’arrivo di rinforzi, in una elle metropoli più sorvegliata e tecnologizzata del mondo
Chi fossero i tre, mica s’è saputo grazie al costante controllo su movimenti e discorsi scientificamente condotto dai modernissimi flic tecnologizzati francesi. Figurati, è bastata una carta d’identità abbandonata nella fuga da un attentatore che, comprensibilmente, terminata la sparatoria e in fuga frenetica dalla scena, ha ammazzato il tempo tirando fuori il portafoglio (per vedere se bastava per il taxi?) e frugatoci dentro, estratta la tessera, l’ha posta in bella evidenza sul sedile. Ricorda quel umoristico passaporto di Mohammed Atta, presunto capofila dei dirottatori dell’11/9, trovato lindo e intonso nel pulviscolo di tre grattacieli disintegrati. Con Atta che dal padre viene rivelato vivo, nella disattenzione assoluta dei gazzettieri. Visto che ovviamente la carta d’identità è stata lasciata a bella posta, quale sarà stato lo scopo? Indicare una testa di legno come autore e coprire quelle vere?
Concludendo, un esercizio di fantasia. Immaginiamo cosa sarebbe successo, in termini di esecrazione e persecuzione degli antisemiti, se quelle vignette su Allah a culo all’aria e Maometto stupratore bombarolo avessero preso di mira Jahve, Mosé, o un qualsiasi “eterno ebreo” alla Himmler. E immaginiamo anche cosa risponderebbero quelli delle attuali chiassate per la libertà di stampa, nel paese al 69° posto per libertà di stampa, Ordine dei giornalisti e categoria tutta, se gli si chiedesse di manifestare per le centinaia di giornalisti assassinati nei paesi sotto tutela amica, Iraq, Messico, Honduras.
Vedremo, nei prossimi giorni, quanto questa operazioni prodest all’Obama in precipitoso calo di consensi (come lo era Bush al tempo delle Torri), a multinazionali, banche, Pentagono e armieri, tutti quelli che devono gestire il trasferimento di ricchezza dalla periferia al centro e dal basso verso l’alto. E poi, scendendo per li rami, a un’UE di nominati da business e arsenali, in crisi di credibilità e fiducia; a despoti europei reclutati per fare da capro espiatorio pagatore nella guerra alla Russia e al resto dle mondo; a produttori di tecnologie per il controllo sociale; alle combine mafiose tra PD e soci e faccendieri. Allo sparaballe in carenza di aria fritta. Al papa che sollecita gli islamici, solo loro, a farla finita con il terrorismo. Dall’altra parte, vedremo di che prodest ci avvantaggeremo noi, ccmuni mortali, islamici, cristiani o niente, di che lacrime gronderemo e di che sangue….
Sempre più urgente e credibile, fondata su potenzialità politico-economic-militari letali per la criminalità organizzata che regge un impero in decadenza, diventa la formazione del fronte antagonista avviato da Hugo Chavez e portato avanti con intelligenza e dinamismo da Vladimir Putin: blocco asiatico-latinoamericano di Russia, Cina, BRICS, governi e masse insubordinati. Ne consegue l’urgenza di smascherare e spazzare via i contractors della sedicente “Sinistra” che abitano nei sottoscala del menzognificio imperiale e ne ripetono le deformazioni della realtà finalizzate alla criminalizzazione dei diversi non sottomessi: lo “zar” omofobo Putin, “dittatori” vari, i musulmani, “violenti” asociali di varia estrazione, purchè non militari e poliziotti.

Io NON sto con Raul E qui il pensiero corre di nuovo a Cuba vietnamizzata e al suo riavvicinamento con gli USA, a cui plaudono frenetici tutti quelli che davanti alla rivoluzione cubana hanno fin qui digrignato i denti. Che gli Abu Mazen cubani (e anche, ora, iraniani) possano immaginare di poter rivendicare rispetto e autodeterminazione da chi, in questo stesso momento, sbrana un popolo dopo l’altro a forza di bombe o squadroni della morte, compresi il Venezuela e altri paesi latinoamericani che sono stati a fianco di Cuba, addirittura sottoposti a feroci sanzioni e allo strangolamento del prezzo di quel petrolio che a Cuba regalavano, è un insulto alla storia e alla ragione. Infatti non lo immaginano. Sanno perfettamente, e credono di garantirsene una sopravvivenza, che le multinazionali del cibo, dell’energia, delle tecnologie, del turismo, dell’azzardo, si stanno affilando le zanne alla prospettiva del cuore dei Caraibi e faro dell’America Latina rivoltato in mercato. Quel mercato già predisposto dai revisionisti di Raul Castro attraverso la privatizzazione di metà dell’economia cubana. Saranno ulteriori, ma meno dignitose, lacrime e sangue per il popolo della rivoluzione, sarà una spina nel fianco di meno per i neoschiavisti occidentali, e sar� una ferita a quel corpo latinoamericano che lo schiavismo d’antan l’ha subito per secoli, ma che nel nuovo millennio ha aperto al mondo una via alternativa.
Aiuti all’ISIS


L’ISIS si mette la cravatta Agli USraeliani è indispensabile generare, o quanto meno padroneggiare, amico e nemico, stare sottovento ma anche controvento, in modo da tenere la vela sempre gonfia (ricordate, nel suo piccolo, il bipartitista “ma anche-Veltroni”, ideale come successore di Napolitano?). In Italia l’operazione, volgarmente inciucio, è riuscita alla perfezione e quasi in tutta Europa. In Iraq manovrano, con perizia acrobatica sul filo che li congiunge tutti a Washington e Tel Aviv, i terminator del Califfato e coloro che gli si oppongono (non tutti, i siriani fanno eccezione). Si premurano di armare Baghdad e i curdi e di bombardare l’ISIS (che se ne fa un baffo e semmai subisce l’offensiva delle milizie scite), mentre, come documentano diplomatici, giornalisti e testimoni oculari, paracadutano armi e dollari ai tagliateste di Al Baghdadi.
Lo Stato Islamico viene dalla catena di montaggio Cia-Mossad, come Al Qaida, i “ribelli” libici, Al Nusra e Fronte Islamico, i terroristi ceceni. Serve, in Siria, a fare ciò che il popolo siriano ha impedito per quattro anni e, in Iraq, a eliminare dalla scena l’Iran e perfezionare finalmente la frantumazione del paese in tre parti, imbelli, ma petroliferi. Ora, non parrebbe bello che un pezzo di Iraq e tutta la Siria si presentassero a un’opinione pubblica occidentale, cui si fa credere di credere nella democrazia, sotto le spoglie dei decapitatori, stupratori, invasati masskiller. Non si possono moltiplicare le Arabie Saudite, per come sconcertano alcune anime belle. Dalle carneficine attuali tocca far emergere un’entità accettabile, con cui poter trattare da pari a pari democratici, in sostanza da padrone a schiavo nero.
Ed ecco che a Mosul spunta l’emissario John Cantile, “giornalista” inglese “sequestrato” dai jihadisti. E chi lo considera affetto dalla sindrome di Stoccolma e chi lo definisce tremante, col coltello dei rapitori alla gola. In entrambi i casi, non padrone di sé. Invece, come era evidente da ogni immagine e parola del disinvolto, professionale e ilare John, se recita era, il copione l’avevano scritto molto a ovest dell’Iraq e l’interpretazione era spontanea e convinta. Di che si tratta? Dell’inizio dell’operazione “moderati”. Quell’arto staccato dal vecchio Iraq di Saddam e dei sumeri diventerà un membro della famiglia umana civile, intesa come marca imperiale. Saranno gli stessi di prima (salvo qualche tignoso che non ha capito), ma vestiranno Prada e verranno fatti passare per altri. E John, con il suo raccontino di perfezione hollywoodiana, sulla civile e serena vita a Mosul, ha aperto la via. Vogliamo calcolare quanto di gradevole e simpatico di quel “reportage” si è sedimentato nella gente sui fugaci ricordi delle teste mozzate? Non era bastato un Adenauer al posto del Fuehrer per far passare il popolo tedesco da obbrobrio nazista a carissimo partner, mentre nella giostra si era perso di vista che l’uno e l’altro si erano allattati alle poppe di Wall Street e delle corporation?

Io NON sto con le due rapite in Siria In questo contesto assume rilievo il fiancheggiamento operato da chi millanta opposizione e non è che il fianco sinistro (nel senso sia di manca che di infausto) dell’armata internazionale di destra. Insisto a leggere il “manifesto”, insieme alle testate ufficiali del potere e al “Fatto Quotidiano” (foglio stupefacentemente sia strepitoso fustigatore delle nequizie dell’élite domestica, sia aedo della criminalità geopolitica imperiale che tale élite esprime). La lettura del “manifesto” rivela le convergenze parallele con la controrivoluzione, di giornalisti “comunisti” degli esteri come Sgrena, Giordana, Battiston, Acconcia, Caldiron, o titolari di rubriche come quell’ Ercole che spara nel cervello dei giovani i più splatter videogiochi Usa (lezioni di strage, nient’altro) perché “ben fatti”, o come la corrispondente da New York che esalta le fetecchie filmiche della Bigelow), serve a capire su quali piani, anche inusitati, si sviluppa la strategia degli specchi deformanti. E’ per questo che lo leggo e anche perchè aria pura la danno, tuttavia, interventi come quelli di Dinucci, Colotti, Giorgio, Poggi (equilibrato successore del mangiarussi Dakli) e, in mancanza di altri “outlet”, di alcuni collaboratori esterni.
Prendiamo qualche recente paginone del “quotidiano comunista” (ora, al termine di mille sbandate, tsiprasiano), encomiabili contributi alle più tossiche vulgate delle centrali di propaganda imperialiste. Insieme ai redditizi paginoni pubblicitari, con inserti a 4 pagine fatti sembrare redazionali, di organizzazioni proletarie come Eni, Enel, Telecom, assicureranno ai 2000 gonzi o masochisti (compreso me) la continuità del quotidiano comunista. Il 2 gennaio si esibiva su due pagine un coro gregoriano nella messa cantata nella cattedrale Usa della civiltà. Si parte con tre quarti di pagina scritti dalle prefiche del dramma planetario di Greta e Vanessa, le due giovinette partite alla guerra contro gli infedeli e che si sono ritrovate carcerate dai loro eroi. Anche qui, magistrale l’impiego USraeliano dei due assi, uno in mano e l’altro nella manica: contractors islamisti “giovani rivoluzionari” a cui fornire sostegno d’ogni tipo, evolutisi in crudeli e famelici rapitori di innocenti fanciulle.

Greta e Vanessa con la bandiera dei terroristi
Anche se la Sgrena, sotto il titolo incredibile di “Sono due di noi” (saranno di voi, maremma maiala, non di noi!), con richiamone in prima pagina, cerca di attenuare il palese artificio scoprendo uno straordinario “Fronte Al Nusra” (i sequestratori) che, fattosi bello per tre anni sotto la sigla Al Qaida con ogni sorta di nefandezza sadica e socio in affari e mire dell’ISIS, ora ci viene ripresentato come “mica tanto male”, “niente a che fare con i jihadisti”, “molto meno sanguinario dell’ISIL” Giuliana Sgrena ritiene sconcio e impossibile “lesinare la nostra solidarietà” a queste “due di noi, certo più giovani, forse inesperte, probabilmente un po’ ingenue, ma mosse da un sentimento umanitario….” E guarda che te lo dice una che di sequestri se n’intende, specie se si deve sacrificare un onesto servitore dello Stato.

Haisam e cooperanti, portatori di “sentimento umanitario”
Tracima nel surreale un articolo che analizza le varie specificità dei rapimenti, i loro dove e i loro come, i loro esecutori, i loro obiettivi. Soldi o non soldi. Questi, comunque, a milionate, col riscatto per le “inesperte” e “ingenue” ragazze recatesi tra i peggiori sicari dell’imperialismo, stragisti di una nazione, ma “mosse da un sentimento umanitario”, li pagheremo dalle nostre tasche. Mandate a infiltrarsi ad Aleppo da una congerie di chiassosi propagandisti, anche siriani, del genocidio, ovviamente nella totale disattenzione dei nostri e altrui servizi segreti, vengono rapite il 1. Agosto del 2014 dai loro stessi “giovani rivoluzionari”. Alla solidarietà con i combattenti anti-Assad, necessaria e sollecitata nelle fasi precedenti la comparsa dell’ISIL, essendo Satana Assad, e di cui abbiamo splendidi esempi nella stampa e tv italiane, si sovrappone, nella contingenza attuale, la commozione-indignazione per la sconvolgente sorte delle nostre sorelle, diventate vittime degli islamisti.  Assad è retrocesso a Mefistofele, serviva  un altro Lucifero.  Lo sponsor delle rapite, Haisam, giustiziere di prigionieri siriani.
Naturalmente manca un solo accenno a personaggi PD e Acli che hanno circonfuso di sostegno e affetto l’impresa delle due umanitarie anti-Assad (vedi immagini), ai fiancheggiatori del gruppo “Horryaty”, oppure a quel Qalid Hayani (anche Qalid bin Ahmad Siraj Ali), capo del gruppo Liwa Shuhada Badr, fotografato insieme a Greta e Simona, che, dalle parti di Aleppo, tortura, ammazza e saccheggia e che viene esaltato nei cartelli levati dalle ragazze. Ci auguriamo tutti che le due “inesperte cooperanti” escano sane e salve dalla vicenda, a costo del riscatto. Ci dispiace però che per una porcata del genere dobbiamo pagare noi. Il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso, vale di più per quel Khaled Mashaal, capo di Hamas e rinnegato palestinese che, tradendo la Siria, si spostò da Damasco a Doha e che, vista la mala partita degli aggressori della Siria e la riconciliazione tra l’emiro e i generali egiziani che avevano liquidato i suoi fratelli musulmani, ora cerca di cinguettare con il già demonizzato Iran. L’emiro lo’ha preceduto cacciandolo dal Qatar. Che nessuno si fidi, di neanche uno dei dirigenti palestinesi.

Io sto con l’Eritrea e anche con l’Afghanistan Accanto alle geremiadi per le due signorine ci sono poi altri contributi alla narrazione imperiale. Traendo le informazioni dal sito “Awate.com”, con link a organi supra partes come il Washington Post, il New York Times, la BBC, l’affidabile Amnesty International, si inseriscono le proprie palle incatenate al cannoneggiamento dell�Eritrea, altro paese-canaglia, altro paese irriducibile all’obbedienza,  demonizzato e sanzionato dai signori della guerra occidentali come orrida dittatura dell’ex-liberatore Afeworki. Sono stato parecchie volte nell’Eritrea in lotta, e anche dopo, e non m’è parso che quei cittadini fossero più infelici di quelli residenti nei paesi amici degli Usa. Più poveri, sì, e con un governo impegnato a sopravvivere senza mezzi e senza risorse, preda di siccità e carestie, sotto sanzioni, ripetutamente invaso dal capofila etiopico dei guardiani degli interessi Usa in Africa, sobillato da sabotatori e quindi costretto a una rigorosa sorveglianza contro nemici esterni e interni. L’accusa principale degli espatriati è che il servizio militare dura fino ai 50 anni. Ma  sono, esattamente come in Israele, tre anni di servizio e la possibilità poi di essere richiamati fino a quell’età. Solo che in Israele si fantastica di assedio, mentre l’Eritrea lo subisce. E volete che chi arriva da quel paese impoverito, per essere accolto come rifugiato politico nell’Occidente che dell’Eritrea persegue la morte, dichiari che tutto va bene nel suo paese?
Completano il servizio all’interpretazione del mondo in chiave di Nuovo Ordine Mondiale, due paginoni dei noti Giordana e Battiston, orientalisti del “manifesto”. Qui, nuotando tra le acque limacciose di intervistati tutti di quella “società civile” foraggiata dalle più equivoche Ong occidentali, adorata dagli umanitaristi consapevoli o non, che si affanna nell’occidentalizzazione del paese, vede poco male l’occupazione (lamentata dai due per conclusa, mentre durerà all’infinito, con dieci basi e migliaia di “istruttori” e Forze Speciali, alias squadroni della morte) e vede ogni male nella resistenza nazionale taliban. La quale qui diventa la fucina, insieme al Pakistan, di tutti gli orrori jihadisti sparsi nel mondo, dal Bin Laden in Bosnia all’Al Baghdadi in Siria e Iraq (occhiello: “Dal fronte afghano-pakistano al mondo intero”). Alla faccia delle ripetute condanne pronunciate dal Mullah Omar della marmaglia ISIS e dei terroristi pachistani (destabilizzatori Cia). Per cui  l’unica speranza risiederebbe ora nel nuovo presidente Ashraf Ghani, uomo degli americani più di un Pinochet qualsiasi, successore di quel Karzai che aveva iniziato a innervosire, mica tanto per aver costruito con il padrone Usa un narcostato, ora dagli Usa a lui affidato, analogo a quello di altre colonie, Messico, Colombia, Kosovo, ma per aver criticato i massacri di feste nuziali con i droni e respinto l’imprescindibile pretesa di impunità per la soldataglia occupante. Non per nulla, nella competizione elettorale, tutto il tifo dei nostri due orientalisti era andato a Ghani.
Adelante, companeros Dinucci e altri resistenti. Parafrasando Brecht, prima hanno colpito come terroristi i cubani, poi gli arabi, poi tutti i musulmani, poi i latinoamericani, poi i No Tav. No Muos, No tutto il resto. Alla fine sono venuti a prendere noi e non c’era più nessuno a difenderci.

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STRAGE DI PARIGI: FENOMENOLOGIA DELLA MENZOGNA ISTITUZIONALE
Redazione | 08-01-2015 Categoria: Mondialismo

STRAGE DI PARIGI: FENOMENOLOGIA DELLA MENZOGNA ISTITUZIONALE

di Gianni Lannes
Chi è STATO? La strage nella sede del settimanale Charlie Hebdo, mi ha fatto tornare in mente l’incipit di un film di Sidney Pollack del 1975: I TRE GIORNI DEL CONDOR. Perché colpire un giornale di satira che critica il potere, un genere di espressione comunicativa ormai in via di estinzione quasi ovunque, soprattutto in Italia? Se sono stati i cosiddetti “terroristi islamici” secondo la maldestra versione delle autorità, perché proprio il 7 gennaio e non il 6 o il 25 dicembre? Sono stati assassini politicamente corretti e hanno rispettato la festa religiosa sacra per antonomasia al Cristianesimo?
La menzogna è l’indiscussa protagonista del discorso pubblico contemporaneo. Il potere delle parole è decisivo per la costruzione e il consolidamento del consenso sociale. Gli eventi attuali vengono organizzati in funzione della loro rappresentazione e proiezione mediatica. La sequenza automatica di questa perversa dinamica del potere è la seguente: evento, orrore, nemico. Per dirla con Derrida «la mediateatralizzazione è parte integrante dell’evento e concorre a determinarlo». Lo spettacolo, ovvero il messaggio finale è rivolto ai cittadini-spettatori-consumatori.
L’obiettivo è instillare la paura nell’opinione pubblica, mettendo repentinamente in campo misure straordinarie per difendere la presunta sicurezza e l’ordine pubblico. La dinamica è classica: distogliere l’attenzione generale da altri temi.
L’altra faccia della messa in scena è proprio quello che viene relegato – da chi controlla i mass media – fuori scena. Ad una verità strombazzata a reti unificate e standardizzata, corrisponde una verità taciuta. Verità rimossa equivale a verità negata. Oggi, anziché censurare una notizia, si può ottenere il medesimo effetto limitandosi a distorcerla.
Tema cruciale: informazione, o meglio disinformazione pilotata, vale a dire embedded, ed infine belligerante. C’è per caso in cabina di regia qualcuno che canta fuori dal coro? Non mi pare. Tutto è iniziato a New York l’11 settembre 2001. Rammentate l’auto-attentato del governo a stelle e strisce, smascherato negli States da ricercatori liberi e indipendenti, anche se poi nell’Italietta delle banane c’è qualche paparazzo di moda italidiota che si è appropriato di farina altrui. L’operazione in macabro stile serviva ad invadere l’Iraq, fare strage degli autoctoni, bambini inclusi, ed infine rapinare il petrolio.
Inoltre, adesso, l’informazione è tramite e amplificatore dell’ideologia dominante. Essa si basa su luoghi comuni, su cliché e su metafore. L�insieme dei pregiudizi rappresenta la cornice concettuale entro cui si collocano le singole informazioni degli eventi. Sono queste griglie sociali sovraordinate a strutturare l�esperienza individuale per la moltitudine, vale a dire il senso comune. Prendete il caso delle stra-evidenti scie chimiche: quando i fatti non si adattano a tali schemi preordinati, sono questi ultimi a prevalere e i fatti vengono ignorati. In sostanza: schemi falsi di lettura della realtà hanno conseguenze molto significative e durature, dell’affermare cose non vere su un singolo avvenimento.
L’idea folle dei padroni del vapore è quella di far passare nella mente di ogni persona, che tutti gli immigrati sono potenziali terroristi. Per la cronaca, l’inventore della guerra di civiltà è il politologo nordamericano Samuel Huntington. A livello nostrano la vulgata razzista e xenofoba è quella che si rinviene negli ultimi scritti di Oriana Fallaci. La paura è la più potente arma di controllo delle masse. Gli illuminati sono i nemici del genere umano, ovvero di chi vuole schiavizzare l’umanità sotto un nuovo ordine mondiale. I musulmani sono nostri fratelli e nostre sorelle.

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Il “messaggio” della strage di Parigi: “L’Islam ci odia”
Galoppini Enrico | 08-01-2015 Categoria: Società

charlie-hebdoPremessa: il “terrorismo” ha uno schema fisso ed immodificabile. Dopo il ‘laboratorio’ italiano degli anni Settanta-Ottanta, la macchina terroristica è stata resa perfetta per essere usata ovunque con modalità analoghe.

Si recapita il volantino delle “Brigate Rosse” e la strage è “rossa”. Arriva la telefonata dei “fascisti” e la strage è “nera”. Si sente urlare a squarciagola “Iddio è più grande” e l’attentato è sicuramente “islamico”.

Poi, una volta svolto il “servizio”, e quando in pratica l’amara verità (ripetuta fin dall’inizio dai soliti “complottisti”) non dà più noia a nessuno, si scopre che tutti questi ambienti “terroristici” sono infiltrati e addirittura eterodiretti, ma non importa… Quello che resta e deve restare nella memoria collettiva è la “matrice” terroristica, onde bollare per sempre una certa ideologia ed i suoi epigoni col marchio dell’infamia.

L’importante è che si alimenti l’idea di un eterno “complotto contro l’Occidente” e le sue “libertà”. Un complotto islamonazicomunista!

E così ci risiamo, questa volta in Francia.

Le vittime di un attentato che ha tutte le caratteristiche di una esecuzione mirata sono il direttore, i redattori ed i vignettisti di un giornale satirico francese, resosi particolarmente odioso agli occhi dei musulmani con delle vignette sul Profeta dell’Islam pubblicate nel 2012 ed un’incessante satira antislamica. Probabilmente, se non si fosse imbarcato in questo tipo di satira, nessuno, fuori dalla Francia, avrebbe saputo dell’esistenza del Charlie Hebdo, costola editoriale del gruppo Rotschild, tanto spregiudicato contro l’Islam e i musulmani quanto attento a non ironizzare troppo sullo strapotere della finanza apolide.

Insisto sul particolare dell’esecuzione mirata, perché esiste comunque una differenza tra questa e una bomba piazzata per fare una strage indiscriminata in una stazione o un treno. Fatto sta che il “terrorismo” è sempre “false flag” e si prefigge degli obiettivi che la massa (che comprende anche il politico medio) neanche lontanamente sospetta. Ma su questo torneremo dopo, rilevando alcuni particolari davvero “incredibili”.

Non c’era nemmeno da attendere di ascoltare e leggere la ridda di commenti allarmistici e terrificanti, per ricondurli al loro minimo comun denominatore: “l’Islam è un pericolo”, “il problema dei problemi”! L’Islam attenta ai valori più sacri dell’Occidente… la “libertà di espressione”!

Un modo molto facile per guadagnarsi consenso ed applausi a scena aperta, non è vero? Assisteremo così di nuovo alla rituale gogna mediatica dell’“islamico” di turno ‘inquisito’ al riguardo della sua “moderazione”. Tutti i musulmani diventano sospetti di connivenza morale, di intelligenza col “nemico”.

Ma esiste davvero questa famosa “libertà di espressione”? Chiunque abbia delle idee che non collimano affatto con l’andazzo imperante sa benissimo che o si dota di un sito internet altrimenti non potrà mai esprimerle su un canale televisivo o un “grande giornale”. C’è la libertà di pensiero, nel senso che ancora non essendoci per legge lo psicoreato uno può pensare quello che vuole, ma non esiste assolutamente la possibilità di diffondere, allo stesso modo, tutte le idee, fermo restando che l’unico limite dovrebbe essere quello rappresentato da un ipotetico “pericolo pubblico”, dalla volontà di recare effettivamente danno a beni e persone (per il quale la legge esiste già).

Esiste poi la “libertà di ricerca”? Sì, sempre che ti pubblichi i libri da solo o per editori introvabili, altrimenti le “grandi case editrici” ti ignorano. La storia e le idee vanno a braccetto, per la paura che fanno al sistema.

Veniamo anche alla “libertà di satira”, variante di quella “di espressione”: è possibile ironizzare, nel cosiddetto “mondo libero”, pesantemente e senza freni inibitori, su tutto e tutti? Assolutamente no, e tutti sappiamo su chi e che cosa non è possibile scherzare minimamente, anche quando sarebbe assai facile ed esilarante. Certa cosiddetta “storia” e certe “idee” offrono praticamente delle piste su cui far rotolare valanghe di battute, che travolgerebbero tutta una pariglia di falsari e linguacciuti, se solo non fossero difesi da una conventio ad excludendum volta al mantenimento di un monopolio del “discorso pubblico” (divulgazione storica compresa).

La stessa rivista satirica al centro di quest’ultima vicenda sanguinaria, è un ottimo esempio di quanto andiamo argomentando, poiché proprio un suo celebre vignettista, Maurice Sinet (in arte, Siné), nel 2008, all’apice del potere di Nicolas Sarkozy, venne licenziato per… “antisemitismo”! Con susseguente linciaggio politico-mediatico, al quale si accodò tutta la cosiddetta “libera informazione”…

varelaTra esclusioni, anatemi e – in più d’un caso – provvedimenti “legali” per impedire le “sacre” libertà d’espressione e di ricerca, l’Europa non è affatto aliena da censure e persecuzioni anche feroci. Per restare alla Francia, si pensi al recente caso di Dieudonné, inquisito e multato, al quale è stato addirittura negato dal ministero dell’Interno (!) un teatro quando questo si sarebbe riempito di spettatori desiderosi di ascoltarlo (quindi non conta nemmeno l’argomento dello “share”); oppure al famoso caso del professor Robert Faurisson, radiato dalle università e oggetto di vari tentativi di ucciderlo o almeno di sfigurarlo permanentemente dopo che pubblicò i suoi famosi articoli revisionisti (tradotti in italiano, incredibile a dirsi, sulla rivista “Storia Illustrata”). C’è anche il caso di Serge Thion, allontanato dal CNR francese a causa delle sue posizioni anti-sioniste; ma anche quello della casa editrice La Vieille Taupe, più volte distrutta a causa del suo impegno nella medesima direzione. E si tratta di persone ed ambienti “di sinistra”… A “destra”, inutile parlarne, la repressione è totale in tutta Europa: si pensi, in Spagna, all’editore Pedro Varela, che sarà anche “nazista”, ma che oltre che a pubblicare libri e riviste d’argomento storico non ha fatto altro di “male”! Eppure la macchina della “giustizia” e del vandalismo “ignoto” s’è scatenata contro la sua persona e la sua attività culturale. E queste sono solo le punte di un iceberg che comprende anche morti ammazzati per la loro militanza (stiamo sempre parlando di idee) filo-araba e filo-palestinese (si pensi a François Duprat, esploso assieme alla sua auto molto probabilmente per mano del Mossad).

Solo che di tutti questi “casi” la gente comune non sa nulla. E se viene a sapere qualcosa, nessun telegiornale apre la scaletta gridando allo scandalo e all’ignominia. Anzi, se accennano a qualcosa è per infangare ulteriormente il colpito di turno.

Questo per quanto riguarda la famosa “libertà d’espressione” che non c’è.

Veniamo ora all’argomento della “violenza”. Cioè, ammesso e non concesso che si tratti di quello che sembra (un “attentato islamista”), l’altra questione al centro del “dibattito” è che “non si deve” usare la forza contro chi la pensa “diversamente”.

Anche in questo caso, dal punto di vista teorico, sembrerebbe tutto perfetto. Guai a chi alza le mani! No alla violenza senza se e senza ma!

palest_journalist_killedPeccato però che un sacco di redazioni giornalistiche e di fotoreporter palestinesi siano fatti oggetto, volutamente, di tiro al bersaglio, e nessun medium occidentale ha mai gridato allo scandalo. Alla faccia della tanto decantata “solidarietà di categoria”. E che dire dei giornalisti di Aljazeera ammazzati da “fuoco occidentale” mentre erano al lavoro nella loro redazione? Si dirà che quello è un altro contesto, dove si rischia grosso e ci si deve prendere le proprie responsabilità, ma allora il ragionamento deve valere per tutti.

Per dire che anche un giornale satirico che s�ingaggia in un umorismo spregiudicato su quanto di più sacro vi è per molte persone ed ambienti politico-religiosi dovrebbe rendersi conto del rafano in cui s’è cacciato e del pericolo che corre.

C’è chi ha detto che ne uccide più la lingua (o la penna) che la spada, e questo è tremendamente vero. Se ti metti “in guerra” contro qualcosa o qualcuno non puoi scandalizzarti se quello poi ti prende a sberle o addirittura ti fa fuori. Oggi invece si va davanti a un “campo nomadi” a provocare e ci si meraviglia che quelli escano non propriamente coi mazzi di fiori. Ci si erge a “sentinelle” contro la propaganda filo-omosessualista e ci si scandalizza se i militanti della causa attaccata c’insultano o ci mettono le mani addosso. Insomma, quando si va “alla guerra” si deve mettere in conto di tutto, e poi starà agli organi competenti indagare ed acciuffare chi s’è reso protagonista d’un crimine contemplato dalla legge vigente.

Sbalordirsi delle offese ricevute dopo aver soffiato sul fuoco è ipocrita perché letteralmente “irresponsabile”, nel senso che non ci si prende la responsabilità di quello che si è detto o fatto. Si pensi a Gesù, che non fu affatto tenero con nessuno di coloro che doveva rimettere in riga, i quali infatti lo inchiodarono ad una croce dopo averlo sottoposto ad indicibili sevizie (o almeno questo è quanto ci viene raccontato dalla versione cristiana della storia e/o del mito cristiano): e mica s’è lamentato mentre se ne stava crocefisso!

L’Occidente moderno, poi, fa gran vanto della sua supposta capacità di “capire” tutto e tutti meglio di chiunque l’ha preceduto. L’Antropologia ha contribuito a fortificare questa sensazione: ma se una lezione l��ha lasciata, è proprio quella che ci sono “culture” per le quali non è tutto passibile di “critica” o, peggio ancora, di blasfemia. In altre parole, se per qualche “cultura”, di pochi “selvaggi” o di un miliardo e passa di persone, esistono concetti e valori non negoziabili e non sottoponibili ad alcuna forma di dileggio, l’Occidente moderno non dovrebbe prendere questa realtà come una “follia”, ma, forte della sua (presunta) capacità di “comprendere” anche “l’Altro” si dovrebbe rendere conto che certe forme di “critica” vengono percepite dall’altra parte solamente come un insulto insopportabile.

Che poi “l’Altro”, dopo essere stato osannato e posto sul piedistallo per decenni (perché c’era il Terzomondismo), adesso debba fare uno sforzo per “modernizzarsi” anche nel senso che per lui non esiste più nulla di “sacrosanto”, è tutto da discutere. E, anzi, in un��epoca di deserto ideale prodotta dal relativismo ad ogni costo, al di là dell’orrore che può suscitare una strage, fa perlomeno riflettere il fatto che su questo pianeta vi siano delle persone per le quali esiste una gerarchia di principi e di valori di fronte ai quali non si è disposti a transigere.

D’altra parte, anche l’Occidente, in mezzo alla cortina fumogena del “relativismo”, ha i suoi feticci intoccabili, che si chiamano “tolleranza”, “eguaglianza”, “libertà”. Tutti a geometria variabile, ma questo è un altro discorso, perché l’importante è che ci si creda fermamente, anche se nella pratica non vengono applicati (né è possibile farlo). La propaganda a senso unico a proposito della “ideologia di genere” non trae linfa proprio da un’assolutizzazione di un’idea, per di più “autonoma” perché stravolta, di “libertà”?

Detto questo, per riflettere a tutto tondo su questa sorta di “11 settembre francese” (v. M. Blondet su sito Effedieffe.com) senza ipocrisie e moralismi inibitori, bisogna aggiungere altro.

Sempre dato per scontato che si tratti di un’azione di un commando “islamista” che risponde ad una catena di comando non inquinata da elementi “insospettabili” ed “inconfessabili”, mi chiedo – come ho già avuto modo di fare commentando le distruzioni delle tombe dei santi ad opera di “musulmani” ed il particolare approccio di questi ultimi, “letteralista” e incline all’anatema e alla “scomunica” – come si possa attirare simpatie verso l’Islam comportandosi in questo modo.

Un comportamento, quello di chi si sente “offeso” per una vignetta ad un punto tale da imbracciare il mitra, che indica un problema di “ego”, ovvero di identificazione con qualche cosa che, seppur sentito come “intimo” perché “sacro”, non può essere scambiato il alcun modo, pena la caduta in un peccato di “ego”, con il proprio autentico Sé. Da qui al brandire il Corano come fosse il Libretto rosso di Mao, il passo è breve. Parole sacre diventano così slogan politici, e se anche ciò avesse un suo “perché”, per questi “islamisti” il jihâd – il supremo sforzo contro le proprie passioni – si riduce ad un impegno “politico” nel più stretto senso del termine, così com’è concepito dai moderni ad ogni latitudine dopo che la “modernità”è sciamata dappertutto.

dhikr1Se si volesse attirare all’Islam, ovvero all’accettazione volontaria del Decreto divino per conformarsi ad esso (e non alla banale “sottomissione” di un Houellebecq), quanti proseliti potrebbero fare degli inviti a riunioni (majlis) di dhikr, durante le quali vengono menzionati i “nomi più belli” d’Iddio! Invece, per i “jihadisti” di ogni sorta, queste attività che ammorbidiscono i cuori e li avvicinano non sono altro che “idolatria”, ed è per questo che la loro prima preoccupazione, ovunque prendono il potere, è proibire tassativamente questo tipo di pratica religiosa, compresa quella della ziyâra (visita) alle tombe dei santi. Per non parlare della musica sacra tradizionale, mentre quella dei vari cantanti alla moda, che ragliano come asini, viene permessa ed incoraggiata attraverso gli stessi canali satellitari che introducono nelle case i vari telepredicatori.

Per di più, la Verità con la V maiuscola non ha alcun bisogno di essere difesa in questo modo sgangherato e brutale. E tanto meno dal primo che passa, ché tutt’al più a difenderla, senza il rischio di identificazioni “personalistiche” ed “egoiche”, ci penserà un autentico “realizzato”… cosa assai difficile da trovare in ambienti che al massimo sanno sfornare “rivoluzionari” nel senso disordinato che ha assunto questo termine nel mondo moderno.

Un punto dev’essere chiaro: si può cadere nelle paludi e negli inganni della propria nafs (ego) anche se si crede di difendere la Verità.

Tutto questo dev’esser detto, altrimenti si comprende solo una parte della questione che, riassumendo, comprende due ordini di problemi: il primo concerne l’ipocrita insistenza su una “libertà di espressione” che non c’è (e non ci sarà mai perché ciascun assetto di potere si difende come può); il secondo, l’atteggiamento di “musulmani” che, lungi dall’essere effettivamente muslim (cioè “arresi” al Decreto divino, ovvero “realizzati” e dunque “risolti”), sono al contrario esseri “irrisolti” e riducono così l’Islam, che è essenzialmente e principalmente una dottrina iniziatica, in un qualche cosa che assomiglia in tutto e per tutto ad un’ideologia, seppur d’ispirazione religiosa.

terrorism-243x300Stabilito questo, è tuttavia doveroso ricordarsi che una volta che ci si è posti in una posizione conflittuale con un “nemico” (gli uni “l’Islam” tout court, gli altri “l’Occidente”), ci sta tutto e il contrario di tutto, compresa la strage e le azioni più immonde come le decapitazioni da vivi (che, detto per inciso, ci fanno rabbrividire solo perché siamo dei vigliacchi che sanno solo ammazzare con le bombe al fosforo e i droni). Azioni raccapriccianti che d’altra parte non è la prima volta che vediamo andare in scena, se solo si pensa a quanti innocenti sono stati recentemente massacrati nella Striscia di Gaza in una carneficina a senso unico che nessun “libero” mezzo d’informazione ha ritenuto di condannare. Perché se “non si fa” una carneficina nella redazione di un giornale, si deve dire che “non si fa” la stessa cosa su una spiaggia o un’abitazione privata, come troppe volte abbiamo visto (non certo attraverso la “libera” stampa).

Questo per dire anche che – sempre che si tratti di quello che appare – non c’è da meravigliarsi se dopo migliaia di famiglie intere trucidate, un giorno arriva un commando “islamista” e fa fuori chi, a torto o ragione, viene associato ai gravi torti subiti (in alcuni paesi arabo-musulmani, come l’Iraq, l’Afghanistan o la Palestina, quasi tutti hanno dei cari assassinati dagli eserciti occidentali).

Ma questo ragionamento sarebbe valido se tutto fosse come sembra. Invece, come scrivevamo all’inizio, ci sono fondati motivi per pensare che non sia così. Anche perché sovente la nazionalità dei “terroristi” è tunisina, marocchina eccetera: di paesi che non sono stati invasi dagli occidentali.

commando_parigiCome ha già rilevato Maurizio Blondet nel suo ultimo articolo, una delle cose più strabilianti è la “carta d’identità” di uno dei due “giustizieri mascherati” rinvenuta a bordo di una delle auto usate per la fuga.

Poi c’è la fredda determinazione e la “professionalità” dei due, in netto contrasto con l’approssimazione dell’addestramento di certi “jihadisti”, che anche solo contro l’Esercito nazionale siriano vanno letteralmente al macello appena quello attacca seriamente (basta guardare su YouTube).

Infine, la questione dell’identità dei componenti il gruppo armato: uno Stato che intendesse stabilire la verità dei fatti ed i loro retroscena dovrebbe acciuffarli vivi, invece mai che una volta questi “jihadisti di ritorno” vengano presi e poi fatti cantare. Meglio ammazzarli, quindi, nel classico conflitto a fuoco con intervento delle “teste di cuoio” che ridurranno i “terroristi” a brandelli.

Se si pensa che non abbiamo avuto il piacere di vedere Bin Laden agli arresti quando vi sarebbe stata la possibilità di farlo, e anzi persino il cadavere è stato fatto sparire in fretta e furia, si ha chiara la misura di quanto poco siano interessati i governi che “combattono il terrorismo” a far venire fuori l’inconfessabile verità.

E non è finita qui. Perché tutto quello che di qui in poi verrà attivato, altro non sarà che uno sviluppo, perseguito metodicamente, di quello “scontro di civiltà” che da quasi vent’anni ci è stato imposto.

Adesso dobbiamo tremare al pensiero che “combattenti dell’ISIS” siano tornati a casa, ma dov’erano tutti questi premurosi “analisti” con tanto di cattedra e lauto stipendio (pubblico) quando uno Stato sovrano che non aveva aggredito nessuno e col quale avevamo ottimi rapporti, se non altro commerciali, è stato aggredito da mercenari della Nato con la scusa della repressione della “primavera siriana”?

Quegli stessi mercenari, o quanto meno utili idioti, che come se non bastasse tutto il resto scandiscono, attenti a farsi sentire bene (come se la “firma” fosse troppo importante), il rituale Allâhu Akbar (“Iddio è più grande”) prima di ogni assurdità commessa in nome dell’Islam.

Ovvio che, in una situazione del genere, fuorviante perché manipolata oltre ogni immaginazione, il giornalista di turno, imbeccato dalle veline di chi tiene i cordoni della borsa dei suddetti mercenari, non si faccia scrupolo d’infarcire il suo pateracchio informativo di altrettanti Allâhu Akbar, tante volte il povero telespettatore lobotomizzato non avesse introiettato il messaggio: “Strage islamica contro l’Occidente e i suoi valori”.

Un odio a senso unico, naturalmente, in un delirio autoassolutorio tipico di chi pensa di avere solo e sempre ragione. Anche quando odia esplicitamente né più né meno come fanno (o ritenga facciano) “gli altri” (e forse anche di più) ed agisce di conseguenza con tutta la potenza distruttiva messagli a disposizione dalla tecnologia. Con la differenza che ci si trova sempre una giustificazione nell’odio altrui: “perché loro ci odiano”… “perché l’Islam ci odia!”.

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 CORRISPONDENZE
 
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——– Original Message ——–
Subject:
Lehner: promemoria per Alfano
Date:
Sun, 11 Jan 2015 09:46:52 +0000
From:
Giancarlo Lehner <giancarlolehner
To:
 ( . . . )
 
Una fonte autorevole mi informa che l’Imam di Cinisello ha pubblicamente sostenuto il terrorismo con le seguenti parole: “Onore agli Italiani che vanno a combattere in Siria con l’ISIS”. Attendo, se la notizia è confermata,  che il mascalzone venga dapprima fermato, interrogato, fatto pentire,  quindi rinchiuso al  41 bis; infine, dopo dieci anni, espulso dall’Italia. 
Se non succede e credo, stante lo stato della nostra giustizia,  che non succederà, allora siamo tutti perduti e sottomessi (Islam vuol dire appunto non convivenza, bensì sottomissione).
 
Giancarlo Lehner
——– Original Message ——–
Subject: Lehner: Fidel Castro in lista d’attesa
Date: Sat, 10 Jan 2015 13:18:06 +0000
From: Giancarlo Lehner
To:  ( . . . )
Dall’Avana smentiscono che Fidel Castro sia deceduto, ma non che giaccia in lista d’attesa. 

La qualcosa significa che, al momento, gli ultimi tre posti liberi all’Inferno sono stati occupati dai terroristi di Parigi. 
Giancarlo Lehner
 
 ——- Original Message ——–
Subject: Come mai Hollande e tanti altri Crociati domani saranno in piazza a Parigi ?
Date: Sat, 10 Jan 2015 14:28:45 +0100
From: Vincenzo Mannello <info@vincenzomannello.it>
To: ( . . . )

 

Chiunque dovrebbe porsi la domanda,spontaneamente : ma come,in un momento come questo i Capi di Stato occidentali vanno in piazza tutti assieme ed in mezzo perlomeno ad un milione di francesi ?
Si dirà…sono coraggiosi !!
Mah,in questi casi il coraggio viene messo da parte,quante volte ad esempio il Presidente degli Usa viene “evacuato” d’urgenza ?
Una cosa scrivo perché la penso : per il Califfo sarà una occasione unica e rara !!
Tutti quelli che lo vogliono morto e che hanno messo una taglia su di lui saranno (relativamente) a tiro….
Mi auguro finisca bene….😐

Grazie per l’attenzione
Vincenzo Mannello

 

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ABROGARE LA COLONIA MEZZOGIORNO – FATE PRESTO !
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Tonino Linori ha condiviso un link.
150 ANNI DI SFRUTTAMENTO, 150 ANNI DI FALSA UNITA’, 150 ANNI DI TASSE, DI MAFIA, DI MASSONERIA, 150 ANNI DI OFFESE, 150 ANNI DI RAZZISMO, 150 ANNI DI QUESTIO…
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 IL SERVIZIO VOLGE AL TERNINE – A PRESTO RISENTIRCI
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ASSOCIAZIONE CULTURALSOCIALE “AZIMUT” NAPOLI
 direzione responsabile: presidenza Associazione
team azimut online:  Fabio Pisaniello webm. adm. des.
Uff. Stampa Associaz. “Azimut”: 
 
Ferruccio Massimo Vuono

 

 

(Arturo Stenio Vuono – presidente di “Azimut” – Napoli)
“AZIMUT” – VIA P. DEL TORTO, 1 – 80131 NAPOLI
TEL. 340. 34 92 379 / FAX: 081 – 7701332
Noi, noi non navighiamo “a vista”…
          
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