RENZI & VESPA (“PORTA A PORTA”) TELEVENDITA DI TAPPETI E FRONZOLI – ALTRE NOTIZIE (DALL’ITALIA E DAL MONDO) – GALLERIA FOTO COSENZA


RENZI & VESPA (“PORTA A PORTA”) TELEVENDITA DI TAPPETI E FRONZOLI – ALTRE NOTIZIE (DALL’ITALIA E DAL MONDO) – GALLERIA FOTO COSENZA

servizio tra breve in rete: 12/09/2014
associazioneazimut@tiscali.it
Oggi: RENZI & VESPA ( “PORTA A PORTA” ) TELEVENDITA DI TAPPETI E FRONZOLI – ALTRE NOTIZIE ( DALL’ITALIA E DAL MONDO ) – GALLERIA FOTO COSENZA [ “AZ.-NEWS” :  12-13-14 SETT.’14 ]
IN COPERTINA
Matteo Renzi promette meno tasse sul lavoro
RENZI & VESPA ( “PORTA A PORTA” )
TELEVENDITA DI TAPPETI E FRONZOLE
( DALL’ITALIA E DAL MONDO )
Gaetano Daniele
Gaetano Daniele
Fassina: “Impossibile tagliare 20…
ilnotiziariolocale.blogspot.com
—– Original Message —– From: Giancarlo Lehner
To:  ( . . . ) – Sent: Thursday, September 11, 2014 12:13 PM
Subject: Lehner: una colletta a favore dei magistrati
La magistratura sino agli anni Sessanta del secolo scorso rifilava l’ergastolo solo agli analfabeti, specie se braccianti e meridionali. Poi, si rinnovò in direzione anticapitalistica ed antisistema, ponendo nel mirino,  subito ed a futura memoria, colletti bianchi, imprenditori, politici, confermando, perciò, la vocazione a perseguire ceti e categorie, benché la responsabilità penale sia personale e non di classe. Nel tempo, però, si stagliano due costanti: il progressivo consolidamento, non poco esondante dal dettato costituzionale, del proprio potere; il vizio della difesa corporativa del privilegio, ferie comprese. Con l’informazione in ginocchio, talora adorante, financo quella specializzata nella caccia alle caste, glissante soltanto sulla casta faraonica dei togati, e la classe politica con troppi scheletri nell’armadio e coraggio ventimila leghe sotto i mari, debbo dire che Anm, Csm e partitocrazia togata fanno bene a strillare ed anzi avrebbero tutto l’agio di fare di più e, se possibile, di peggio.
Mio figlio Lapo, più saggio di me,  povero citrullo, che ancora s’illude che l’anomalìa giustizia sia riformabile, mi suggerisce, invece,  di prendere atto dell’immarcescibilità, proponendo, in aggiunta, una pubblica sottoscrizione, 2 euro a testa via sms, a favore dei magistrati italiani, perchè possano godere di ferie sempre più confortevoli, riposanti e rilassanti.
Giancarlo Lehner
—-Messaggio originale—-
Da: notification+kr4mymgan4wn@facebookmail.com
Data: 10/09/2014 15.17
A: “Ferruccio Massimo Vuono”<massimovuono@libero.it>
Ogg: Invito all’evento: FARE IL FUTURO – A dieci anni dalla Legge Gasparri come è cambiata la TV

facebook
Maurizio Gasparri ti ha invitato all’evento di Italia Protagonista:
FARE IL FUTURO – A dieci anni dalla Legge Gasparri come è cambiata la TV
Giovedì 25 settembre alle ore 16.00 presso Senato della Repubblica – Palazzo Giustiniani – Sala Zuccari
Gianluca Cantalamessa, Maurizio Gasparri e altre 4 persone sono stati invitati.
—-Messaggio originale—-
Da: notification+acf6oy26@facebookmail.com
Data: 10/09/2014 1.44
A: “MODAVI – Federazione provinciale di Napoli”<54175958376@groups.facebook.com>
Ogg: [MODAVI – Federazione provinciale di Napoli] Allarme in Vaticano per minacce di estremisti islamici

Massimo Iaquinangelo
Massimo Iaquinangelo 10 settembre 1.43.24
Allarme in Vaticano per minacce di estremisti islamici

http://www.secoloditalia.it
“La minaccia di luglio scorso del califfo al Baghdadi è stata precisa ed è attentamente valutata dal…

Visualizza post su Facebook · Modifica impostazioni e-mail · Rispondi a questa e-mail per aggiungere un commento.
 I musulmani di Francia lanciano un appello in difesa dei cristiani perseguitati d’Iraq, vittime di minacce da parte dei jihadisti dello Stato Islamico. L’Appel de Paris (L’appello di Parigì) è stato proclamato stamani alla Grande Moschea della capitale francese dal rettore e presidente del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), Dalil Boubakeur, e da Patrick Karam, presidente dell’associazione Cristiani d’Oriente in pericolo. Tra i firmatari anche Abderrahmane Dahmane, presidente del Consiglio dei democratici musulmani di Francia, Anouar Kbibech, presidente del Rassemblement des musulmans de France (Rmf) e Ahmet Ogras, presidente della Coordination des musulmans turcs de France (Ccmtf).

I musulmani di Francia, si legge nel testo, qualificano le minacce ai cristiani d’Iraq come “atto terroristico” e “crimine contro l’umanità” e dichiarano apertamente “sostegno ai fratelli cristiani d’Oriente per la maggior parte arabi” ricordando “il diritto inalienabile” dei cristiani di “restare a vivere sulla propria terra” e “la libertà di praticare la propria fede”.

Gli organizzatori hanno inoltre annunciato una grande conferenza sul tema che si terrà a Parigi entro la fine dell’anno e chiedono che venerdì prossimo la preghiera, in tutte le moschee di Francia e Europa, sia dedicata “alla memoria dei nostri fratelli cristiani d’Oriente vittime dell’intolleranza e della barbarie”. Per Boubakeur quest’appello è “un grido d’allarme” contro “una violenza assolutamente intollerabile e incompatibile con l’islam”.

Domenica di urne in Russia: un test elettorale amministrativo a macchia di leopardo coinvolgerà 51 milioni di aventi diritto (quasi la metà del corpo elettorale), compresi i nuovi elettori dell’annessa Crimea, e che misurerà in qualche modo il consenso dello stesso leader del Cremlino, cresciuto a livelli record per la sua politica in Ucraina ma soprattutto di ferma determinazione a reagire alla “guerra” di Ue e Nato ispirata dalla Casa Bianca. Una consultazione sottotono e senza veri leader o partiti di opposizione (a parte Iabloko, che denuncia boicottaggi a Mosca), a dispetto dei numeri: 63 partiti sui 79 ufficialmente registrati hanno presentato complessivamente oltre 43mila candidati. Ma Alexiei Navalni, oppositore numero uno di Putin, non può partecipare perché ai domiciliari e imputato in un ennesimo processo a Mosca. Niente candidatura per la giornalista Olga Romanova e Maria Gaidar, figlia del defunto ex premier liberale di era ieltsiniana Iegor Gaidar, architetto della terapia economica shock dopo il crollo dell’Urss. Entrambe dicevano di aver raccolto più delle 5000 firme necessarie, ma la commissione elettorale ne ha annullate oltre il venti per cento, escludendole dalla corsa. Ma anche se avessero partecipato, come dimostrano i sondaggi, non sarebbe cambiato nulla perché Putin vola verso il trionfo. Si voterà per eleggere 30 nuovi governatori (19 si sono dimessi anticipatamente ma quasi tutti si sono ricandidati) e 14 parlamenti locali in 84 degli 85 soggetti federali russi (l’unica a non votare è l’Inguscezia). Tra i governatori più importanti della competizione elettorale quelli di San Pietroburgo, delle regioni di Stavropol, Krasnoiarsk, Primorski Krai, Novosibirsk, Volgograd e della repubblica autonoma di Bashkiria. Gli elettori saranno chiamati a rinnovare anche molti consigli circoscrizionali. La Crimea e la città di Sebastopoli andranno alle urne per la prima volta dopo l’annessione russa, per scegliere rispettivamente i deputati del consiglio di stato (il parlamento regionale) e quelli dell’assemblea legislativa locale: si potrà usare sia il passaporto russo sia quello ucraino
Massimo Iaquinangelo
Massimo Iaquinangelo 9 settembre 20.01.15
51 milioni di elettori alle urne in Russia: tutti i sondaggi dicono che per Putin sarà un trionfo

http://www.secoloditalia.it
Domenica di urne in Russia: un test elettorale amministrativo a macchia di leopardo coinvolgerà 51 m…
[ IL SERVIZIO CONTINUA ]
—————————————————————-

IN QUESTO NUMERO ( TRA LE TANTE NOTIZIE ) :

[ tratti da Stampa Libera – http://www.stampalibera.com ]

“NAZIFASCISMO” o “NAZIONALSOCIALISMO E FASCISMO”?
Redazione | 08-09-2014
Catagoria: SocietàFREE

IL TRADIMENTO DEI SAVOIA E DI BADOGLIO: ITALIA A SOVRANITA′ INESISTENTE DAL 1943
Redazione | 09-09-2014
Catagoria: MondialismoFREE

Catagoria: EsteriFREE

Italia serva. Le carte segrete anglo-americane, parlano chiaro: i Savoia e Badoglio (artefice della disfatta di Caporetto) avevano già svenduto l’Italia ai cosiddetti “alleati” un anno prima. E infatti il 3 settembre del ’43 fu firmato l’armistizio

L’agenda del governo? Scritta dall’ambasciata Usa
Administator | 08-09-2014
Catagoria: PoliticaFREE

Non era ancora finita la guerra 1939-1945, che l’antifascismo coniò il termine “nazifascismo”. Il motivo è palese: si vogliono accorpare le responsabilità sulle infamie – reali, presunte o costruite che siano – del nazionalsocialismo con il fascismo.

Fonte: www.libreidee.org Cari elettori italiani, sapevate che il programma di governo – qualsiasi governo – lo scrive direttamente l’ambasciatoreUsa a Roma? Fateci caso: l’attuale politica economica di Renzi – rottamare lo Stato e svendere l’Itali

[ per leggere tutto – vedi :oltre ]
—————————————————————-
[ TRATTO DA STAMPA LIBERA – L’IMFORMAZIONE ]
—————————————————————-

Manifesto di Rinascita Nazionale
Administator | 09-09-2014 Categoria: Società

Manifesto di Rinascita Nazionale

Un laboratorio di sovversione mondiale lavora per la perversa distruzione di ogni cultura, di ogni identità, di ogni giustizia sociale, di ogni differenza territoriale, linguistica e storica, di ogni assetto umano già fondato sulla libertà individuale, sulla solidità della famiglia, sulla centralità e solidarietà di ogni parte della comunità nazionale.
L’arma brandita da questo “laboratorio della distruzione” è la feroce iniezione di massicce dosi di un pensiero unico ispirato a pseudo-modelli “universali” di finto egualitarismo culturale, sociale ed economico, imposti a una società di massa rassegnata e narcotizzata, ed estranei ai nostri costumi, valori, ideali, speranze.
Il suo inconfessabile obiettivo è l’annientamento dei popoli, soprattutto se forti di una civiltà e di un destino comune.
E’ fondamentale dovere, di ogni uomo libero e di ogni forza sociale ancora gelosa e fiera della propria indipendenza e creatività, contrastare questa strategia della distruzione nelle sue molteplici manifestazioni.
Nostro è il dovere di ricostruire l’identità e la solidarietà di popolo.
Innanzitutto rovesciando le nefaste politiche di decrescita demografica e di coatta immigrazione-invasione che hanno quale scopo comune la distruzione del tessuto identitario e socio-economico delle nostre genti.
L’accoglienza indiscriminata di moltitudini sradicate dalle proprie culture, provocata dalla continua propaganda in favore di un falso umanitarismo spacciato come “espiazione” di presunte colpe ancestrali, è una politica criminale, e per noi suicida, che conduce all’ineluttabile rottura di quel “contratto sociale” che ha reso possibile, da sempre, la nascita e la crescita delle civiltà.
Questa la strategia della distruzione contrabbanda come “becero razzismo di un popolino scomposto e ignorante dal cuore di pietra che mai sanguina”, il sacro diritto di essere padroni in casa nostra.
I nuovi negrieri manovrati da “menti oscure” utilizzano questa merce umana per procurare profitti ai signori del denaro. L’iniezione di questa manovalanza a basso costo per abbattere i cosiddetti costi del lavoro crea soltanto, nei territori di accoglienza, disoccupazione, delocalizzazioni e disordine delinquenziale. Nei territori di origine, guerre, sottosviluppo e destabilizzazione sociale, economica, culturale e politica.
Ogni comunità organica ha diritto a decidere e a costruire essa stessa, nella sua terra, il proprio futuro.
La civiltà non si sradica né si esporta: è il cammino autodeterminato di ogni popolo.
La forzata integrazione, la forzata acculturazione, crea soltanto emarginazione e conflitti sociali.
La nobiltà dell’uomo e la nobiltà del lavoro
Ogni realizzazione dell’uomo, ogni creazione manuale ed intellettuale dei nostri popoli, va gelosamente protetta: si tratti della cultura o della mozzarella, dell’acciaio o del vino.
Rifiutiamo di importare ciò che già da noi si produce, in abbondanza e di qualità.
Rifiutiamo ogni modello monoculturale di massa che il laboratorio della distruzione vuole imporre per dividere uomini e popoli e così assoggettarli alle leggi del profitto e dell’usura: dall’ipermercato h24 all’informazione unica e manipolata, dalle armate neocoloniali alla “giustizia universale”, dalla moneta unica alla lingua unica.
Noi e la nostra terra possiamo già soddisfare ogni necessità sociale, industriale, agricola, politica e intellettuale.
E’ vitale restituire all’uomo la sua centralità nella vita, nel lavoro e nell’economia. L’uomo, il lavoratore, il produttore, non più numero o consumatore, deve tornare ad essere attore ed artefice della propria esistenza, del proprio benessere e del proprio futuro. Non più mercificato e sfruttato. Non più inconsapevole strumento dell’arricchimento della ristretta oligarchia dei signori del denaro, la stessa che guida le multinazionali, le banche, la politica del Debito Infinito di uomini e nazioni e la globalizzazione. Globalizzazione e mondializzazione da noi mai voluta, ma certamente subita!
Un’oligarchia senza volto, che utilizza i suoi camerieri imposti alla guida dei governi e degli Stati, che si nasconde dietro i suoi delegati di Wall Street e della City e che distrugge l’economia reale con vergognose speculazioni finanziarie, privatizzazioni-rapina, liberalizzazioni-truffa, delocalizzazioni e deregolamentazioni.
Un’oligarchia senza volto che si maschera dietro impenetrabili trust e impone miseria per tutti,  con la flessibilità, la precarietà e la mobilità del lavoro. Che spegne ogni scintilla di iniziativa imprenditoriale non conforme agli interessi della lobby globalista.
Un’oligarchia che si ingrassa di eterne cedole e di tassi usurai imposti alle nazioni con inique tassazioni emanate da “governi tecnici” nominati ad hoc. Immoralità del debito pubblico.
Soltanto riprendendo nelle mani il suo futuro il popolo potrà liberarsi dalle catene dell’attuale servitù. Con ogni mezzo.
Tutto deve essere ridiscusso.
L’imposizione di una società multietnica.
I trattati di servaggio internazionale.
Le leggi capestro sulla proprietà della moneta, che non può che essere dei popoli e non, come oggi, di banche d’affari “anonime”.
Le norme liberticide: quelle che comprimono le libertà dell’uomo, rapinano il futuro ai giovani e quelle che soffocano l’economia produttiva ad esclusivo vantaggio di speculatori e finanzieri internazionali.
La struttura elefantiaca e inefficiente dei mille organi istituzionali – amministrativi, governativi, legislativi e giudiziari – non più strumenti del contratto sociale e degli interessi del popolo, ma autoreferenziali e al tempo stesso sudditi di caste interne e di poteri transnazionali.
Tutto nell’interesse di tutti
E’ tempo di rovesciare il piatto avvelenato che il laboratorio della distruzione impone.
E’ tempo di rivendicare con orgoglio la nostra diversità e unicità. Gelosi delle nostre autonomie e delle nostre tradizioni.
Roma, Parigi e Mosca non sono né la New York delle banche né la Bruxelles dell’eurocrazia.
Arte, cultura, storia, genio, solidarietà e civiltà sono radicate nelle nostre terre e nelle nostre genti.
La nostra identità vive anche delle nostre case, delle nostre strade, delle nostre campagne, della nostra opera, della nostra memoria. Non può essere  accettato alcun attacco speculativo o fiscale contro questi valori primari. E quando prone e assenti istituzioni latitano dai loro doveri di tutela, è nostro compito e obbligo civile sostituirle con un impegno in prima persona.
E’ il momento di riaffermare la sovranità di ogni nazionalità.
E’ il momento di stracciare tutti i pezzi di carta che altri hanno scritto e sottoscritto a nostro nome e a nostro danno.
E’ il momento di riproporre il vero contratto sociale tra i cittadini e i loro rappresentanti, di costruire uno Stato strumento del popolo e non soggetto a caste interne ed oligarchie apolidi.
E’ il momento di farla finita con la cosiddetta “unione europea” che altro non è che la cinghia di trasmissione dei diktat del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, delle sue Banche Centrali, della grande finanza e delle multinazionali.
E’ il momento di riaffermare il sacro diritto dei popoli all’autodeterminazione.
E’ il momento di riunire in un solo corpo vivente, in una potente alleanza, i popoli che da sempre condividono lo stesso destino, da Dublino a Vladivostok.
E’ il momento di una Lega di terra e di popolo.
E’ vitale costruire rapidamente e attivare una Lega Nazionale.
Per aggregare rapidamente ogni energia, ogni forza italiana orgogliosa della nostra comune memoria, della nostra storia, della nostra gente, della nostra cultura e pronta a riprendere la strada del virtuoso cammino un destino comune.
Per mandare a casa definitivamente i distruttori della nostra patria comune e i parassiti loro camerieri, tutti vergognosi esportatori di “democrazia” a colpi di guerre e di odio.
Per riprenderci le nostre vite, la nostra dignità, i nostri sogni, la famiglia, la natura, le amicizie, le risate  e quindi un lavoro che ci permetta tutto ciò e non al loro posto.
Per restituire ai giovani il diritto-dovere di riconquistare, in una scuola “seconda famiglia” e maestra e palestra di vita, la migliore educazione e istruzione nazionale. Con la libertà di dissentire dal pensiero unico, con il confronto diretto tra tesi contrapposte e con l’ausilio di ogni nuova tecnologia.
Per spazzare via ogni deviazione multiculturale, predicata dalle varie chiese, propagandata dai media asserviti e tesa soltanto alla massificazione del genere umano in un indistinto e “tollerante” caos di teatranti, mimi e schiavi.
Per uscire dai patti capestro di sudditanza politica imposti dalla cosiddetta “unione europea”, dall’Alleanza Atlantica e dall’alta finanza – dal Trattato di non proliferazione nucleare alla Corte internazionale di Giustizia, al fiscal compact fino al prossimo Trattato commerciale transatlantico – sottoscritti ai danni di ogni popolo d’Europa e combattere ogni strategia di deregolamentazione economica, meticciato culturale ed esproprio militare della nostra sovranità nazionale.
Per aggregare tutte le entità nazionali europee, da Dublino a Vladivostok, su una via comune di progresso e di destino culturale, economico, scientifico, politico e militare.
Per un’Europa dei Popoli.

Promotori e sottoscrittori su:
http://www.firmailmanifesto.org

La nostra è la tua lotta.
Non è certo di chi, schiavo senza dignità, si fa scimmia e cane e zerbino di questi Signori della tristezza e del denaro. Di esseri senza spina dorsale che di tutto conoscono il prezzo ma di niente il valore.
Qui si tratta di porre fine al tempo del bastone e della carota.
Qui si tratta di sollevarsi dalle macerie. Di smettere di guardare soltanto alle nostre scarpe senza combattere per l’avvenire e senza chiedersi mai quale impronta lasceremo del nostro passaggio. Di urlare la propria dignità, di realizzare il proprio destino.

La sottoscrizione di questo manifesto è un dovere personale e comunitario per creare non oltre questo autunno 2014 un potente, trasversale, fuori dai vecchi schemi e risolutivo movimento di popolo: una Lega Nazionale.

Articolo letto: 1 volte (03 Settembre 2014)

[ IL SERVIZIO CONTINUA ]
—————————————————————
( SEGNALAZIONE – DA MESSAGGIO “POSTATO” SU FACEBOOK ]
Da quasi un anno , ogni giorno su giornali e telegiornali, si sente parlare di Ucraina e di “Euromaidan”(1), il nome dato alla rivolta scoppiata il 21 Novembre 2013 a piazza Indipendenza, nella capitale Kiev.E’ sbagliato pensare che tutto parta da quel giorno, perché la questione ucraina, con i risv…
news.russia.it
[ riceviamo e pubblichiamo ]
—————————————————————

Daniele Bernava, in un articolo ricco di riferimenti bibliografici ci mostra “la longa manus dell’Occidente” sull’Ucraina, un pezzo fondamentale sulla scacchiera geopolitica, per realizzare quell’assedio del Continente-Terra imperniato sulla Russia che da tempo la potenza marittima americana tenta di portare al suo esito estremo. Oddio, tenta come tentarono Hitler e Napoleone… ritenta  e sarai più fortunato (forse)

Da quasi un anno , ogni giorno su giornali e telegiornali, si sente parlare di Ucraina e di “Euromaidan”(1), il nome dato alla rivolta scoppiata il 21 Novembre 2013 a piazza Indipendenza, nella capitale Kiev.

E’ sbagliato pensare che tutto parta da quel giorno, perché la questione ucraina, con i risvolti attuali, non nasce dal 2013, ma affonda le sue ragioni negli anni passati.

Nel 1997, quindi addirittura 17 anni fa, usci’ un libro, “La Grande Scacchiera” di Zbignew Brzezinski (2), in cui sostanzialmente, al riguardo dell’ex-granaio dell’URSS, si riporta chiaramente la necessità statunitense di sottrarlo all’influenza russa, in modo che la Russia stessa diventi una potenza regionale esclusivamente asiatica, per recidere la sua congiunzione con l’Europa. Questo è esattamente il disegno che sembra si stia realizzando, forzatamente e manu militari, ai giorni nostri con la regia occidentale, principalmente angloamericana.

Non solo libri, ma anche personaggi il cui nome e cognome sentiamo nominare dai mezzi di comunicazione di massa, aiuteranno a capire la complessità della crisi ucraina.

perrsonaggio chiave della storia ucraina dopo l’indipendenza dall’URSS (1991) è Leonid Danylovyč Kučma, padre padrone della nazione, presidente dal 1994 al 2005. Costui, cercò di accattivarsi le attenzioni occidentali con politiche liberiste e aderenti ai dettami del FMI. La sua gestione fu inficiata da corruzione e dall’annosa divisione tra filoccidentali e filorussi, oltre che dalla forte pressione degli oligarchi, desiderosi di accaparrarsi le risorse non più statalizzate della nazione. L’economia del Paese, già provata dal crollo del sistema socialista, vide una riduzione del reddito della popolazione, che divenne ancor più palese quando la Russia cominciò a riprendersi, sotto l’amministrazione di Vladimir Putin. Per affrontare la crisi in atto, operò in modo da far destituire il Primo Ministro filoccidentale Viktor Juščenko(3), che voleva un’integrazione con la UE, e mise al suo posto Anatoliy Kinakh, che successivamente si dimise, quindi poi s’insediò il filorusso Viktor Janukovyč (2002). In realtà quest’ultimo non fu cosi’ ostile all’Occidente, mandò truppe ucraine in aiuto agli americani in Iraq, nonostante il dissenso interno.

L’evento della svolta furono le elezioni presidenziali del 2004 che videro, il Primo Ministro Viktor Janukovyč , sostenuto soprattutto dai russofoni orientali, candidarsi alla presidenza ucraina. Elezioni tormentate da brogli e accuse reciproche di falsificazione e corruzione, che culminarono con la cosiddetta la Rivoluzione Arancione. I risultati controversi diedero come vincitore Janukovyč, ciò scateno l’opposizione occidentalista, con Juščenko in prima fila a manifestare a Kiev contro l’esito delle elezioni. A suo sostegno arrivarono l’allora presidente polacco Aleksander Kwasniewski e Javier Solana, alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea . Polonia e UE palesarono immediatamente il loro interesse in Ucraina. Altro personaggio attivo durante la Rivoluzione Arancione fu Julija Tymošenko (4), sostenitrice di Juščenko.

La rivoluzione ebbe un fortissimo sostegno da parte delle ONG e magnati stranieri. George Soros (5) è tra questi, finanziatore del movimento studentesco Porà! (E’ ora!), principale animatore delle proteste arancioni.

Prima della rivolta, si è lavorato per influenzare la popolazione dell’Ovest dell’Ucraina, che storicamente nutre poche simpatie per la Russia. L’uso di internet fu massiccio per mobilitare le masse.

L’ammissione circa quanto riportato è stata fatta da Michael Ledeen (6) l’8 Febbraio 2005 alla TV MSNBC:

“In Ucraina noi (circoli e neoconservatori) abbiamo dato denaro. Abbiamo dato addestramento alla resistenza non violenta, è molto importante impararla come farla. Abbiamo dato comunicazioni, cosi’ che la gente in altre località sappia che cosa avviene nelle altre…”.

E’ opportuno rammentare che le leggi federali USA vietano l’interferenza sulle società civili in altri Paesi.

Una volta rifatte le elezioni vinse Juščenko, che nominò a Primo Ministro Yulia Tymošenko.

Dalla rivoluzione arancione in poi per l’Ucraina ebbe instabilità politica, faide interne, corruzione, dimissioni, ma la politica continuò a ruotare attorno ai personaggi citati sopra.

Nel 2010 Yulia Tymošenko sfidò alle presidenziali l’eterno rivale Janukovyč, ma perse il confronto con quest’ultimo.

Janukovyč, non era affatto un nostalgico sovietico del collettivismo e prima dei fatti di Maidan stava per firmare un accordo di associazione con la UE e seguiva le direttive del FMI, che avrebbero tolto l’esigua protezione alle scarsamente competitive industrie ucraine, non adatte al confronto con le omologhe occidentali e con le loro merci di qualità superiore.

La UE richiedeva l’adeguamento ai suoi parametri di qualità e sicurezza e l’aumento della spesa militare. Per fare fronte a tutto ciò il FMI poteva concedere prestiti, ma con l’assicurazione di rincarare le bollette del 40% agli ucraini. Se si fosse optato di seguire i dettami occidentali si sarebbe dovuta eseguire una vera e propria macelleria sociale, visto che il reddito pro-capite ucraino è meno della metà di quello russo. Il bistrattato governo Janukovyč rifiutò nel 2011 altri prestiti in cambio dell’abolizione dei sussidi per le spese energetiche. Una delle poche scelte giuste di cui dargli atto.

Di fronte a certi eventi, l’associazione proposta dalla Russia, l’Unione Euroasiatica, sembrava il “male minore” ed in effetti lo era. Questa possibilità ha messo in allarme le frange filoccidentali e molti oligarchi, intimoriti dalla politica putiniana.

La scintilla che ha fatto scatenare la rivolta di Euromaidan è stato il congelamento del trattato di associazione con la UE, che secondo l’opinione di molti ucraini filoccidentali avrebbe salvato il Paese dal collasso (difficilmente visti i motivi sopraelencati). Nella rivolta, iniziata a Novembre 2013, rientra in gioco una vecchia conoscenza della politica ucraina, Arsenij Jacenjuk (8), che è capo della Open Ukraine Foundation somigliante alla Open Society di Soros, i cui sostenitori sono nientemeno che il Dipartimento di Stato USA e la NATO (9). Janukovyč in un primo momento, non potendo gestire la rivolta, fomentata anche dall’estero, ha tentato un compromesso con quest’ultimo, ma i rivoltosi non hanno acconsentito, pretendendo elezioni anticipate e le sue dimissioni da presidente. Immancabile in tutto ciò è stata la Tymošenko, divenuta oramai la “pasionaria” per i giornali occidentali, con i suoi continui appelli per impedire che l’Ucraina finisca nell’orbita di Mosca, dichiarando in una telefonata addirittura di voler sparare a Putin.

Lei si che è paladina della tolleranza e della “democrazia”.

Janukovyč ha gravi colpe, la corruzione era massiccia e il disastroso contesto ucraino è anche sua responsabilità. Lo ha affermato anche Putin, pur riconoscendolo come presidente legittimo vittima di un colpo di stato, che è arrivato a comprendere alcune motivazioni della protesta, come riportato dalla giornalista Anna Zafesova (7).

La situazione esplosiva ha costretto alla fuga Janukovyč ed ha portato un vuoto di potere. Questo scenario ha comportato la reazione dei russofoni, ribellatisi soprattutto per il provvedimento del parlamento che toglieva delle concessioni alla lingua russa. Armi in pugno ancora oggi, lottano per non assoggettarsi alla politica occidentale ed europeista, sia per motivi economici, sia per motivi culturali-religiosi. L’Ucraina orientale è tutt’ora integrata nel tessuto economico russo ed è importantissima anche dal punto di vista militare per la Russia stessa, che conserva in essa un grosso indotto. Le preoccupazioni russe, di fronte alle ingerenze occidentali ed all’eventuale adesione ucraina alla UE e alla NATO, sono legittime e comprensibili. I russofoni tra l’altro non sopporterebbero il laicismo e l’anticristianesimo intrinseco facente capo a Bruxelles.

Lo scandaloso comportamento dell’Occidente si evince anche dal fatto che chiude gli occhi su massacri efferati (Odessa), sul reclutamento di mercenari e di formazioni paramilitari che si richiamano sulla carta al nazionalsocialismo, ostentandone i simboli, come Pravyi Sektor e il Battaglione Azov, ma che all’atto pratico sono utili ai potentati finanziari. Iniziale finanziatore di Pravyi Sektor è stato Igor Kolomoyskyi (10), personaggio alquanto oscuro e governatore della regione di Dnipropetrovs’k.

Molti mercenari sono stati addestrati addirittura precedentemente alla rivolta dalla Polonia, il cui ministro Radosław Sikorski (11) è stato implicato nella loro gestione.

Non è mancata neanche l’intromissione di forze israeliane, che si sono viste agire proprio a Maidan (12).

Cosa dire di Victoria Nuland (assistente segretario di stato di Obama) vista a Maidan a distribuire del pane alla gente, che ha affermato che Washington ha investito ben 5 miliardi di dollari per la destabilizzazione dell’Ucraina (13)? Le leggi federali USA, che vietano la manipolazione delle società civili straniere, calpestate ripetutamente.

Non ultimo, non poteva mancare il famigerato George Soros, sempre di mezzo, che ha ammesso candidamente le sue responsabilità alla CNN sugli eventi di Euromaidan (14).

Un elenco di nomi e cognomi in cui si evince l’interferenza dell’Occidente attraverso personaggi compiacenti, che accusa ipocritamente la Russia di ingerenze in Ucraina, che tra l’altro possono tranquillamente considerarsi legittime, in quanto abitata anche da russi ed integrata nel suo sistema economico.

La Russia non bada al sottile, sostenendo energicamente i “ribelli” filorussi. ma è chiaramente sulla difensiva, l’aggressore vero è l’Occidente, che ha orchestrato un vero e proprio colpo di stato aizzando la popolazione con i settarismi, le prove sono incontrovertibili e schiaccianti.

Daniele Bernava

Riferimenti e note:

1) Letteralmente Europiazza, dall’ucraino Євромайдан (Jevromajdan).

2) Politico e stratega USA di origini polacche, membro della Commissione Trilaterale e personaggio molto influente nella strategia estera americana.

3) Viktor Juščenko è sposato con Kateryna Chumachenko, nata a Chicago, membro della lobby ucraina americana, collaboratrice di Ronald Reagan, George H. Bush e di Zbignew Brzezinski.

4) La donna più importante in Ucraina, di origini ebraiche, ha ricoperto diversi incarichi politici, sempre filoccidentale, tranne in un caso (nella guerra tra Russia e Georgia del 2008 si dichiarò neutrale). Si è ritrovata indagata per corruzione. E’stata arrestata per malversazione nel 2011.

5) Magnate e speculatore di origini ebraico-ungheresi, fu uno degli artefici del crollo della Lira, finanzia diverse ONG a favore del liberalismo, attive soprattutto nell’Est Europa e nell’Asia centrale. La sua organizzazione più importante è la Open Society Foundation, con cui “apre” i popoli alla democrazia ed al liberalismo.

6)Storico ed analista politico statunitense, legato ad ambienti israeliti e neoconservatori.

7)http://www.lastampa.it/2014/03/04/esteri/linea-dura-di-vladimir-putin-yanukovich-uno-sciocco-ma-a-maidan-stato-un-golpe-orqZv2t27ryjMgdsV1GO0O/pagina.html

8) Banchiere e politico di origini ebraiche, legato all’Occidente e al mondo finanziario apolide.

9) http://openukraine.org/en/about/partners

10) Oligarca filoccidentale e banchiere di origini ebraiche, tra i più ricchi in Ucraina.

11) Ministro degli esteri della Polonia, membro in passato di Solidarnosc e collaboratore attivo delle amministrazioni USA.

12) http://www.haaretz.com/news/world/1.577114

13) http://www.informationclearinghouse.info/article37599.htm

14) http://youtu.be/l0Jtv6HEWQ4

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Settembre 2014 EasyBlog.ready( function(){ eblog.ratings.setup( ‘blog-77-ratings’ , true , ‘entry’ ); });

—————————————————————-
<< “NAPOLI NOBILISSIMA” MA SVENTURATA >>
NELLA CITTA’ DI LUIGI DE MAGISTRIS – IL SINDACO ARANCIONE – GATTOPARDO ( ALIAS : PER I LAZZARI DETTO GIGGINO ‘A MANETTA… )
—————————————————————-
1
‘o pernacchio di
Benedetto Casillo
La Piedigrotta che non c’è più

Piedigrotta, la festa non c’è, ma che è rimasta nei cuori di moltissimi napoletani. Erano proprio questi primi giorni di settembre i tempi delle grandi manifestazioni popolari in onore della Madonna: carri allegorici, canzoni, fuochi a mare. Tutta la città rischiarata a giorno da pittoresche luminarie che conduceva alla chiesa ai piedi della grotta di Mergellina. Ogni anno un tema diverso disegnato con migliaia di lampadine luccicanti. Spesso si trattava di avvenimenti di strette attualità. Ricordo con emozione la Piedigrotta celebrativa del primo viaggio dell’uomo nello spazio. ‘ O Sputnik! Ho ancora davanti agli occhi le gigantesche luminarie di Piazza Vittoria e della Torretta. Non meno suggestive erano le rappresentazioni di scene e temi più festaioli. Straordinaria fu una “porta” intitolata “Core furastiero”. Musica, voci, calori e scoppi di allegria. ‘E cuppulune, ‘e triccaballacche, caccavelle scetevaiasse e putipù. E bancarelle, centinaia di bancarelle con prodotti tipici settembrini. Fiumi di persone gioiose fino a notte inoltrata. Per una settimana e più. Poi il culmine delle feste con i famosissimi fuochi a mare. Fuochisti di alta scuola si sfidavano in pirotecnici dipinti in cielo, che andavano poi a immergersi nelle acque calme del golfo. La gente raccolta a centinaia di migliaia lungo via Caracciolo e sulle colline di Posillipo e del Vomero ammirava a bocca aperta, per poi lasciarsi andare in un luogo, interminabile applauso che rimbombava fino alle pendici del Vesuvio. Anche i carri allegorici erano motivo e terreno di sfida tra maestri della carta pesta, in rappresentanza dei vari quartieri cittadini. Autentiche opere d’arte. Sculture di cartone, per sottili ironie e parodie. Ed erano presi di mira tutti i potenti dell’epoca, senza guardà nfaccia a nisciuno. Festa pagana e religiosa Piedigrotta. Straordinarie furono le storiche parati militari nelle quali i regnanti dell’epoca venivano a rendere omaggio alla Madonna. Omaggio che non fecero mancare nemmeno il condottiero Giovanni D’Austria, Giuseppe Garibaldi e Angelo Roncalli, non ancora Papa Giovanni XXIII. Nota ai più la grande devozione della splendida cantante Gilda Mignonette. Una leggenda narra che l’artista, ormai malata, morì a bordo di un vapore di ritorno dall’America, non appena giunta nel golfo di Napoli, salutata dal suono delle campane della chiesa di Piedigrotta. Fede, devozione popolare, storia, leggende, arte, festa, gioia contagiosa. Questa era Piedigrotta. Poi è morta. O l’hanno soppressa. Ai responsabili della sua scomparsa na batteria e’ pernacchie.

2
—-Messaggio originale—-
Da: grazianigiuseppe@yahoo.it
Data: 10/09/2014 22.16
A: <undisclosed recipients:;>
Ogg: rinvio “Settembre ai Decumani”

Buonasera,
a causa del perdurare delle avverse ed imprevedibili condizioni climatiche l’Amm.ne Comunale, il CCN Borgo Dante e Decumani, nonchè le produzioni artistiche di Gigi Finizio, M’Barka Ben Taleb ed Ida Rendano, hanno deciso di rinviare i concerti di giovedi 11 in Piazza Dante di Gigi Finizio, di venerdì 12 in Piazza Bellini di M’Barka Ben Taleb e di sabato 13 in Piazza San Gaetano di Ida Rendano. Le nuove date saranno comunicate al più presto possibile.
Grazie.
Cordiali Saluti
Giuseppe Graziani

Presidente CCN Borgo Dante e Decumani

—————————————————————-
INTERVENTO FILIPPO GIANNINI ( tratto da Stampa Libera )
—————————————————————

“NAZIFASCISMO” o “NAZIONALSOCIALISMO E FASCISMO”?
Redazione | 08-09-2014 Categoria: Società

“NAZIFASCISMO” o “NAZIONALSOCIALISMO E FASCISMO”?

di Filippo Giannini

Non era ancora finita la guerra 1939-1945, che l’antifascismo coniò il termine “nazifascismo”. Il motivo è palese: si vogliono accorpare le responsabilità sulle infamie – reali, presunte o costruite che siano – del nazionalsocialismo con il fascismo.

Una cosa va chiarita prima di entrare nell’argomento: Mussolini sin dalla nascita del movimento hitleriano e fino agli ultimi giorni della sua vita, anche quando l’aiuto tedesco per la conduzione della guerra ormai compromessa, sino ad allora, ripeto, differenziò sempre l’ideologia della sua creatura, il Fascismo, da quella del Nazionalsocialismo.

Agli osservatori superficiali o interessati, parrebbe evidente che l’uno (il Nazionalsocialismo) e l’altro (il Fascismo) avessero molte analogie, una fra tutte: avere gli stessi avversari e cioè il comunismo e il capitalismo. Tuttavia, sin dai primordi dei due Movimenti – certamente “totalitario” il primo, “autoritario” il secondo – erano evidenti precise differenze, così profonde che il confronto fra le due “dittature” può essere trasportato solo a livello di generica astrazione.

Una delle massime mussoliniane era: . Il Corporativismo economico di tipo italiano fu ricusato da Hitler in quanto contemplava una certa autonomia per ben precise componenti istituzionali. Il Führer impose il controllo completo del Partito su ogni organo sociale ed economico dello Stato.

Una delle più profonde divergenze fra le due ideologie è quella del “razzismo”, concezione sconosciuta ai fascisti italiani ed estranea agli italiani in generale. La qual cosa darà adito, proprio a partire dal 1938 (data della divulgazione in Italia delle “leggi razziali”) a contrasti sempre più stridenti fra i due Paesi “alleati”.

Ogni rivoluzione prevede la nascita dell’”uomo nuovo”: quello nazionalsocialista sarebbe stato un prodotto biologico, quello fascista era orientato sulla tenacia, sulla tradizione ed i valori della “romanità” e sulla formazione culturale.

Come sappiamo, il fascismo salì al potere come Movimento di minoranza che venne scelto dalla Monarchia come “male minore”, vista la situazione pre-rivoluzionaria esistente in Italia in quegli anni. Ecco, quindi, un’altra delle differenze fra il fascismo e il nazionalsocialismo. Quest’ultimo giunse al potere nel 1933 forte del consenso – democratico – del 40% dei tedeschi.

Altra differenza sostanziale fra i due regimi è che quello italiano si sviluppa all’interno di uno Stato fortemente radicato nella Chiesa cattolica, intralcio che in quello tedesco era inesistente.

Stessa situazione esisteva per l’istituto monarchico con il quale il fascismo dovette fare i conti. Ostacolo insussistente in Germania.

Certamente le differenze più sostanziali fra i due regimi sono forse quelle che riguardano il rapporto fra Partito e Stato e l’assetto futuro del mondo. Nel fascismo si esaltavano le funzioni di popolo e comunità, ma l’uno e l’altro debbono operare nell’interno dello Stato. Nello Stato fascista il Partito stesso è subordinato allo Stato: . E’ fuor di dubbio che nel programma fascista c’è la volontà di creare uno “Stato totalitario”, ma “totalitario” nel senso fascista: “totalitario in quanto la totalità è nello Stato”.

Così, se in Italia trovano forma i “Codici Rocco”, certamente autoritari e che ancor oggi, a livello giurisdizionale, sono validi, se vi era un Senato di nomina regia, se vi era un Parlamento che si svilupperà poi nella “Camera dei Fasci e delle Corporazioni”, per cui il lavoro parlamentare svolgeva le sue funzioni e il legislatore poteva manifestare la propria opera in modo organica, tutto questo nella teoria giuridica nazionalsocialista non esiste. Nella Germania nazionalsocialista il Partito controlla lo Stato, anzi e più propriamente, lo Stato è il Partito.

Con maggior precisione il professor F. Muni, nella conferenza tenuta all’Istituto Storico di Terranova Bracciolini il 16 settembre 1998, ha precisato. “Capo” il quale agisce non perché delegato dal popolo, ma opera per volontà del popolo tedesco. Così prende vita quel che viene chiamato il “Führerprinzip”, il “principio del Capo”, il principio del Führer che sostanzialmente diventa legge. Il fascismo vuol creare, invece, un “Ordine Nuovo”, vuol far capire che la migliore soluzione possibile è “quella soluzione economica, quella teoria filosofica”. Il nazionalsocialismo esprime una volontà dogmatica, una volontà che non può andare oltre i canoni del nazionalsocialismo>.

Nell’Italia fascista teorie del genere erano impensabili.

Per concludere questo certamente incompleto esame delle diversità dottrinarie e di sostanza fra i due regimi, va evidenziato l’aspetto decisamente di base che differenziava le due “dittature”: la personalità e il senso del comune vivere civile dei due “dittatori”, così diversi che condizionerà la storia quando questa sarà libera di essere scritta senza gli agganci che le sono stati imposti.

Chiudiamo ricordando il pensiero di Renzo De Felice, come riportato nell’”Intervista sul Fascismo”, pag.51: .

Insomma: tra fascismo italiano e nazionalsocialismo tedesco ci sono semmai più punti di divergenza che di somiglianza. Come ha osservato Michael Ledeen.

Se si volessero trovare similitudini fra le tre grandi rivoluzioni del XX Secolo (Comunismo, Fascismo e Nazionalsocialismo), queste sono più evidenti fra il Comunismo e il Nazionalsocialismo che fra quest’ultimo e il Fascismo.

—————————————————————-
SPAZIO LIBERO, APERTO A TUTTI, SENZA FILTRI O CENSURE
—————————————————————-
1 –
—– Original Message —– From: uri b
Sent: Wednesday, September 10, 2014 2:47 PM
Subject: Proposta egiziana: “Stato palestinese in Sinai”. Ma Abu Mazen dice NO

Ulteriori dettagli sulla notizia nei commenti presenti a fondo pagina. Buona lettura.

Proposta egiziana: “Stato palestinese in Sinai”. Ma Abu Mazen dice NO

http://www.focusonisrael.org/2014/09/09/proposta-egiziana-stato-palestinese-in-sinai-ma-abu-mazen-dice-no/

>> Segui su Facebook FOCUS ON ISRAEL https://www.facebook.com/FocusOnIsrael
>> Segui su Facebook PROGETTO DREYFUS https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus

Emanuel Baroz
9 settembre 2014

4 commenti

“Stato palestinese in Sinai”, il piano segreto di Al Sisi

Offerta per sbloccare il negoziato. Ma Abu Mazen dice no

di Maurizio Molinari

Gerusalemme – Giallo diplomatico e tempesta di polemiche su un presunto piano egiziano per far nascere lo Stato di Palestina nel Sinai, unendolo territorialmente alla Striscia di Gaza. «L’Egitto ci ha proposto una parte del Sinai per realizzare lo Stato di Palestina ma ho rifiutato perché è illogico che siano loro a risolvere il problema che abbiamo con Israele» ha affermato il presidente palestinese Abu Mazen in un incontro domenica sera a Ramallah con alcuni consiglieri di Al Fatah, rivelando i contenuti sorprendenti di una conversazione avuta con il rais egiziano Abdel Fattah Al Sisi.

Durante un recente incontro al Cairo, Al Sisi avrebbe infatti tratteggiato una «iniziativa di pace nel Sinai per la Palestina» ipotizzando di affiancare alla Striscia di Gaza circa 1600 chilometri quadrati di terra adiacente, oggi territorio egiziano, «per porre termine alla questione dei rifugiati» come lo stesso Abu Mazen ha confermato all’agenzia palestinese Ma’an. Si tratta di un’area del Sinai grande cinque volte l’attuale Striscia di Gaza e l’Egitto si sarebbe detto pronto a «concederla» in cambio della decisione di Abu Mazen di far venir meno due degli ostacoli all’intesa sulla fine del conflitto: la richiesta di far tornare i profughi del 1948 e di far ritirare Israele entro i confini antecedenti alla guerra del 1967. Il piano egiziano prevederebbe inoltre che le città palestinesi della West Bank, al momento amministrate dall’Autorità di Abu Mazen, «rimangano sotto il controllo palestinese», e che il nuovo Stato palestinese sia «smilitarizzato».

Ma quando i contenuti del «piano egiziano» sono stati divulgati, ieri mattina, dalla radio dell’esercito israeliano la reazione del Cairo è stata immediatamente negativa e irritata. Fonti del ministero degli Esteri hanno parlato di «falsità infondate» ricordando che una simile ipotesi sul Sinai venne in realtà suggerita dal presidente Mohammed Morsi, sostenuto dai Fratelli Musulmani, e legato a doppio filo a Hamas.

Poche ore più tardi l’ufficio di Abu Mazen ha fatto marcia indietro e, con il segretario Al-Tayyb Abd al-Rahim, ha parlato di «fabbricazione israeliana» spiegando che in realtà sarebbe stato «l’ex capo del consiglio israeliano per la sicurezza nazionale Giora Eiland a suggerire la creazione dello Stato di Palestina a Gaza e in parti della penisola del Sinai, collegandolo all’autonomia delle città della West Bank».

La sovrapposizione tra frizioni egitto-palestinesi e scintille israelo-palestinesi, entrambe frutto del conflitto di Gaza, rende difficile ricostruire la genesi del «piano egiziano» ma per alcuni esponenti del governo israeliano si tratta di «un’idea che vale la pena discutere». L’ex capo del controspionaggio Yaakov Peri, ministro della Scienza per il partito laico Yesh Atid, sottolinea come «alcuni aspetti meritano un approfondimento» perché «possono aiutare a combattere il terrorismo nel Sinai» mentre Ayelet Shaked, del partito nazional-religioso Bayt Yehudì, ritiene che il premier Benjamin Netanyahu debba «incontrare Al Sisi per discutere queste idee».

La Stampa.it

Nella foto in alto: una ipotetica ricostruzione di come potrebbe apparire la proposta egiziana (fonte: Israele.net)

Emanuel Baroz, 9 settembre 2014

Categorie: Abu Mazen, Egitto, Fatah
Tags: Abu Mazen (Mahmoud Abbas), agenzia di stampa palestinese Maan, Egitto, Fatah, proposta egiziana per creazione stato palestinese nel Sinai, questione profughi palestinesi, rais egiziano Abdel Fattah Al Sisi,rifugiati palestinesi, Stato palestinese

Articoli Correlati

Abu Mazen: “Non un solo israeliano nel futuro stato palestinese”

Abu Mazen: “Non un solo israeliano nel futuro stato palestinese” Alla vigilia della ripresa a Washington dei colloqui di pace, dopo quasi tre anni di stallo, il presidente dell’Autorità Palestinese […]

L’ANP di Abu Mazen celebra l’anniversario di Fatah cancellando lo Stato di Israele dalle mappe

Il nuovo logo di Fatah cancella Israele Il logo ufficiale che celebra il 48° anniversario di Fatah contiene una mappa che mostra tutto Israele come “Palestina” di Itamar Marcus e […]

Hamas contro la proposta di Abu Mazen all’Onu: “Non possiamo riconoscere de facto lo Stato di Israele”

Hamas contro la proposta di Abu Mazen all’Onu: E’ vuota “Non possiamo riconoscere de facto lo Stato di Israele” ROMA, 17 set. – Non tutti i palestinesi sono a favore […]

Gaza, crolla tunnel per traffici con Sinai, muore palestinese

Gaza, crolla tunnel per traffici con Sinai, muore palestinese Un palestinese ha perso la vita la notte scorsa nella Striscia di Gaza, in seguito al crollo di una delle tante […]

Hamas respinge proposta Abu Mazen

Hamas respinge proposta Abu Mazen Il presidente Anp intende mediare tregua con Israele su Gaza (ANSA) – GAZA, 9 FEB – Hamas respinge la proposta del presidente dell’Anp Abu Mazen […]

Lista Commenti

Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

#1Emanuel Baroz

La nuova offerta egiziana: uno stato palestinese tra Gaza e parte del Sinai

Luce verde dagli Usa, pareri positivi in Israele, il secco no di Abu Mazen

Meno di due settimane dopo la fine dei combattimenti tra Israele e i gruppi terroristi a Gaza, il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha presentato una proposta di soluzione del conflitto ambiziosa e generosa: uno stato palestinese tra Gaza e parte del Sinai.

Secondo un reportage diffuso lunedì da Radio Galei Tzahal, dopo averci lavorato per diverse settimane il presidente al-Sisi ha offerto al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas), durante un loro recente incontro al Cairo, di cedergli 1.600 chilometri quadrati nel Sinai allo scopo di espandere la striscia di Gaza fino a cinque volte le sue dimensioni attuali. Secondo il piano, tale territorio dovrebbe costituire uno stato palestinese sotto il completo controllo dell’Autorità Palestinese. Il nuovo territorio, composto dalla striscia di Gaza e dalle terre aggiuntive nel Sinai, dovrebbe diventare uno stato smilitarizzato nel quale andrebbero a stabilirsi i profughi palestinesi che desiderano andarsene dai paesi dove ora vivono. Oltre a questa “Grande Gaza” indipendente, il piano prevede forme di completa autonomia per le città di Cisgiordania che attualmente fanno parte dell’Autorità Palestinese. In cambio, alla parte palestinese verrebbe chiesto di rinunciare formalmente alla rivendicazione di uno stato sulle linee armistiziali pre-’67 (cosiddetta Linea Verde).

Un’idea analoga era stata ventilata diversi anni fa da alcuni accademici israeliani, e in particolare dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale Giora Eiland, ma era stata seccamente respinta dal regime del presidente egiziano Hosni Mubarak.

La proposta, già segnalata la scorsa settimana da alcuni mass-media arabi come avanzata da un “alto funzionario egiziano” senza che fosse specificamente menzionato il presidente al-Sisi, sarebbe stata comunicata anche al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e all’amministrazione americana, che avrebbero espresso parere positivo all’idea.

Abu Mazen, secondo il reportage di radio Galei Tzahal, avrebbe già respinto in via definitiva l’offerta egiziana, nonostante forti pressioni da parte del Cairo. Secondo il Middle East Monitor, Abu Mazen ha definito la proposta “assolutamente inaccettabile”. Stando a un dispaccio dell’agenzia palestinese Ma’an, già a fine agosto Abu Mazen aveva menzionato la proposta, e il suo netto rifiuto, durante un raduno di Fatah a Ramallah.

Positive, per contro, le reazioni dei politici israeliani. Il ministro della scienza e della tecnologia Yaakov Peri, un ex capo dei servizi di sicurezza, si ha detto favorevolmente sorpreso dalla generosità di al-Sisi, aggiungendo che si tratta di una proposta “che merita d’essere discussa seriamente”. Pur rilevando diversi interrogativi che restano in sospeso, come la sorte esatta dei territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania) e di Gerusalemme (“Il concetto di autonomia è vago – ha detto Peri – e ognuno può intenderlo in modo diverso”), tuttavia il ministro del partito Yesh Atid ha affermato che nella proposta egiziana “ci sono elementi che varrebbe la pena approfondire nonostante il rifiuto di Abu Mazen”, giacché “potrebbe offrire una risposta a problemi che sinora non hanno trovato soluzione nei colloqui tra Israele e palestinesi”. Peri ha inoltre osservato che l’iniziativa di al-Sisi potrebbe anche contribuire all’interesse egiziano di stabilizzare la regione del Sinai travagliata dal terrorismo.

Secondo la parlamentare Ayelet Shaked , del partito Bayit Yehudi, il presidente egiziano ha compreso ciò che i “pacifisti”, israeliani e non, si rifiutano di capire da decenni e cioè che “la soluzione del problema palestinese deve essere regionale e non può ricadere solo sulle spalle di Israele”. Shaked ha esortato il primo ministro a incontrare il presidente egiziano per approfondire la fattibilità della proposta.

Giudizio positivo anche quello del ministro dei trasporti Yisrael Katz, del Likud, che tuttavia ha aggiunto su Facebook: “Splendido: ora non resta che convincere Abu Mazen, quelli che esigono il diritto al ritorno, e la sinistra israeliana”.

Sempre lunedì, il ministero degli esteri egiziano – citato dal reporter Adam Makary della ABC – ha smentito che al-Sisi abbia mai avanzato tale proposta. In serata, anche il portavoce della presidenza dell’Autorità Palestinese, Nabil Abu Rudaineh, ha smentito la notizia dicendo che al-Sisi non ha mai mai fatto una simile offerta e che l’idea di ampliare la striscia di Gaza verso il Sinai è del tutto inaccettabile sia per i palestinesi che per tutti gli arabi.

(Fonte: Jerusalem Post, Israel HaYom, Times of Israel , 8 Settembre 2014)

http://www.israele.net/la-nuova-offerta-egiziana-uno-stato-palestinese-tra-gaza-e-parte-del-sinai

9 set 2014, 15:00 Rispondi|Quota

#2Emanuel Baroz

«Non abbiamo la più pallida idea se un alto rappresentante egiziano abbia davvero ventilato questa idea ad Abu Mazen. Normalmente i paesi non cedono territori in cambio di niente (con la notevole eccezione di Israele). Ma la parte importante di questa storia non è se l’offerta sia reale o immaginaria. La parte importante è che Abu Mazen si vanta di aver seccamente rifiutato una soluzione concreta al problema dei “profughi”. Parlando a un raduno del suo partito Fatah a Ramallah, Abu Mazen ha detto (citato dall’agenzia palestinese Ma’an): “Gli egiziani sono pronti a ricevere [nel Sinai] tutti i profughi dicendo: ‘poniamo fine alla storia dei rifugiati, bisogna trovare un asilo per i profughi palestinesi e noi abbiamo tutta questa terra libera’. Questo mi è stato detto personalmente. Ma è illogico risolvere il problema a spese dell’Egitto. Noi non accetteremo”. E’ la dimostrazione che ad Abu Mazen non interessano i “profughi”: gli interessa colpire Israele. Quando l’Olp parla del cosiddetto “diritto al ritorno”, in Occidente di solito si fa spallucce dicendo che i palestinesi non lo dicono sul serio e che quello che vogliono in realtà è una soluzione a due stati, uno a fianco dell’altro. Ma l’idea di inondare Israele di arabi (perlopiù non profughi, casomai discendenti di profughi), trasformando Israele in un ennesimo stato arabo, è la chiave di volta della strategia di Fatah per distruggere Israele a tappe. E non è mai cambiata. L’Olp ha rifiutato di portare in salvo in Cisgiordania i profughi palestinesi dalla guerra civile siriana perché Israele chiedeva che rinunciassero al cosiddetto diritto al ritorno. L’Olp ha insistito sul fatto che i palestinesi libanesi non diventassero cittadini del paese in cui sono nati e in cui vivono, ma rimanessero apolidi a vita. Ora Abu Mazen si vanta di rifiutare della terra libera adiacente a Gaza che gli viene offerta per ospitare dignitosamente questi poveri profughi senza uno stato. La sua posizione è chiara: i “profughi” esistono solo allo scopo di minare da dentro Israele. Devono rimanere miserabili e senza stato, altrimenti non servono più né a lui né all’Olp. Aiutare davvero i “profughi” è l’ultima delle sue priorità: cinicamente li usa contro Israele. Lo scopo di uno stato arabo palestinese non è quello di alleviare le sofferenze dei palestinesi apolidi. Se così fosse, Abu Mazen avrebbe abbracciato tutti questi piani: integrarli nei paesi arabi, portarli nelle zone protette sotto il suo controllo, offrire loro nuove terre dove possano vivere liberamente. E invece Abu Mazen opta costantemente per la scelta di mantenere i “profughi” nell’eterna condizione di profughi. Per lui, qualsiasi soluzione del problema dei profughi deve andare a scapito di Israele. Era così per Yasser Arafat quando fondò Fatah negli anni ’50; è così ancora oggi.»

(Fonte: elderofziyon.blogspot.it, 4 Settembre 2014)

http://www.israele.net/la-nuova-offerta-egiziana-uno-stato-palestinese-tra-gaza-e-parte-del-sinai

9 set 2014, 15:01 Rispondi|Quota

#3Daniel

Abu Mazen, il dittatore ‘moderato’ che rifiuta uno stato

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Nella Cartolina del 21/08/2014 Ugo Volli utilizza una favola per raccontare la natura di Hamas, alleato di governo di Abu Mazen (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=54932)

Cari amici,

vi propongo un esempio un po’ infantile, ma non irrealistico, per capire meglio che cosa succede in questi giorni in Medio Oriente: c’è un vostro vicino di casa che dice che un pezzo del vostro appartamento in realtà gli appartiene, perché la vendita è irregolare. Ha firmato a suo tempo un accordo in cui prometteva che avrebbe concordato con voi la divisione, e nel frattempo lui teneva uno stanzino, voi un bagno e che il corridoio in mezzo era di uso comune. Ma da subito ha incominciato a farvi danni, a sporcare il vostro bagno, ad aggredire vostro figlio che passava dal corridoio, a cercare aiuto nella sua numerosa famiglia e nei suoi amici per rovinarvi. Di recente ha cercato di ammazzarvi tirandovi addosso un vaso di fiori dalla finestra dello stanzino e voi vi siete salvati solo perché previdenti avevate il testa il casco della moto. In seguito a quest’ultimo incidente un altro vicino che ha una grande casa gli ha detto: ti cedo un paio di stanze gratis, basta che smetti di dar fastidio. Avrai più di quel che vuoi, anche se un po’ più in là. Ma non vogliamo bambini picchiati e tentativi di omicidio nel vicinato. Bene, sapete che cosa ha fatto il vicino? Gli ha risposto: no, non è giusto che paghi tu. Io voglio cacciare lui.
Un po’ sciocco, no? Ostinato e infantile. Be’, è esattamente quel che è successo con lo spettabile e “moderatissimo” dittatore buono (o se volete presidente al decimo anno di un mandato di quattro) Mahamud Abbas. Si è discusso nei giorni scorsi in segreto di un piano di pace messo a punto dal presidente egiziano Al Sissi (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184861#.VA6VPvl_tQd), che poi è trapelato. L’Egitto avrebbe dato al’Autorità Palestinese una vasta zona nel Sinai settentrionale adiacente a Gaza, alle due condizioni di rinunciare alla richiesta di annessione e di pulizia etnica della zona C di Giudea e Samaria e al rientro dei discendenti dei rifugiati di 70 anni fa e di smilitarizzare Gaza. L’AP avrebbe tenuto il controllo delle città e delle terre abitate da arabi nelle zone A e B. Vi sarebbe stato un legame stradale fra le due zone del nuovo stato di Palestina attraverso il Sinai orientale e la Giordania. Trovate la spiegazione in italiano del piano e le mappe qui: http://www.israele.net/la-nuova-offerta-egiziana-uno-stato-palestinese-tra-gaza-e-parte-del-sinai e qui:http://ilborghesino.blogspot.it/2014/09/una-soluzione-interessante-per-il.html. La reazione non ufficiale di Israele è stata cautamente positiva. E’ un’idea molto interessante, che potrebbe davvero cambiare l’incancrenita vicenda della “Palestina”. Se la proposta di Sissi fosse stata accettata, questa sarebbe stata forse un’ultima chance per resuscitare il progetto dei due stati (http://www.jpost.com/Opinion/President-Sisis-gift-374792). Ma la comunità internazionale l’ha allegramente ignorata e Abbas l’ha rifiutata, senza esitazioni né sfumature. E senza neppure il timore di offendere l’Egitto, che nella regione qualche cosa conta, e di costringerlo a smentire la notizia per non perdere la faccia (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184903#.VA7zAvl_tQc). Evidentemente non sentiva alcuna pressione internazionale per discuterla. Anzi ha rilanciato il suo piano per la pulizia etnica della Giudea e Samaria, naturalmente appoggiato dalla Lega Araba (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184906#.VA7zDPl_tQc). Aggiungete che va dicendo che non vuole più gli Usa come mediatori, ma l’Onu (che è un altro schiaffo in faccia a Obama, con tutto quello che ha fatto per lui, porello!) (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Abbas-wants-UN-to-replace-US-as-leading-negotiator-in-peace-talks-aide-says-374842). Insomma Abbas vuole proseguire la guerra di Hamas con altri mezzi, quelli della diplomazia, delle organizzazioni internazionali, delle corti di giustizia. Ma sempre guerra è. Non vuole avere uno stato per i “palestinesi”, non è questa la missione storica di cui si sente investito. Vuole smontare Israele, costringerlo al suicidio (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184874#.VA3o__l_tQc ), sconfiggerlo con le armi o con la pressione internazionale. Lo scopo non è uno stato, ma una “Palestina” Judenrein, senza un ebreo a profanarla – e se questo vi ricorda un po’ Hitler non è proprio un caso. Quanto a come vivono gli arabi di quelle terre, se si autogovernino o no, questo è secondario. Come nel caso del vostro vicino di casa.

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55223

10 set 2014, 14:02 Rispondi|Quota

#4Emanuel Baroz

Una soluzione interessante per il problema dei profughi palestinesi

«I palestinesi non perdono mai occasione per perdere un’occasione». Il vecchio adagio è sempre tristemente ricorrente; e trova nuova drammatica concretizzazione in questi giorni, quando si è profilata finalmente una soluzione all’annosa questione dei profughi palestinesi. Originariamente in 5-600 mila, gli arabi che lasciarono nel 1948 il neonato stato ebraico, persuasi dalle nazioni belligeranti vicine, sono diventati oggi 5-6 milioni, secondo una deplorevole politica che non ha mai inteso ricollocare questi disperati negli stati dove hanno trovato ospitalità.

Ci furono decine di milioni di profughi in Europa, e tutti vennero reinsediati: i polacchi accettarono i polacchi, i tedeschi accettarono i tedeschi. Nel ’47, con la divisione dell’India, ci furono milioni e milioni di profughi: i musulmani furono condotti dall’India al Pakistan, gli Indù dal Pakistan all’India. Vennero tutti reinsediati. I palestinesi in vita nel 1948 sono diventati oggi non più di 30 mila; i discendenti sarebbero stati cittadini egiziani, o siriani, o libanesi, o iraqeni. Sono rimasti arma demografica nelle mani dei satrapi mediorientali, e materia prima per l’agenzia ONU appositamente creata.

L’Egitto di al Sisi ha fatto pervenire all’ANP una proposta rivoluzionaria: collocare i sedicenti discendenti dei profughi palestinesi del 1948 in un’area del Sinai a sud-ovest della Striscia di Gaza, della quale peraltro l’ANP si appresterebbe a riconquistare la sovranità amministrativa. Si tratta di un’area di circa 1600 chilometri quadrati, grande pertanto oltre 4 volte la Striscia di Gaza. Non si può negare come il Sinai sia tutt’altro che pienamente ospitale; ma se è vera come è vera l’opera di rivitalizzazione dei deserti ad opera dei pionieri sionisti, e se si crede – come si deve credere – che una soluzione definitiva alla questione dei profughi troverebbe l’appoggio e la collaborazione incondizionate di tutto il mondo; la proposta egiziana suona dirompente. Non foss’altro che per il fatto di rimuovere una delle condizioni per cui i palestinesi non hanno mai inteso concludere accordi di pace con gli israeliani.

Non sappiamo di quale livello di legittimazione gode questa proposta ai vertici della repubblica d’Egitto; sappiamo però quale sia stata la risposta di Abu Mazen:soluzione rispedita al mittente, senza manco curarsi di verificarne autenticità e fattibilità. La questione israelo-palestinese abbisogna di soluzioni creative. La suddivisione del West Bank in tre aree (di cui una correntemente sotto la piena giurisdizione israeliana), accettata e sottoscritta dall’OLP nel 1993, riflette la complessità demografica dell’area. È irrealistico proporre di immettere un numero così spropositato di arabi in Israele: decreterebbe la morte dello stato ebraico. È ragionevole provare ad immaginare uno stato palestinese che si sviluppi “ad U”, partendo dalla Striscia di Gaza, penetrando nel Sinai, e connettendosi a buona parte del West Bank tramite una lingua di terra certamente più praticabile della strada immaginata da Ehud Barak nel 2000.

Ma quando Abu Mazen respinge sdegnato una simile bozza di soluzione, quando propone ostinatamente una soluzione che annienterebbe Israele, quando precisa che i 5 milioni di rifugiati palestinesi mai e poi mai saranno cittadini del futuro stato di Palestina; sorge il sospetto che non già ad una soluzione di “due stati per due popoli” stia lavorando la dirigenza palestinese, quanto ad uno stato da distruggere, e per l’altro, poi, si vedrà.

H/t: Elder of Ziyon.

http://www.ilborghesino.blogspot.it/2014/09/una-soluzione-interessante-per-il.html

10 set 2014, 14:31

2 –
—– Original Message —– From: uri b
Sent: Tuesday, September 09, 2014 11:29 PM
Subject: Chi c’è dietro l’appello dei “sopravvissuti alla Shoah contro Israele”?

Chi c’è dietro l’appello dei “sopravvissuti alla Shoah contro Israele”?

http://www.focusonisrael.org/2014/09/07/chi-ce-dietro-lappello-dei-sopravvissuti-alla-shoah-contro-israele/

>> Segui su Facebook FOCUS ON ISRAEL https://www.facebook.com/FocusOnIsrael
>> Segui su Facebook PROGETTO DREYFUS https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus

Emanuel Baroz
7 settembre 2014

2 commenti

Gli ingiusti

Chi c’è dietro l’appello dei “sopravvissuti alla Shoah contro Israele”? Altro che “nonnine”. Organizzano il boicottaggio e flirtano con Hamas.

di Giulio Meotti

Il titolo su Repubblica faceva un certo effetto: “Gaza, oltre 300 sopravvissuti alla Shoah contro Israele”. Purtroppo, i sopravvissuti non erano “oltre”, e neppure “trecento”. Ma venti. Gli altri erano figli o nipoti o lontani parenti. Eppure, la storia è dilagata sui media di tutto il mondo. La Bbc: “Famiglie dell’Olocausto criticano Israele su Gaza”. Poi l’Independent: “Sopravvissuti all’Olocausto e loro discendenti accusano Israele di genocidio”. E così via. Ma chi c’è dietro a questa campagna apparsa addirittura a tutta pagina sul New York Times?

La polemica è scoppiata in risposta a una iniziativa del più noto dei sopravvissuti alla Shoah, lo scrittore e premio Nobel Elie Wiesel. In un annuncio a pagamento sul New York Times e il Washington Post, l’autore de “La notte” ha scritto: “Nella mia vita ho visto bambini ebrei gettati nel fuoco e adesso vedo bambini usati come scudi umani, da fedeli al culto della morte non dissimili da coloro che venerano Moloch. Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. E’ una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. E’ la civilizzazione contro la barbarie“. A Wiesel rispondono con un’altra pagina a pagamento sul New York Times e altri giornali 327 firmatari. “Come ebrei sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti e vittime del genocidio nazista, inequivocabilmente condanniamo il massacro di palestinesi a Gaza e l’attuale occupazione e colonizzazione della storica Palestina“.

La lettera pubblicata dal quotidiano newyorchese non è spontanea, ma è una iniziativa lautamente sponsorizzata dall’International Jewish Anti-Zionist Network. Una organizzazione dichiaratamente ostile a Israele , “antisionista”. I 327 concludono con un appello per “un totale boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele“. Studiosi della Shoah che hanno analizzato il manifesto e i firmatari dicono che di questi 327, soltanto una ventina sono dei sopravvissuti. Gli altri sono “figli di sopravvissuti”, “nipoti di sopravvissuti”, “parenti di sopravvissuti” o semplicemente ebrei che hanno lasciato l’Europa in tempo. In Israele chiunque può dirsi tale.

I firmatari dell’appello contro Israele sono diversi da Edgar Morin, che sul Monde ha scritto un appello perché la Francia interrompa gli accordi economici con Israele (gli ha risposto il regista Claude Lanzmann, in un articolo ripubblicato dal Foglio). Sono diversi da Zygmunt Bauman, un altro sociologo dalla parte sbagliata della storia che paragona Gaza al ghetto di Varsavia.

I firmatari dell’appello dei “sopravvissuti” sono attivisti dell’odio, militanti sempreverdi delle campagne contro Israele sulle piazze e persino a bordo delle flottiglie del terrore. Hajo Meyer, il primo nella lista, è un noto militante olandese, autore di un libro intitolato “The end of Judaism”, in cui spiega, nemmeno fosse l’allievo di Mahmoud Ahmadinejad, che sionismo e giudaismo sono incompatibili. Meyer paragona Israele al “fascismo” e alla Germania nazista (“ci sono molte similarità”, scrive). Meyer ha dichiarato che “la prima causa dell’antisemitismo è lo stesso ebraismo”, e che “molti ebrei sono così concentrati sulla Shoah da essere incapaci di riconoscere la sofferenza altrui”, per esempio quella palestinese, e via delirando. Meyer non ha esitato a comparire nella televisione del regime iraniano, Press Tv, la voce dei pasdaran nel mondo, gli stessi che condannano Israele a scomparire dalla mappa geografica.

L’appello è firmato anche da Hedy Epstein, uno dei volti più noti delle Freedom Flotilla lanciate in solidarietà di Hamas. Giornali come Newsweek gongolano quando c’è lei. La “nonnina” è volata persino al Cairo il mese scorso per partecipare alle manifestazioni contro Israele. E di recente ha intrapreso uno sciopero della fame per Gaza. Epstein fa parte del Free Gaza Movement, che il giornalista americano Jeffrey Goldberg ha definito “il leader della campagna internazionale per delegittimare Israele”. Sono note le parole della fondatrice del movimento, Greta Berlin: “I sionisti hanno organizzato e gestito i campi di concentramento per uccidere milioni di ebrei innocenti”. Sembra di sentire il proclama di un mullah iraniano.

Nell’appello c’è il nome della poetessa yiddish Irena Klepfisz, scampata al ghetto di Varsavia e figlia dell’eroe bundista Michael Klepfisz, rimasto ucciso durante la rivolta. Lascrittrice è una delle animatrici del “Jewish Women’s Committee to End the Occupation of the West Bank and Gaza ”. C’è poi Susan Slyomovics, che ha fatto una brillante carriera come docente di Antropologia alla Ucla, dove il suo nome spicca in cima alla lista dei firmatari del boicottaggio accademico di Israele. Alcuni mesi fa una delle più gloriose e storiche associazioni accademiche statunitensi, l’American Studies Association, ha votato il boicottaggio di università e scuole superiori israeliane. La mossa porterà all’annullamento di ogni rapporto accademico e culturale con lo stato ebraico. Prevede che i professori cancellino ogni collaborazione con gli insegnanti e gli istituti israeliani. E’ uno dei successi di Slyomovics. Il 16 aprile 2010, durante un convegno alla Ucla, Slyomovics disse: “Se gli ebrei possono prendere le riparazioni di guerra dalla Germania, allora i palestinesi dovrebbero prendere le riparazioni da Israele. Dopo tutto, quello che i tedeschi fecero agli ebrei è quello che Israele sta facendo ai palestinesi”. Che c’è di meglio della volgarizzazione della Shoah da parte di una nipote di sopravvissuti che dirige un centro di “Middle East Studies”?

Campeggia il nome di Felicia Langer, avvocato tedesco comunista, che paragona Israele al regime nazista e che i boicottaggi li organizza in Germania. C’è la francese Suzanne Weiss , nota per la sua iniziativa “Not in our name”, ovvero “le voci ebraiche contro il sionismo”. Weiss accusa Israele di una “forma di genocidio”. C’è Alfred Grosser, l’autore di un violento pamphlet antisraeliano intitolato “Von Auschwitz nach Jerusalem”. Grosser paragona ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei a ciò che gli israeliani starebbero facendo ai palestinesi. Il primo di questi sopravvissuti ai lager che inscenarono proteste contro Israele fu Shlomo Schmalzman, che nel 1982, quando l’esercito israeliano entrava a Beirut, intraprese uno sciopero della fame allo Yad Vashem. E nazificò il suo stesso stato, allora sotto assedio terroristico in Galilea, dicendo: “Vedo Beirut e ripenso a Varsavia”.

Molti di questi sopravvissuti fanno parte dell’International Solidarity Movement, i pacifisti più duri e militanti, quelli che in Cisgiordania sfidano l’esercito israeliano e ne ostacolano le operazioni antiterrorismo. Ma è anche un movimento che durante la Seconda Intifada non ha esitato a dare ospitalità a un componente del commando che si sarebbe fatto saltare in aria a Mike’s Place, un celebre locale sul lungomare di Tel Aviv. Molti leader del movimento sono andati in Libano a fare da “scudi umani” per Hezbollah. E i giovani occidentali di cui è composto si fanno spesso fotografare con i fucili Ak47 dei terroristi palestinesi.

Dell’appello antisraeliano fa parte “il nipote di sopravvissuti” Daniel Boyarin, che da docente dell’Università della California guida la campagna accademica americana contro Israele, uno stato che per lui non doveva essere fondato e andrebbe rimosso. C’è Renate Bridenthal, insegna al Brooklyn College e vuole che gli Stati Uniti interrompano gli accordi militari con lo stato ebraico. C’è soprattutto il docente del Bard College, Joel Kovel, l’autore di “Overcoming Zionism”, dove afferma che “la creazione di Israele è stata un errore”. Le edizioni dell’Università del Michigan hanno interrotto la distribuzione del libro dopo la denuncia della comunità ebraica. Lo stato ebraico, nelle parole di Kovel, è “maligno”. E “una macchina per la produzione di abusi dei diritti umani”.

Le proteste sulla stampa contro questi sopravvissuti è stata dura. La migliore è venuta da un cantante, Peter Himmelman, anche lui parente di reduci dei campi, che ha scritto sull’Huffington Post: “Conosco molti sopravvissuti all’Olocausto, uomini e donne, sia negli Stati Uniti sia in Israele. Il giudizio secondo cui Israele sta commettendo in qualche modo sui palestinesi le stesse atrocità che i nazisti commisero sugli ebrei nella Seconda guerra mondiale proviene da una minoranza estrema tra i sopravvissuti all’Olocausto. Sono tanto pochi da essere difficilmente degni di nota. Equiparare l’assassinio sistematico di sei milioni di innocenti con la difesa legittima della propria patria da gente assetata di sangue è un calcolo morale folle“.

Dello stesso tenore un saggio dello scrittore americano Jack Engelhard, che scrisse la sceneggiatura del film “Proposta indecente”: “Nessuno di noi possiede’ l’Olocausto. Mi sono sempre proposto di non giudicare i sopravvissuti all’Olocausto, soprattutto quelli che hanno sopportato i campi. Hanno diritti speciali. Ma tali diritti si estendono fino a bestemmiare apertamente contro lo stato ebraico? Non posso rimanere in silenzio. Chiunque essi siano, questi sopravvissuti, se pensano di aver acquistato per se stessi la sicurezza avvolgendosi con la bandiera palestinese, sono invitati a rifletterci nuovamente. Nessuna fratellanza di questo tipo con Hitler li ha risparmiati dai forni“.

E’ quella che è stata chiamata “ la sindrome Norman Finkelstein ”, dal nome dell’autore del libro bestseller “L’industria dell’Olocausto”. Suo padre, Zacharias, era un sopravvissuto del campo di concentramento di Auschwitz. Sua madre, Maryla, era una sopravvissuta del ghetto di Varsavia e del campo di Majdanek. Dunque Finkelstein è un tipico “figlio della Shoah”. Ma questo non ha impedito che lavorasse alacremente per escludere Israele dalla famiglia delle nazioni.

Nei giorni scorsi a rinfocolare però il sentimento antisraeliano è stata anche la vicenda di Henk Zanoli. Sempre dalle colonne di Repubblica è Gad Lerner, immancabile bastonatore dolente dello stato ebraico, a riprendere la storia, originariamente uscita sul New York Times: “Il Giusto e le terribili lezioni della storia fra Israele e Gaza”. Zanoli è un anziano signore olandese, che fino a qualche giorno fa era un “Giusto fra le nazioni”. Ovvero uno di quei non ebrei che durante l’Olocausto rischiarono la propria vita per salvare quella di un ebreo. Zanoli ha appena restituito la medaglia di “Giusto” ricevuta dalle autorità israeliane e ha chiesto la cancellazione del suo nome dal Giardino dello Yad Vashem. Motivo? La guerra di Gaza.

La nipote di Zanoli, la diplomatica olandese Angélique Eijpe, ha sposato un palestinese di Gaza. Alcuni suoi familiari sono rimasti uccisi in un raid israeliano. “E’ davvero terribile che oggi, quattro generazioni dopo, la nostra famiglia debba sopportare l’uccisione di altri suoi membri“, ha scritto Zanoli in una lettera consegnata all’ambasciata d’Israele ad Amsterdam. “Uccisioni di cui è responsabile lo stato di Israele. Per me, dunque, conservare questa medaglia sarebbe un insulto alla memoria della mia coraggiosa madre“. Soltanto che l’encomiabile vicenda dell’anziano olandese nasconde una verità rimossa.

La stampa non ha citato il fatto che i familiari del bambino ebreo Elchanan Hameiri salvato da Zanoli, tutti cittadini di Israele, abbiano condannato il gesto dell” Ingiusto” olandese. Rivka Ben-Pazi, una nipote di Hameiri, ha detto che “Zanoli non vede i missili e i tunnel di Hamas”. O non vuole vederli. Ma soprattutto la stampa non ha scritto che nei bombardamenti israeliani in cui sono morti quattro membri della famiglia Ziadah-Zanoli, è rimasto ucciso anche un certo Mohammed Maqadmeh. Che, si è scoperto poi, era uno dei capi militari di Hamas (i terroristi lo hanno pianto con un martirologio in grande stile). Non sappiamo ancora se la famiglia di Zanoli stava volutamente proteggendo il suo “ospite” o se i suoi componenti sono stati utilizzati come scudi umani.

Di certo c’era un terrorista pluriricercato nella casa dei parenti dell’Ingiusto fra le nazioni”, il nuovo darling del sentimento antisraeliano in Europa. Ma questo non doveva comparire nell’eroica iniziativa dei “trecento sopravvissuti contro Israele”. Né tanto meno nei titoli di Repubblica. Come non doveva comparire la vera identità dei firmatari dell’appello dei sopravvissuti all’Olocausto. Cosa c’è di più struggente e ammaliante di una pagina a pagamento sul New York Times di 327 sopravvissuti”, veri o presunti non importa, che hanno dedicato la loro vita a voler distruggere il paese dove oggi vive il settanta per cento dei sopravvissuti all’Olocausto?

(Fonte: Il Foglio, 6 Settembre 2014)

Nella foto in alto: Hedy Epstein, una donna la cui storia non è proprio quella che viene raccontata…

Emanuel Baroz, 7 settembre 2014

Categorie: pregiudizio antisraeliano, Shoah
Tags: Alfred Grosser, appello dei sopravvissuti alla Shoah contro Israele, Claude Lanzmann, Daniel Boyarin,diplomatica olandese Angélique Eijpe, Edgar Morin, Elchanan Hameiri, Elie Wiesel, eroe bundista Michael Klepfisz, Felicia Langer, Free Gaza Movement, Gad Lerner, Greta Berlin, Hajo Meyer, Hedy Epstein, Henk Zanoli, ISM (International Solidarity Movement), Jack Engelhard, Jewish Women’s Committee to End the Occupation of the West Bank and Gaza, Joel Kovel, Olocausto, operazione Protective Edge (“Margine protettivo”), pacifinti amici di Hamas, pacifinti antisraeliani, Peter Himmelman, poetessa yiddish Irena Klepfisz,pregiudizio antisraeliano, Renate Bridentha, Shoah, sindrome Norman Finkelstein, strumentalizzazione della Shoah, Susan Slyomovics, Suzanne Weiss

Articoli Correlati

Oltraggio antiebraico a Roma: teste di maiale alla Sinagoga, all’Ambasciata israeliana e ad una mostra sulla Shoah

Oltraggio antiebraico a Roma : teste di maiale alla Sinagoga, all’Ambasciata israeliana e ad una mostra sulla Shoah Roma, 25 Gennaio 2014 – Tre pacchi con dentro altrettante teste di maiale […]

Yom ha Shoah, Netanyahu denuncia odio contro Israele

M.O./ Oggi giornata Shoah, Netanyahu denuncia odio verso Israele “Le lezioni non sono state imparate”, si rammarica premier Gerusalemme, 1 mag. (TMNews) – Il primo ministro israeliano ha denunciato “l’odio” […]

Roma: sfregio alla memoria della Shoah

INSULTO ALLE «PIETRE D’INCIAMPO» Sfregio alla memoria dell’Olocausto: profanati i sampietrini dorati Il gesto vandalico in piazza Rosolino Pilo, di fronte alla casa in cui abitavano i Terracina di Piero […]

Smantellata l’orchestra palestinese che ha suonato per i sopravvissuti alla Shoah

M.O./ Direttrice orchestra palestinese bandita dal campo di Jenin Dopo aver portato i musicisti a suonare per sopravvissuti a Shoah Gaza, 30/03/2009 –  E’ stata sciolta dalle autorità palestinesi un’orchestra […]

Merkel alla Knesset: “La Shoah ci copre di vergogna”

MO: MERKEL IN ISRAELE, LA SHOAH CI COPRE DI VERGOGNA (ANSA) – 20:01 – GERUSALEMME, 18 MAR – Nell’atmosfera solenne della Knesset, il parlamento israeliano, che celebra quest’anno i 60 […]

Lista Commenti

Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

#1Daniel

Demenza digitale – Odio e falsi

Su facebook e sul web, ho trovato un articolo che dice che 225 vittime della Shoah e loro discendenti hanno scritto una lettera contro il “genocidio” praticato a Gaza da Israele.

Constatato che i nomi dei firmatari sono tutti ebraici, che di nessuno c’è alcun indirizzo o numero di telefono, che non c’è nessun nome di vittima italiana (che conoscerei per il mio lavoro sulla Shoah), mi sono insospettita. Ed ecco che cosa ho trovato: il secondo nome della soit disante lista è Henry Weinblum, Belgio. Ho guardato sulle pagine bianche del Belgio e il nome non compare. Compare però sulla Data Base of the Shoah Victims di Yad Vashem, come persona nata nel 1925 e morta in deportazione. Da lì a pensare che la lista è stata formulata con nomi presi a caso da quel data base-memoriale e che si tratta di una montatura è stato semplice.
Israele e gli ebrei del mondo stanno vedendo crescere sotto i loro occhi una guerra mediatica che li demonizza senza quartiere e che, purtroppo, darà i suoi frutti politici. La domanda che mi faccio è: chi paga tutto ciò?

Liliana Picciotto
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

http://moked.it/blog/2014/08/18/chi-manovra-lodio/#sthash.gEJWqy3q.dpuf

9 set 2014, 22:11 Rispondi|Quota

#2Daniel

Il network antisionista che alimenta l’odio

Mi è stato segnalato un sito che non conoscevo, si chiama International Jewish Anti-Zionist Network. Dal suo seno è nata la lista dei 225 sottoscrittori di una dichiarazione di condanna del “massacro di Palestinesi a Gaza”, lista costituita da 33 “survivors” (nel senso americano del termine, cioè persone nate prima del genocidio nazista e che vi hanno assistito, sopravvivendogli), 78 figli di survivors e da altri parenti.
La mia attenzione era stata richiamata dal documento per il suo riferimento al nazismo e l’implicita accusa di nazismo rivolta a Israele.

Nel mio intervento su Pagine Ebraiche24 e su Moked dicevo che, con una rapida verifica sulle Pagine Bianche del Belgio del secondo nome della lista (il primo era troppo comune), quel nome non l’avevo trovato, e ne deducevo una montatura, cioè che si trattasse di un mazzo di nomi ebraici presi a caso o addirittura dal Central Data Base of Shoah Victims di Yad Vashem. Ora, su segnalazione di Davide Levy , che ringrazio, ho capito che la persona esiste davvero, che vive effettivamente in Belgio e che fa parte del network di cui sopra. Non ho modo di verificare tutti i nomi (peraltro non corredati di indirizzi né di altre qualificazioni), ma, a questo punto mi scuso con tutti coloro che hanno espresso approvazione per il comunicato se, a mia volta incredula dell’esistenza di una simile organizzazione, li ho convinti che queste persone non esistono. Prendo atto con tristezza che esiste anche un gruppo di ebrei le cui finalità sono combattere lo Stato d’Israele e “il suo ruolo nella repressione mondiale”, incitando al suo pieno boicottaggio economico, culturale e accademico.

Questi argomenti sono utilizzati dalle reti di comunicazione arabe, e rilanciati a piene mani, come se fossero fondati.

Una guerra mediatica si è sovrapposta alla guerra vera: questa costa vite umane sul serio da ambo le parti, ma quella non è meno determinante. Per difendersene, è necessario che il mondo cui sta a cuore l’esistenza dello Stato d’Israele scenda subito in campo con intelligenza e con mezzi.

Liliana Picciotto
Consigliera dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(25 agosto 2014)

http://moked.it/blog/2014/08/18/chi-manovra-lodio/#sthash.gEJWqy3q.dpuf

9 set 2014, 22:13

3 –
—– Original Message —– From: uri b
Sent: Tuesday, September 09, 2014 9:44 PM
Subject: I: Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica – Roma 13-17 settembre

Ricevo e rigiro.

Con preghiera di massima diffusione


Da: Ariela Piattelli [mailto:arielapiattelli@gmail.com]
Inviato: lunedì 8 settembre 2014 22:30
A: uri.b
Oggetto: Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica – Roma 13-17 settembre

Cari amici,

Sabato sera prende il via la settima edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica (Roma 13-17 settembre). Iniziamo con la Notte della Cabbalà: tra gli altri parteciperanno Fania Oz (scrittrice e figlia di Amos Oz), Idan Raichel, che si esibirà in uno straordinario concerto, il Rabbino Di Segni, che parlerà di bioetica con Antonio Monda, e Yarona Pinhas. In allegato il programma.
Vi aspettiamo!

Ariela

www.festivaletteraturaebraica.it

—————————————————————-
A.N. I. D. A. [ RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO ]
—————————————————————-
A.N.I.D.A. Onlus

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA DIVERSAMENTE ABILI
________________________________________________________________________________________________________

Comunicato Stampa del 08-09-2014

CACCIA AI VERI DISABILI

PERSECUZIONE O DISCRIMINAZIONE !!!!

“Ormai devo scrivere solo alla Merkel, ad Obama ed al Papa, per denunciare la discriminazione che sto vivendo da sei anni!” Giuseppe Sannino, Presidente dellaA.N.I.D.A., (associazione che difende i diritti dei disabili); è veramente sconcertato!!

Al rientro dalle ferie ha ricevuto una lettera inutile a firma del Direttore Generale del Ministero del Lavoro, dott.Raffaele Tangorra, che risponde ad una serie di lettere inviate al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi dal mese di Marzo 2014.

Sannino, dal 2008, ha scritto proprio a tutti, compreso il Presidente della Repubblica ed i tre Presidenti del Consiglio che si sono succeduti, insieme ai diversi Ministri che si sono alternati in questi anni.

“Ad una domanda di richiesta di un intervento politico da parte del nuovo Capo del Governo nei confronti dell’INPS, che non ottempera ad una decisione del Tribunale di Napoli a me favorevole, ho ricevuto una cortese lettera che mi spiega, con il solito linguaggio amministrativo e burocratico, tutto quello che già sapevo e che non serve al mio caso.”

Sannino, colpito da poliomelite nel 1951, con l’aggravarsi della malattia nel 2003 era stato dichiarato invalido al100% con accompagnamento sempre riconfermato negli anni successivi da varie Commissioni, fino alla visita di controllo del 2008, prevista per combattere il fenomeno dei “falsi invalidi”, a seguito della quale l’INPS arbitrariamente gli ridusse la percentuale di invalidità all’80% con la conseguente soppressione delle provvidenze previste.

A seguito di un ricorso presentato presso il Tribunale di Napoli, nel 2010 il Sannino si vide riconosciuta la sua percentuale e le sue provvidenze con effetto retroattivo (100% con accompagnamento confermando le stesse patologie del 2003). L’INPS presentò appello alla sentenza esecutiva di primo grado chiedendo anche la sospensiva dei pagamenti, quest’ultima richiesta fu subito rigettata dalla Corte di Appello di Napoli, non contenta dopo pochi mesi richiamò Sannino a nuova visita di controllo, riconfermando la sua prima decisione, nei fatti raggirando ed ignorando completamente la sentenza di primo grado.

Sannino nel 2013 è stato costretto a presentare una nuova istanza al Tribunale di Napoli (A.T.P. ex art. 445 BIS C.P.C.) nuovo Giudice, ora è in attesa delle sue determinazioni, che tardano ad arrivare, anche se un nuovo CTU si è di nuovo espresso in favore del Sannino, riconoscendogli le sue percentuali di invalidità (100% con accompagnamento confermando le stesse patologie del 2003).

“Ormai mi trovo in un vero e proprio ingorgo giuridico!” Afferma Sannino: “Sono in atto due diversi procedimenti civili avverso le decisioni dell’INPS, i giudici sono imballati in attesa l’uno dell’altro, la prima udienza del processo di appello del primo ricorso arriverà solo nel mese di giugno 2015, mentre ritardano le determinazioni del secondo ricorso.”

“Il tempo passa, non vedo riconosciuto il mio diritto, non capisco l’accanimento dell’INPS nei miei confronti, questa è vera discriminazione, non comprendo i motivi delle lungaggini del Tribunale, per di più non mi aspettavo questa inutile risposta burocratica alla mia richiesta di una presa di posizione politica del Premier Renzi, l’unico che può coordinare un intervento dei Ministri, alla Giustizia ed al Lavoro, ambedue competenti nel mio caso.”

Nella lettera del D.G. del Ministero del Lavoro si faceva riferimento alla Conferenza di Bologna ed all’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità, individuato dal Governo come l’unico strumento in grado di affrontare casi particolari di discriminazione, l’indicazione sembra chiara: questa sarebbe l’unica strada da percorrere (hanno fatto come Ponzio Pilato).

Sannino continua affermando“C’ero anche io a Bologna e ricordo bene la discussione sull’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità, sia a me che a molti rappresentanti delle associazioni dei disabili è apparso come uno strumento utile, ma privo di reali poteri di intervento, spero di essermi sbagliato e che a breve faccia sentire la sua voce ed il suo peso intervenendo sulla questione da me sollevata

L’esperienza che sta vivendo Sannino è paradossale, un ente come l’INPS che dovrebbe sostenere la categoria commette un abuso e una discriminazione proprio nei confronti dei veri disabili ed è ancora più paradossale il silenzio assordante del Ministro del lavoro sul comportamento dell’INPS, ente che opera sotto il suo stretto controllo.

Sannino conclude: “Proverò anche la strada dell’Osservatorio, ma debbo confessare la mia profonda delusione nei confronti della politica e delle Istituzioni che si sono dimostrate sorde a qualsiasi richiesta, fino ad ora nessuno è intervenuto e sono stato lasciato da solo a combattere nei confronti dell’INPS che si è mosso nei miei confronti con un’arroganza ed una pervicacia degna di ben altre battaglie. So di essere uno dei tanti contro cui l’Inps si è schierata facendo valere tutto il suo enorme potere, ma non mi rassegno a non vedere riconosciuti i miei diritti e quelli dei tanti disabili discriminati e vessati dall’Istituto di Previdenza in questi anni, che non hanno avuto ascolto e sono stati abbandonati all’umiliazione di sentirsi ultimi tra gli ultimi.”

Il Presidente Sannino è sconcertato, ma non sconfitto, la battaglia contro la burocrazia e la discriminazione sarà ancora lunga, ma non si arrende!

Per maggiori chiarimenti e approfondimenti consultare il sito anidaweb@libero.it oppure effettuare una ricerca sul motore Google: Sannino-Anida-INPS.

Presidente Cell. 347-8140954  sito web: www.anidaonlus.it

e-mail: anidaweb@libero.it  facebook anida

—————————————————————-
PUBBLICAZIONI
—————————————————————-
—– Original Message —– From: archifress@tiscali.it
Sent: Wednesday, September 10, 2014 5:39 AM
Subject: “Italiani” n. 157

“Italiani” n. 157: ARTISTI

—————————————————————-
DALL’ITALIA E DAL MONDO  ( tratto da Stampa Libera )
—————————————————————-
1
IL TRADIMENTO DEI SAVOIA E DI BADOGLIO: ITALIA A SOVRANITA′ INESISTENTE DAL 1943
Redazione | 09-09-2014
Catagoria: MondialismoFREE

USA & MAFIA: ITALIA SENZA SOVRANITA’ DAL 1943

di Gianni Lannes

Carta canta. Nei documenti ufficiali, non solo di Washington, ma perfino della colonia tricolore, si evince, che la Repubblica è stata ipotecata fin dagli albori dal patto di Washington con la mafia italo-americana per favorire lo sbarco “alleato” (operazione Husky). Un consiglio di lettura, già pubblicato: il rapporto Scotten dell’ottobre 1943.

 rapporto Scotten
Ergo: la trattativa Stato& Mafia è antica, propedeutica all’armistizio corto di Cassibile. Allora, di che meravigliarsi se lo Stato tricolore ( e i vari governi) non hanno mai condotto una vera lotta alle organizzazioni criminali, ben protette dall’alleato-padrone, e lasciato ammazzare i suoi migliori rappresentanti.

Ecco, di seguito, uno stralcio esemplificativo di una relazione della Commissione parlamentare stragi.

«1.2. L’esistenza di un rapporto diretto tra settori politici e istituzionali e il potere mafioso è dato che, sin dalla fase fondativa della Repubblica, può ritenersi evincibile da documentate certezze.

8.9.14

IL TRADIMENTO DEI SAVOIA E DI BADOGLIO: ITALIA A SOVRANITA’ INESISTENTE DAL 1943

di Gianni Lannes

Le carte segrete anglo-americane, parlano chiaro: i Savoia e Badoglio (artefice della disfatta di Caporetto) avevano già svenduto l’Italia ai cosiddetti “alleati” un anno prima. E infatti il 3 settembre del ’43 fu firmato l’armistizio corto, poi il 29 settembre la resa incondizionata.

12.8.14

ECCO PERCHE’ IN ITALIA LA SOVRANITA’ E’ INESISTENTE E COMANDANO GLI ANGLOAMERICANI

di Gianni Lannes

I maggiordomi fasciati di tricolore non possono addirittura andare in bagno senza che i padroni non l’abbiano ordinato. Riforme? Il telecomandato dall’estero  Mario Draghi ordina per conto terzi: “Per Paesi Eurozona è momento di cedere sovranità all’Europa”. Il presidente della Bce ammonisce Renzi e Padoan: “Investitori scoraggiati da assenza di interventi risolutivi nella Penisola. I Paesi che li hanno fatti hanno registrato dei miglioramenti e l’occupazione è aumentata. Non per tutto ci vuole tanto tempo”. Il premier: “Sono d’accordo. Dobbiamo rimettere in ordine l’Italia”. Niente di nuovo. Dello sbarco “alleato” in Sicilia nel 1943, concordato con la mafia (operazione Husky), protetta da allora fino ai giorni nostri, avevamo già scritto in passato.

Questi documenti segreti – la bozza dell’armistizio che impone la resa incondizionata all’Italia – raccontano quello che i libri di storia non hanno mai detto. Alcune di queste carte ci raccontano i dettagli delle trattative tra gli emissari dei Savoia (fuggiti a Brindisi) e gli angloamericani a Madrid e a Lisbona, già a partire dal 1942. Negoziati che condurranno alla firma dell’armistizio corto del 3 settembre 1943, a Cassibile, e di conseguenza alla sovranità limitata, ed oggi ormai inesistente.
fonte:

Archivi nazionali nordamericani di College Park nel Maryland: atti desecretati nel 2003 (Nara, rg 226, s. 92, b. 621, f. 5, fondo OSS).

6.9.13

———————————————————————-
[ commento breve al secondo intervento ]
Arturo Stenio Vuono  [ “AZIMUT” – IL PRESIDENTE : NON DISPIACCIA ALLA REDAZIONE DI STAMPA LIBERA SE, PUR NEL RISPETTO DEL VERO E PIENO PLURALISMO E DI TUTTE LE OPINIONII, UNA TANTUM, OSSERVIAMO CHE L’ARTICOLISTA, NELL’APPREZZATO SFORZO DI RAPPRESENTARE LA SITUAZIONE ITALIANA, PERO’  IN QUANTO A “BERLUSCONI TENERO CON GLI AMERICANI – UGUALE AGLI ALTRI ” SCIVOLA IN UNA PURA E SEMPLICE CONGETTURA; E IN QUANTO AL GOVERNO DELLA SINISTRA CHE CUREREBBE SVOLGERE UN “PROGRAMMA DI DESTRA O CENTRODESTRA” SCIVOLA – DOPPIAMENTE – NON SOLO IN ALTRA CONGETTURA MA IGNORA CHE IL PROGRAMMA DI GOVERNO E’ DI SINISTRA… ]
———————————————————————–
2

L’agenda del governo? Scritta dall’ambasciata Usa
Administator | 08-09-2014 Categoria: Politica

L’agenda del governo? Scritta dall’ambasciata Usa

Fonte: http://www.libreidee.org

Cari elettori italiani, sapevate che il programma di governo – qualsiasi governo – lo scrive direttamente l’ambasciatoreUsa a Roma? Fateci caso: l’attuale politica economica di Renzi – rottamare lo Stato e svendere l’Italia – è esattamente quanto richiesto dall’“amico americano”.
«Quando, allevato, sostenuto e finanziato, si ritenne Renzi pronto, scattò l’operazione “Renzi al governo”», scrive Stefano Ali. «Goldman Sachs, McKinsey, Morgan Stanley, Ubs e perfino la nostrana Unicredit si sperticarono in “endorsement”». È noto il caso Ubs che, in un report per l’Eurozona nel gennaio 2014 individuava già Renzi quale capo del governo. «È evidente che un report di quel genere non potesse essere prodotto in una settimana: erano già mesi, quindi, che Renzi era il capo del governo predestinato. Sulle stesse “primarie” (tanto discusse sotto l’aspetto della trasparenza) si allunga l’ombra di una sovra-organizzazione a sostegno di Renzi. L’ultima spinta a Napolitano venne data con lo “scandalo Friedman”: a proposito, ne avete mai più sentito parlare, dopo l’incarico a Renzi?».

Col “rottamatore”, scrive Ali in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, gli Usa «hanno costruito lo strumento finale: il rottamatore ha definitivamente rottamato la sinistra italiana, oltre che impegnarsi strenuamente nel rottamare la democrazia». E’ una vicenda che parte da lontano. Per la precisione dal 2008, quando si arena il secondo governo Prodi e Veltroni fonda il Pd. A parlare sono due cablo di “Wikileaks”, che si riferiscono alle imminenti elezioni italiane. L’8 aprile, l’ambasciatore Ronald Spogli riferisce a Washington che «Berlusconi e Veltroni hanno fatto una campagna elettorale noiosa», dominata «dalle loro personalità» ma «non dalle proposte politiche». I programmi? Identici: «Entrambi promettendo tagli alle spese governative, aumento delle pensioni, abbassamento delle tasse e taglio alla burocrazia per le imprese». La stampa italiana? Nebbia: «Si è focalizzata sulle discussioni circa l’organizzazione elettorale e i commenti volgari del frequentemente volgare alleato di Berlusconi, Umberto Bossi». Il peggio, però, arriva col secondo “cablo”, l’11 aprile: dovendo proprio scegliere, gli Usa preferirebbero Vetroni, più pronto a eseguire gli ordini di Washington.

«E’ un vero e proprio programma di governo», annota Ali, «con tanto di indicazione sui ministri». Le elezioni, scrive Spogli, «ci daranno l’opportunità di spingere il nostro programma con rinnovato vigore», dopo mesi di crisi e il fastidio rappresentato da Rifondazione Comunista, spina nel fianco dell’esecutivo Prodi. «Se le nostre relazioni con il governo Prodi erano buone, le nostre relazioni con il prossimo governo promettono ancora meglio. Forse molto meglio», scrive Ronald Spogli. «Si può anticipare che faremo progressi sul programma, se dovesse vincere a sorpresa Veltroni, ed eccellenti progressi se Berlusconi tornasse al potere». Molto esplicito, l’ambasciatore: «A prescindere da chi vince, ci incontreremo con i probabili membri del nuovo governo appena possibile dopo le elezioni, durante il periodo di formazione del governo in aprile e nei primi giorni di maggio per marcare le nostre priorità politiche chiave e la direzione che ci piacerebbe prendesse la politica italiana. Ci piacerebbe che esponenti del governo Usa venissero per far pressioni sul programma, incluso il periodo tra le elezioni e l’insediamento del nuovo governo».

In particolare, Spogli vorrebbe «sollevare le questioni» relative al “tono delle relazioni”, all’Iran, all’Afganistan, alla sicurezza energetica e quindi la Russia, e poi l’Iraq, il “processo di pace” in Medio Oriente, gli sviluppi in Libano e Siria, le basi militari Usa in Italia. E infine «competitività economica, assistenza estera, cambiamenti climatici e leggi di rafforzamento della cooperazione» tra Roma e Washington. Ma l’ambasciatore Spogli non si ferma qui: per ciascuna voce redige un dettagliato piano di intervento. Riguardo al “miglioramento delle relazioni”, ad esempio, scrive: «Sebbene il governo Prodi abbia seguito le politiche che supportiamo, sentiva il bisogno di fare gratuite dichiarazioni anti-americane per puntellare la componente di estrema sinistra. Tali commenti distraevano da discussioni importanti come il Medio Oriente, i Balcani e l’Iran. Anche se entrambi i leader candidati alle elezioni sono pro-America, dovremmo comunque incoraggiare il nuovo governo a riconoscere che i toni hanno importanza, nelle relazionibilaterali». Meglio quindi «esercitare la disciplina, per evitare retorica inutile». Politici italiani: attenti a come parlate,

A Ronald Spogli, già nel 2008, premeva che l’Italia prendesse le distanze dalla Russia in materia di energia: «Incoraggeremo il nuovo governo italiano a impostare come prioritaria la formulazione di una politica energetica nazionale che affronti realisticamente il crescente fabbisogno energetico e la preoccupante dipendenza dalla Russia». Consigli per gli acquisti: «Energia nucleare e energie rinnovabili dovrebbero fare parte del piano. L’Italia dovrebbe esercitare leadership a livello europeo, spingendo per una politica energetica che si occupi dell’estremamente preoccupante dipendenza dalla Russia». È un caso, si domanda Ali, se dopo vent’anni Berlusconi rispolverò l’energia nucleare? Spogli insiste: «Suggeriremo di usare l’influenza che promana dalla comproprietà del governo italiano in Eni per fermare la compagnia dall’essere la punta di lancia di Gazprom. Questo probabilmente richiederà una nuova leadership in Eni». Spogli conta ovviamente sull’Italia anche per la gestione americana del conflitto israelo-palestinese. E, ancora sull’energia, aggiunge: «Quando ci occuperemo di negoziare accordi vincolanti e avremo bisogno che l’Ue scenda a compromessi per arrivare a un accordo che sia accettabile per il Congresso Usa, avremo bisogno di un interlocutore affidabile nel governo italiano che comprenda le ragioni dell’economia, oltre che quelle dell’ambiente».

Scontati, dice Ali, i diktat americani sulla politica estera – il comportamento italiano rispetto a Iran e Iraq, Russia e Afghanistan, nonché il “disappunto” che avrebbe creato il ritiro delle forze italiane dalle “missioni di pace”. Rivelatore, il cuore del “cablo” dell’11 aprile 2008: Berlusconi o Veltroni, l’Italia avrebbe fatto le medesime scelte, dettate dagliUsa. Cosa accadde dopo? Lo sappiamo: Berlusconi venne «accusato di troppe cose», tra cui «pedofilia, corruzione, evasione fiscale, collusioni con la mafia», tutte accuse che in Usa avrebbero determinato la fine di qualsiasi uomo politico. «Troppo, perché gli Usa continuassero a considerare Berlusconi un alleato fidato, perfino se a capo di un paese rammollito e corrotto come l’Italia». Per cacciarlo non bastarono le pressioni degli ex alleati che lo mollarono, da Casini a Fini. A metterlo da parte ci volle «la tempesta sui titoli Mediaset del 2011». Dopodiché, come da copione, seguirono Monti e Letta: «Tutte persone di “provata fede” filo-americana». Nel frattempo, «cresceva in provetta l’esperimento finale: Renzi, con la sua rete di amicizie particolari in Usa e in Israele (Carrai, Serra, Gutgeld, Bernabè, Kerry e, sopra tutti, Michael Ledeen)».

Riposi in pace, conclude Stefano Ali, «chi rimane convinto di essere di sinistra e non si accorge che la politica di riferimento è ben più di destra perfino rispetto a quella di Berlusconi». A parlare sono i fatti. E chi ancora si crede di sinistra «non riesce ad accettare di essere li a supportare – suo malgrado e contro la sua volontà cosciente – una politica liberista e imperialista». A nulla vale far presente che questa “sinistra” ha ammainato tutte le “bandiere” della sinistra per sostituirle con quelle un tempo sventolate dall’estrema destra: non più la Dc (che, nella sua mastodontica struttura correntizia, compensava al suo interno destra, sinistra e centro per far emergere una linea tutto sommato moderatamente popolare), ma il vecchio Partito Liberale Italiano e il vecchio Movimento Sociale Italiano». Berlusconi e il Pd non erano rivali nemmeno del 2008, come conferma l’ambasciatore Spogli. Amara conclusione: «Chi si ritiene di sinistra prenda atto che una agenda politica redatta fin nei dettagli dall’ambasciataUsa non è esattamente il programma di un governo di sinistra. Rassegnatevi, la vostra sinistra oggi è questa».

Fonte: www.libreidee.org

—————————————————————-
CORRISPONDENZE [ RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO ]
—————————————————————-
—– Original Message —– From: Iuppitergroup
Sent: Wednesday, September 10, 2014 4:35 PM
Subject: Presentazione del libro “Secondo Billy Sacramento” – Venerdì 12 settembre 2014 – Salerno, La Feltrinelli

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

SECONDO BILLY SACRAMENTO

di Yari Gugliucci

Venerd� 12 settembre 2014

Ore 18.30 – Salerno, libreria La Feltrinelli

(corso Vittorio Emanuele, 230)

Si terr� venerd� 12 settembre, alle 18.30, a Salerno, presso la libreria La Feltrinelli (corso Vittorio Emanuele, 230), la presentazione del libro �Secondo Billy Sacramento� di Yari Gugliucci (Iuppiter Edizioni). Protagonista del romanzo � ancora una volta Billy Sacramento, il personaggio surreale attraverso cui l�autore ha raccontato ci� che pu� accadere ad un attore italiano che lavora a Los Angeles. Questa volta � alle prese nientemeno che col suo funerale. Ma non si tratta del funerale di un comune mortale: c�� la folla di amici e curiosi riservata ai divi. In un lungo memento, apprendiamo l�avventurosa storia di Billy Sacramento e i suoi tentativi di trovare un posto nel caotico mondo di oggi. Quando sembra che abbia raggiunto un suo equilibrio, il fato decide di travolgere la sua vita trasformandola in un�icona assoluta.

L�autore

Yari Gugliucci � nato a Salerno il 15 ottobre del 1974. Laureato in Sociologia � un attore italiano. Ha lavorato con molti registi tra cui Lina Wertmuller, i fratelli Taviani, Luciano Emmer, Stefano Reali, Antonio Frazzi, Richard Loncraine, Nick Renton. In televisione ha interpretato ruoli principali nelle serie: Rodolfo Valentino, Enrico Caruso, Nassiriya, A room with a view..

� autore del romanzo Billy Sacramento pubblicato nel 2011.
[ IL SERVIZIO CONTINUA ]

[ IL SERVIZIO CONTINUA ]

Iuppiter Edizioni

Via dei Mille, 59

80121 – Napoli

http://www.iuppitergroup.it

edizioni@iuppitergroup.it

—– Original Message —– From: Iuppitergroup
Sent: Wednesday, September 10, 2014 3:45 PM
Subject: Aggiornamento sito IuppiterNews – webzine e blog company di Iuppiter Group

Caro lettore di iuppiternews,

abbiamo aggiornato l’innovativo webzine di storie, attualità, passioni e media ideato e realizzato da Iuppiter Group.

Puoi visitare il sito, leggere gli ultimi articoli e scoprire le novità dalla blog-company cliccando sul sitowww.iuppiternews.it

Diffondi i nostri contenuti, condividendoli su facebook, su twitter e tra i tuoi amici.

Ecco le ultime novità:

L’EDITORIALE: Più librerie e meno pensiero fritto – La presunta morte del libro e l’assenza delle istituzioni –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=310

LIBRI: Raffaele Paolucci, il destino di un giusto – Vita e imprese di un chirurgo eroe –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=333

SPORT: Il bivio del tifoso – Speranze e delusioni del supporter azzurro –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=332

MOVIE&MEDIA: Terminate le riprese de “I frutti del lavoro” – Cinema e impegno civile per il corto di Andrea D’Ambrosio – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=317

IL BLOG: Aaron Ramsey- Una vita di corsa – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=331

IL BLOG 2: Packaging è strategia – Il vestito del prodotto – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=334

IL BLOG 3: L’occhio “vigile” del vigile, da solo, fa cilecca – Discutibile sentenza di merito –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=330

TEATRO – La Cavalleria torna al San Carlo – Al Massimo napoletano lo spettacolo diretto da Pippo Delbono –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=314

I VIDEO CONSIGLIATI DA IUPPITER TV:

L’imprenditore scugnizzo – La presentazione del nuovo libro di Gianni Lettieri
http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=302

Napoli salsa festival 2014 – Successo per la terza edizione della manifestazione
http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=308

Invita i tuoi amici a cliccare “MI PIACE” alla pagina facebook di IuppiterNews https://www.facebook.com/iuppiternews 

Utilizza il box in alto a destra nella pagina per aggiungere tutti i tuoi amici!

E a chi utilizza twitter, suggerisci di cinguettare con @iuppiternews dalla pagina https://twitter.com/IuppiterNews

Iuppiter News è un prodotto editoriale di Iuppiter Group

Via dei Mille, 59

80121 – Napoli

http://www.iuppiternews.it

edizioni@iuppitergroup.it

—————————————————————
ULTIMI SERVIZI IN RETE – DUE LINK
—————————————————————-
 

Associazione Azimut ha condiviso un link.
Pubblicato da WordPress · ( . . . )
“UCRAINA: BERLUSCONI: IRRESPONSABILI VERSO LA RUSSIA” – “FATTI” & “MISFATTI” – DAL “POPOLO DI FACEBOOK” E ALTRE NOTIZIE…

“UCRAINA: BERLUSCONI: IRRESPONSABILI VERSO LA RUSSIA” – “FATTI” & “MISFATTI” – DAL “POPOLO DI…
azimutassociazione.wordpress.com
“UCRAINA: BERLUSCONI: IRRESPONSABILI VERSO LA RUSSIA” – “FATTI” & “MISFATTI” – DAL “POPOLO DI FACEBOOK” E ALTRE NOTIZIE… [ 3547 more words. ]
Associazione Azimut ha condiviso un link.
Pubblicato da WordPress · ( . . . )
UNA COSA E’ LA “GRANCASSA MEDIATICA” E ALTRA E’ LA REALTA – E ALTRE NOTIZIE….
(” Neocolonialismo cinese. Commercio di organi.”, etc.)
UNA COSA E’ LA “GRANCASSA MEDIATICA” E ALTRA E’ LA REALTA – E ALTRE NOTIZIE…. (“…
azimutassociazione.wordpress.com
UNA COSA E’ LA “GRANCASSA MEDIATICA” E ALTRA E’ LA REALTA – E ALTRE NOTIZIE….
(” Neocolonialismo cinese. Commercio di organi.”, etc.) [ 3525 more words. ]
—————————————————————-
REPORT FOTO DALLE CALABRIE ( COSENZA )

[ SU FACEBOOK – “SOLO COSENZA” ]

VIA ANTONIO MONACO LA SALITA DELL’EX DISTRETTO MILITARE ORA CONVENTO DEI CAPPUCCINI

 [ E LE PALAZZINE DEI FERROVIERI – E ALTRO ]
  • ——————————————————————————————————-

    G A L L E R I E    F O T O

    ——————————————————————————————————-

    DA COSENZA

    —– Original Message —– From: stenio vuono
    Sent: Monday, September 08, 2014 8:10 PM
    Subject: COSENZA IERI
    agosto 1935. picchetto d'onore a paola per l passaggio della salma di luigi razza destinata a vibo val. agosto 1941.. campeggio avanguardisti su monte cocuzzo.. fase di relax!!! anno 1939..squadra di sciatori della GIL di cosenza anno 1940.. saggio ginnico delle delle giovani italiane!!
    VEDI

    [ FOTO  GIA’ IN RETE E VISIONABILI – ANCHE – CON L’ODIERNA  E.MAIL ]

    PIAZZA AMENDOLA EX G.I.L. NEGLI ANNI

    PIAZZA AMENDOLA EX G.I.L. NEL 1920
    PIAZZA AMENDOLA EX G.I.L. NEL 1928
    PIAZZA AMENDOLA EX G.I.L. NEL 1935
    PIAZZA AMENDOLA EX G.I.L. DALLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA MILELLI 1937
    CINEMA TEATRO ITALIA
  • [ ALTRO – DA COSENZA ]
    —– Original Message —– From: stenio vuono
    Sent: Sunday, September 07, 2014 7:02 PM
    Subject: COSENZA IL VENTENNIO
    anno 1931-- avanguardisti alle esercitazioni militari anno 1939- giovani italiane in attesa di una manifestazione anno xv e.f. saggio ginnico a cerchiara di calabria della gil di cosenza
    VEDI

    [ REPORT FOTO – DA STENIO VUONO – GIA’ IN RETE E VISIONABILI CON L’ODIERNA  E.MAIL ]

    —————————————————————————-

SFILATA FASCISTA IN PIAZZA PREFETTURA ANNO 1934

LA PIAZZA CON IL TEATRO MOBILE ANNI 20
LAVORI DI SISTEMAZIONE DEL PALAZZETTO DELL'ACCADEMIA COSENTINA
L'ALBERGO VETERE NON PIU' ESISTENTE
LA PIAZZA NEGLI ANNI 30
IL MONUMENTO  NEL 1879
 [ IL SERVIZIO TERMINA ]
—————————————————————-
A PRESTO SENTIRCI ! UNA  PROSSIMA BUONA DOMENICA E UNA BUONA LETTURA !
—————————————————————-
 ASSOCIAZIONE CULTURALSOCIALE “AZIMUT”  NAPOLI
 direzione responsabile: presidenza Associazione
 team azimut online:  Fabio Pisaniello webm. adm. des.
 Uff. Stampa Associaz. “Azimut”:   Ferruccio Massimo Vuono
(Arturo Stenio Vuono – presidente di “Azimut” – Napoli)
“AZIMUT” – VIA P. DEL TORTO, 1 – 80131 NAPOLI
TEL. 340. 34 92 379 / FAX: 081.7701332
————————————————————————
FINE SERVIZIO

Lascia un commento