LA STORIA E’ SCRITTA (E RISCRITTA) DAI VINCITORI MAI DAI VINTI – CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINI – ALTRE NOTIZIE (“un eroe” – da Cosenza, etc.)


Servizio – tra breve in rete : Friday, May 16, 2014 ( aggiornamento : al sabato, 17 maggio 2014 )
OGGI : LA STORIA E’ SCRITTA ( E RISCRITTA ) DAI VINCITORI MAI DAI VINTI – CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINI – ALTRE NOTIZIE ( ” un eroe” – da Cosenza, etc. ) – [“Az.-News”:17-18.05.’14]
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[ “AZ.” ] – REPORT FOTO DALLE CALABRIE ( COSENZA )
( AL TERMINE DEL SERVIZIO – DOPO LA “LOCANDINA REDAZIONALE” )
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[ per intanto : in omaggio ai nostri visitatori e lettori calabresi ]

Quando fu il giorno della CalabriaLeonida Repaci – Vivi Nicotera  

Simili  E venne il tempo in cui il Creatore dovette cimentarsi con la Calabria. E viene da
chiedersi: “Chissà cosa è successo quel giorno ?” Per fortuna ci sono alcuni
 …

” QUANDO FU IL GIORNO DELLA CALABRIA ” di LEONIDA REPACI  

► 4:33

  

http://www.youtube.com/watch?v=onNubrMM1ZQ2 apr 2013 – 5 min – Caricato da MARCELLO IUSI
59:00. Watch Later Discover the Calabria: Two Greedy Italians …still hungry. by tropeabiz 69 …
[ “AZ.” ] – IN COPERTINA
LA POLONIA SENZA EURO FA BOOM: PIL 2014 +3,3% (ANCHE L'INGHILTERRA SENZA EURO +3,5% E ANCHE L'UNGHERIA +3,4%)  giovedì 15 maggio 2014
( DA MESSAGGIO – “POSTATO” SU FACEBOOK )

( . . . ) – LA POLONIA SENZA EURO FA BOOM: PIL 2014 +3,3% (ANCHE L’INGHILTERRA SENZA EURO +3,5% E ANCHE L’UNGHERIA +3,4%) – ( . . . )

O G G  I
May 17 – Su Tatarella tavola rotonda –  dal  “Roma” di Napoli

Oggi a Napoli accadrà un fatto notevole: alcuni uomini si ritroveranno attorno ad un tavolo per discutere le idee di Pinuccio Tatarella. Di fronte alla disarticolazione di ciò che fu il Pdl, infatti, il grande leader della destra e precursore del centrodestra italiano parrebbe destinato tra gli sconfitti della storia. Prematuramente scomparso 15 anni fa, il solo pensare di riproporre – oggi – una discussione sulla sua concezione politica rischia di apparire velleitarismo puro o, nella migliore delle ipotesi, generosa quanto inutile mozione degli affetti. Eppure, il fatto che alcuni esponenti di Fi, tra i quali tatarelliani della prima e dell’ultima ora come Gasparri e Laboccetta, abbiano deciso di rilanciare l’attualità del pensiero dell’uomo di Cerignola, appare molto più di un mero esercizio intellettuale. Dimostra la consapevolezza che se il centrodestra vuol ritrovare il filo di Arianna per uscire dal maledetto labirinto nel quale si è cacciato, beh, ha un solo modo per farlo: tornare lì dove tutto ebbe inizio. Non si tratta di un’operazione nostalgia, ma di recuperare le coordinate, innanzitutto culturali, di un progetto che ha dimostrato di saper raccogliere attorno a sé il meglio delle energie della società italiana.
Fa impressione constatare che il nucleo forte del pensiero politico di Tatarella – l’unità delle forze alternative alla sinistra – sia rimasto schiacciato da un lato sotto il peso di divergenze tattiche, ambizioni e rancori personali, e dall’altro dall’ostilità dei “poteri forti” nazionali e sovranazionali, sulle cui responsabilità emergono ogni giorno nuovi e più probanti elementi.
Un filo rosso sembra unire l’inizio e la fine. Il 1994 come il 2011: nel primo caso, a spezzare l’esordio al governo furono lo strappo della Lega e l’avversione – clamorosamente denunciata dal “ministro dell’Armonia” – dei padroni del vapore nostrani; nel secondo furono la rottura di Fini e la trama di chi puntava a colpire gli interessi italiani. Il resto lo ha fatto quel virus dell’ambiguità politica impadronitosi della destra, che proprio Tatarella aveva denunciato come il principale e più pericoloso dei nemici.
Per questo la riflessione e l’azione del politico pugliese sono tremendamente attuali. Non per formulare una diagnosi del male che sta divorando il centrodestra, annullandone la capacità di proporsi come credibile alternativa di governo alla sinistra renzizzata, ma per proporre una terapia. Presidenzialismo, conservatorismo, tradizione, meridionalismo, identità, modernizzazione e giustizia sociale sono i cardini del pensiero tatarelliano in grado di ridare senso alla costruzione di una nuova aggregazione per andare, ancora una volta, “oltre”. Oltre le illusioni dell’antipolitica, oltre gli inganni e le confusioni di questi anni. Nel solco di quella “ideologia italiana” di cui Tatarella è stato l’ultimo e lucido esponente.
Il resto seguirà.

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[ “AZ.” ] – ELEZIONI EUROPEE – EVENTI

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[ “AZ.” ] – LA NOSTRA RINNOVATA << SCELTA DI CAMPO >>

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 NAPOLI – 17 MAGGIO  2014

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foto di Sergio Silvestris. 

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"Daspo ai politici che prendono tangenti"

( dal web ) – ( . . . ) – “Daspo ai politici che prendono tangenti” – Renzi in palestra: foto – ( . . . )

[ “AZ.” ]     ( SULLE << EUROPEE >> – E NON SOLO – REPETITA IUVANT )
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[ “AZ.” ]     ( IL << DUO >> E I MEDIA CHE “TIRANO LA VOLATA”… )

( NON SI TOLLERANO INTRUSIONI NEL “GIOCO DELLE PARTI”… CAPITE ? )

  Grillo-Renzi: rissa in diretta in streaming "Non sei credibile". "E tu esci dal blog" 

(ATTENTI AI DUE : << GRILLOSCOOP & RENZISPOT >> “REALTA’ DEGLI ITALIANI IGNARI”SINO A QUANDO?)

[ “AZ.” ]  ( CAMPA CAVALLO CHE L’ERBA CRESCE – L’ISTRIONE PARLA SEMPRE AL FUTURO…BLA-BLA-BLA )

[ “AZ.” ] – IL POST DEL PRESIDENTE

[ LEGGI TUTTO – VEDI : SOTTO ]

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[ “AZ.” ]    ( AI NOSTRI LETTORI – VISITATORI – COLLABORATORI )

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ARTURO STENIO VUONO – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALSOCIALE “AZIMUT” – NAPOLI ]

ELEZIONI EUROPEE

VOTO SCONTATO – VOTO  DOPATO

Dopo una campagna elettorale, di cui non ci siamo accorti, al voto. Della partecipazione alle urne si parla poco, pochissimo, che, forse, come da previsione, interesserà solo la metà degli italiani. In un clima anomalo, tutto di restaurazione dell’antico regime, pesano eccome mancanza di passioni e di confronti-scontri; per ora si conta sull’ingabbiamento transitorio del berlusconismo, il temporaneo ridimensionamento della Lega Nord e sull’indotta diaspora della Destra, in specie al sud, che sembra essere definitiva. La grancassa mediatico-giudiziaria s’è incentrata tutta all’insegna del Dell’Utri-mafia, Scajola-‘ndrangheta, come a ripetersi del Cosentino-camorra. Da quì, implicito, che la leggenda metropolitana di Forza Italia – roba di cosa nostra , nell’anno primo dell’era-Renzi, ha ripreso nuova forza e, per il novello MinCulPop, ha da essere l’indiscutibile verità. La normale routine dei soliti arresti e delle solite inchieste, in un crescendo di novità che ha incalzato pure gli altri versanti, in verità, sembra non scalfire la cosiddetta, vantata, diversitò dellla Sinistra che, come sempre, in fin dei conti, continua a beneficiarsi del redditizio messaggio subliminale di adamantino , trasparente, onestissimo suo andamento e salvo qualche sua pecora nera, l’eccezione. Il tambureggiamento sullo statino in arrivo, con le ottanta euro della regalia, ha fatto il resto; prima pro quota parte dellle famiglie che, si sostiene con impudicizia disdicevole, così da arrivare a fine nese e, poi, in corso d’opera, estensibile a precari e disoccupati, chissà per i normali pensionati. In ogni caso, come possiamo constatare, il cosiddetto voto di scambio non ricorre quando n’è interessato l’esecutivo in carica. La rieducazione dell’eterno antagonista del sistema di potere, Silvio Berlusconi, come vanno riconfermando tutte le più recenti rivelazioni da fonti insospettabili, procede comunque sia speditamente onde mostrarne la fragilità ma verificandosi, invero, l’incontrario di come s’era già previsto. Contrordine compagni, perciò, non parlarne troppo. Alla metà dei cittadini che, sicuramente, non diserteranno le elezioni europee, resta l’approdo a un voto scontato, dopato, con il solo ed eventuale, aggiuntivo, riflusso delle perplessità verso il grillismo che, a parte il parolaio cannoneggiare. non impensierisce lor signori più di tanto. Nell’area, alternativa, del centrodestra che non è astensionista, purtroppo in parte influenzata dalla propaganda di regime, è del tutto irrilevante l’ipotesi del superare lo sbarramento, da parte di minori formazioni oppositorie e, meglio, di quelle utili a fare da stampella. La politica degli annunci, dati per scontati, seppure accompagnati dal rinvio sistematico di ogni pratico provvedimento, sembra avere ipnotizzato gli italiani-elettori. Dopo il venticinque maggio, ovviamente, consolidato il giovin signore della sinistra, su tutte tali operazioni speciali calerà il silenzio più assoluto. Con buona pace di coloro che, ancora, negano la deriva irreversibile di questa sorta di asfissia democratica. Il realismo, evidentemente, conta più degli opposti nostri desideri. Così accadrà, salvo l’imponderabile.Speriamo.

https://azimutassociazione.wordpress.com ]

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 NAPOLI – 17 / 18  MAGGIO  2014
 TRA BREVE IN RETE – UNA  BUONA LETTURA E UNA BUONA DOMENICA !

Evidenza - Manifestazione tricolore 
anteprima di web : Associazione  Culturalsociale “Azimut” – NAPOLI
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[ “AZ.” ] – L’ALTRA CAMPANA…..
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[ “AZ.” ] – TRE INTERVENTI TRATTI DA STAMPA LIBERA
( PER LEGGERE TUTTO  VAI AL SITO – ECCO LINK )
Stampalibera – Home

stampa libera, quello che la stampa di regime non dice.
[ “AZ.” ] – PER LEGGERE TUTTO VEDI : OLTRE
   
[ “AZ.” ] – TRE INTERVENTI TRATTI DA STAMPA LIBERA  RENZI E SOROS, L′AMICO AMERIKANO Redazione | 15-05-2014 Matteo Renzi si sta evidenziando come un politico più che affidabile per le logiche del mondialismo e per gli interessi dell’Alta Finanza. Le speranze riposte su di lui oltre Atlantico e oltre Manica sono forti… –  CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINIRandazzo Antonella | 14-05-2014 – Catagoria: Storia [Cultura] – LA VERITA’ SULLA CADUTA DI SILVIO Randazzo Antonella | 14-05-2014 –  [ “AZ.” ] – PER LEGGERE TUTTO VEDI : OLTRE
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[ “AZ.” ] – È il terzo arresto, il secondo in poco tempo, dopo quello del 1991

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 SOLIDALI CON GIUSEPPE MANDARA. 
 
[ “AZ.”  NA.]   –   “LA TROIKA HA FATTO TRIS”… – …E VOILA’ – E VOILA’ – NON MANCO’ LA TERZERA NOVITA’…
<< Il terzo arresto del « re della bufala », Giuseppe Mandara, ha gettato nello sconforto la moglie dell’imprenditore, convinta che il passato non sarebbe mai più tornato. Anche perché ad accusare il marito è lo stesso pentito giudicato in passato non attendibile. Questa volta, però, per i magistrati della Dda, ad Augusto La Torre, esponente dell’omonimo clan, bisogna credere. Raggiunta al telefono da Il Tempo , Alba Bassano, consorte di Giuseppe Mandara, giura sull’innocenza di suo marito.È il terzo arresto, il secondo in poco tempo, dopo quello del 1991

È un incubo senza fine. Di nuovo le stesse accuse, gli stessi giudici. Tutti incuranti di una Cassazione che aveva stabilito l’inattendibilità del pentito La Torre e l’insussistenza dei reati. Hanno riportato di pari passo quelle che erano le loro osservazioni precedenti, arricchendole con dichiarazioni di alcuni ex dipendenti di mio marito, che così hanno potuto esercitare un “diritto di rivalsa”. E poi perché solo i domiciliari per un reato che sarebbe molto grave? Forse hanno voluto correre ai ripari dopo quello che avevano combinato nel 2012? … >>

[ Tratto dall’intevista, rilasciata al quotidiano “Il Tempo” di Roma, già – da noi – pubblicata; oggi preferiamo non ripeterci e curiamo – solo – l’informazione su Mandara (azienda) , con l’augurio che la magistratura restituisca – rapidamente – l’imprenditore al suo lavoro e alla guida dello stabillimento che, com’è a tutti noto, rappresenta un vero fiore all’occhiello per l’economia e l’occupazone in Italia.  SOLIDALI CON GIUSEPPE MANDARA. ]

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I.L.C Mandara S.p.A
[ “AZ.” ] – PER LEGGERE TUTTO VEDI : OLTRE
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[ “AZ.” ]  – DA MESSAGGIO – “POSTATO” SU FACEBOOK

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—-Messaggio originale—-
Da: 
update+kr4mymgan4wn@facebookmail.com
Data: 16/05/2014 22.14
A: “Ferruccio Massimo Vuono”<
massimovuono@libero.it>
Ogg: Francesco Crolla ha commentato un link che hai condiviso.

facebook
Francesco Crolla ha commentato un link che hai condiviso.
Francesco ha scritto: “Non meragliatevi, sono quasi venti anni dipendente di questa AZIENDA e ogni anno puntualmente prima dell’estate qualcuno o qualcosa cerca, dico cerca di metterci al tappeto, allora chiedo alle autorita’ alla concorrenza, alla gente, non vi siete stancati di accusare, ripetere, dire, sempre le stesse cose. Ammirevole le dichiarazioni del Coordinatore Laboccetta, l’unico a non aver timore di schierarsi a favore, ha sicuramente guadagnato il mio voto e dico ai suoi colleghi di seguire l’esempio”
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[ “AZ.” ] – CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINI
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La coltre di menzogne stesa sulla sua morte perpetua l’infamia dei mandanti, dei “complici” e degli esecutori. Giornalisti e scrittori coraggiosi come Giorgio Pisanò e Franco Bandini, e ricercatori appas-sionati come Alberto Bertotto e Maurizio Barsotti hanno da tempo rilevate e poste in evi-denza le discordanze e le forzature nelle numerose versioni date in pasto al pubblico nel corso degli anni, sessantaquattro per essere precisi. Ora è possibile affermare con certezza che l’assassinio di Benito Mussolini non è avvenuto come, dove, quando e perché ci hanno voluto raccontare. Che Mussolini dovesse morire era stato deciso a Washington e a Londra nel luglio 1943. Doveva morire come era morto Giorgio, duca di Kent, il 25 agosto 1942, quando l’idrovolante Sunderland su cui viaggiava si schiantò contro il fianco di una collina vicino a Dunbeath, nella contea di Caithness, in Scozia.(1) Mussolini doveva morire per lo stesso motivo che avrebbe portato all’assassinio del Vice-Führer Rudolf Heß, suicidato da due agenti britannici nel carcere di Spandau il 17 agosto 1987, a pochi giorni dalla sua liberazione, dopo quarantasei anni di carcere.(2) I morti, si sa, non parlano. Mussolini, Giorgio di Kent ed Heß avrebbero fatto crollare il castello di bugie preparato per mascherare la verità sulla seconda guerra mondiale. Gian Giacomo Cabella, direttore de “Il Popolo di Alessandria”, intervistò Benito Musso-lini il 22 aprile 1945 a Milano. Tranquillo, il Duce parlò a lungo, ripercorrendo le tappe degli anni della guerra. Parlò come fosse certo che sarebbe dovuto comparire davanti a un tribunale internazionale. “Ho qui delle tali prove di aver cercato con tutte le mie forze di impedire la guerra che mi permettono di essere perfettamente tranquillo e sereno sul giudizio dei posteri e sulle conclusioni della Storia”. Nel dire “ho qui delle tali prove”, indicò una grande borsa di cuoio. Mi sembra, delle tre, fosse quella di pelle gialla. Poi toccò una cassetta di legno. “Non so se Churchill è, come me, tranquillo e sereno” riprende Mussolini “ricordatevi bene: abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori. Essi non hanno voluto che ci fosse data la possibilità di vivere. Se le vicende di questa guerra fossero state favorevoli all’Asse, io avrei proposto al Führer, a vittoria ottenuta, la so-cializzazione mondiale. Lavorerò anche in Valtellina. Cercherò che il mondo sappia la verità assoluta e non smentibile di come si sono svolti gli avvenimenti di questi cinque anni. La verità è una”.

Povero Mussolini, la verità è davvero una, ma è quella dei vincitori.

Alessandro De Felice, giovane e valente ricercatore romano, ha recentemente tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia l’intercettazione di una conversazione telefonica transoceanica tra Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill.(3) Avvenne il 29 luglio 1943 e fu registrata dagli specialisti dello Amt IV del RSHA, ( Reichssicherheitshauptamt, l’Ufficio Principale per la Sicurezza del Reich), uno degli otto Hauptämter (uffici principali) in cui si suddivideva l’organizzazione degli SS. Fu Einrich Müller, nel 1945 capo della Gestapo, a rivelare l’esistenza delle intercettazioni. Gli storiografi dell’italica repubblica nata dalla resistenza le hanno ignorate, forse temendo d’essere accusati di revisionismo. La conversazione tra Roosevelt e Churchill, trascritta integralmente in inglese dagli agenti tedeschi, fu tradotta in lingua tedesca, con alcuni errori di ortografia. Negli Stati Uniti fu pubblicata nel 1995, da Gregory Douglas nel libro Gestapo Chief. The 1948 Interrogation of Heinrich Müller. From Secret U.S. Intelligence Files.(4) Nella trascrizione originale, Roosevelt è indicato con R., Churchill con C.

R. “Ho alcuni pensieri supplementari sulla situazione italiana che ho voluto discutere con te. Ho pensato alle nostre azioni concernenti Mussolini ed il suo destino finale, dopo che egli si sia arreso a noi.”

C. “Tu devi catturare il pesce prima di cucinarlo. Non ho alcun dubbio che finirà nostro prigioniero a meno che, naturalmente, essi (gli italiani N.d.R.) lo uccidano o egli si sottragga alla sua esatta ricompensa suicidandosi.”

R. “C’è anche la possibilità che i Nazisti possano giungere a lui? Dov’è adesso?”

C. “Gli italiani ci hanno avvertito che lui è attualmente al quartier generale della polizia a Roma. Essi lo vogliono trasferire direttamente perché sembra che i tedeschi potrebbero improvvisamente decidere di rafforzare i loro effettivi in Italia e Roma diventerebbe il loro bersaglio logico. Essi (gli italiani N.d.R.) lo sposteranno.”

R. “Ma essi non lo vorranno mollare, e mi riferisco ai tedeschi? Per quale genere di quid pro quo?”

C. “Io penso di no. Gli italiani odiano i tedeschi ed il circolo reale è molto saldamente nella nostra tasca. Noi possiamo essere ragionevolmente certi che Mussolini finirà nostro prigioniero.”

R. “Sarebbe una mossa saggia, Winston? Saremmo costretti ad istruire una specie di megaprocesso che si potrebbe trascinare per mesi e, anche se lo controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo. E io devo osservare che molti italiani qui sono almeno suoi segreti ammiratori (lett.<>). Il che porterebbe problemi qui se noi lo processassimo. Naturalmente l’esito del processo non sarebbe mai in dubbio ed egli morirebbe appeso ad una corda. Ma nel frattempo, questi processi, e sto presumendo che noi avremmo un sacco di penosi amiconi anche disponibili per il processo e l’esecuzione, potrebbero trascinarsi all’infinito. Io posso prevedere vari aspetti negativi per questo affare.”

C. “Naturalmente ci sono aspetti negativi in ogni affare, Franklin. Allora ritieni che egli (Mussolini N.d.R.) non si debba processare? Cosa penserebbero i nostri amici in Italia della nostra malposta generosità? Io ho ottime relazioni con certi elementi in Italia e quanto all’uomo, essi vogliono l’umiliazione pubblica e la morte di Mussolini. Sicuramente noi non siamo in un momento in cui qualche generosità è possibile. La sua morte avrebbe un salutare effetto sui nazisti.”

R. “Io non dissento da questa tesi, ma, dal mio proprio punto di vista, un processo pubblico potrebbe avere connotazioni negative sulla situazione in questo Paese. Come ti ho detto c’è qualche solidarietà con la creatura (Mussolini N.d.R.) all’interno della (locale) comunità italiana (negli Usa) e la domanda sarebbe che tipo di reazione avrebbe un tale processo su di essi (italiani N.d.R.)? Io sto pensando essenzialmente alle prossime elezioni qui. Il processo certamente non finirebbe in una settimana e la chiusura coinciderebbe col periodo della presentazione delle candidature e, alla fine con le elezioni, ed il maggior pericolo sarebbe l’alienazione (delle simpatie N.d.R.) degli italiani che hanno, io sento, un certo significativo peso nella bilancia (dei voti N.d.R.).”

C. “Non posso accettare che liberare Mussolini potrebbe favorire qualcuno dei nostri comuni scopi. A questo punto della storia, io credo che sia stato oltrepassato lo spartiacque ed è giunto per noi il momento adesso. Non ritengo che la guerra finirà subito, ma la percezione è che noi siamo sulla via Triumphalis ora, non sulla via Dolorosa come siamo stati per così tanto tempo.”

R. “Io non volevo dire che dovremmo rilasciare il diavolo. Niente affatto. Mi riferivo al processo pubblico. Se Mussolini morisse prima che un processo potesse aver luogo, penso che noi staremmo meglio in tutti i sensi.”

C. “Tu suggerisci che noi semplicemente dobbiamo fucilarlo (5) quando gli italiani lo consegneranno a noi? Quale tipo di Corte Marziale per quest’affare? Celebrato a porte chiuse naturalmente. Potrebbe avere un salutare effetto sui fascisti duri a morire ancora attivi e forse perfino un effetto più grande sugli hitleriani.”

R. “No. Ho pensato in proposito e credo che se Mussolini morisse mentre è ancora agli arresti in Italia (<>), ciò potrebbe servirci assai più che se noi avviassimo un processo.”

C. “Non credo che anche se io chiedessi un simile favore agli italiani essi lo asseconderebbero. È mia convinzione che essi vogliano avere la loro vendetta su lui in un modo prolungato e pubblico per quanto è possibile. Tu sai quanto gli italiani amino urlare e gorgheggiare (6) intorno alla vendetta nelle loro opere. Puoi immaginarti loro rinunciare all’opportunità di gesticolare e parlare in pubblico?”

R. “Io avevo in mente che, dopo che noi stessi avessimo trovato un accordo qui, potremmo eliminarlo mentre è ancora nella loro custodia (italiana N.d.R.). Allo stesso tempo potremmo fare pubbliche richieste per la sua consegna per un processo. Ciò sarebbe (una soluzione N.d.R.) un po’ più dolce rispetto all’affare Darlan”.(7)

C. “Non posso, ma faccio un’obiezione a quell’allusione, Franklin. Quello è un capitolo chiuso e non ha niente a che vedere con il presente (<>) e la nostra gente non è per nulla interessata al destino ben giustificato di un noto leccapiedi dei nazisti(8).”

Un’attenta lettura delle frasi che i due eminenti personaggi si scambiarono durante la conversazione transoceanica non lascia dubbi sui loro propositi circa il destino del collega italiano. Mussolini doveva morire. Condannato a morte senza processo. “Sarebbe una mossa saggia, Winston? Saremmo costretti ad istruire una specie di megaprocesso che si potrebbe trascinare per mesi e, anche se lo controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo.” Anche se lo controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo. Già, il popolo! Guai se fosse venuto fuori che la seconda guerra mondiale sarebbe potuta finire nella primavera del 1941! Guai se si fosse rivelato che senza l’istigazione dei grandi finanzieri e banchieri ebrei la guerra si sarebbe potuta evitare! Il 29 settembre 1938, Mussolini partì da Monaco certo di avere salvato la pace. Ne erano sicuri anche i popoli europei, che, particolarmente in Gran Bretagna, in Italia e in Germania, tributarono a Chamberlain, Mussolini e Hitler manife-stazioni di affetto e di riconoscenza. In Italia si stava lavorando per l’E 42, l’Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere nella Capitale per celebrare il ventesimo anniversario della Marcia su Roma nel 1942. Oggi, a settant’anni di distanza, Roma può vantare un quartiere moderno, celebre per la sua architettura razionalista, realizzato con investimenti cospicui che un dittatore guerrafondaio avrebbe destinato al potenziamento delle Forze Armate. La Seconda Guerra Mondiale, iniziata il 2 settembre 1939 con la Dichiarazione di Gran Bretagna e Francia alla Germania, dopo l’invasione della Polonia parve cadere in letargo. Per mesi, fino all’aprile 1940, non accadde nulla di rilevante. Sette mesi nei quali nessuno dei belligeranti fece una mossa. Lungo la Maginot i poilus francesi facevano la guardia, lavavano la biancheria e giocavano a pallone. Lungo la Sigfrido, i soldati tedeschi, forse in modo più marziale, facevano lo stesso. L’occupazione della Dani-marca e della Norvegia non mutarono la condizione di stasi. In realtà, si trattò di una fase interlocutoria, che conferma l’ipotesi dell’esistenza di manovra-tori occulti, nell’attesa della riconferma di F. D. Roosevelt per il terzo mandato presiden-ziale. La nomina a Primo Ministro del Regno Unito di Winston Churchill, succeduto il 10 maggio 1940 al dimissionario Neville Chamberlain, non bastava. Non mancano le testimonianze sulle manovre della diplomazia franco-britannica-statunitense, impegnata a sostenere le provocazioni polacche alla Germania, allo scopo di provocare un conflitto regionale, preparatorio al conflitto mondiale. E’ interessante notare il tenore dei messaggi di Roosevelt rinvenuti dai tedeschi nel 1939 a Varsavia, per esempio le dichiarazioni ai polacchi di William Bullit, ambasciatore americano a Parigi: “… il Presidente desidera che Germania e Russia vengano in conflitto… dopodiché le nazioni democratiche attaccheranno la Germania… costringendola alla resa…”; “… il Presidente è deciso a non partecipare alla guerra dall’inizio, ma ad esservi dentro alla fine…”. A questo punto si aspettavano che gli eserciti polacco e francese tenessero occupati i tedeschi fino al 1941, quando sarebbero arrivati gli americani. Le inattese e fulminee vittorie militari dei tedeschi ebbero sugli inglesi un effetto terrificante. Il 12 agosto 1939 nell’incontro di Salisburgo Hitler dichiarò a Galeazzo Ciano che la guerra con la Polonia sarebbe rimasta localizzata e che avrebbe fatto la pace con gli inglesi. Il 27 Agosto 1939 il governo di Londra comunicò a Roma il testo delle proposte tedesche per una cooperazione su scala mondiale, dopo che fossero state risolte le questioni in Europa. Mussolini era convinto che la guerra in Polonia sarebbe stata una guerra limitata, locale. È evidente che la Germania non voleva scatenare un conflitto mondiale ma risolvere, sia pure con le armi, la questione (territoriale) del corridoio di Danzica, rispondendo alle assurde provocazioni del governo polacco. I sostenitori della pace britannici fecero credere a Hitler che la Gran Bretagna avrebbe mobilitato solo per onore della parola data ai Polacchi, ma che non si sarebbe giunti alla guerra su scala europea. Il 19 luglio 1940 Hitler, con un discorso al Reichstag offrì agli Inglesi una pace onorevole e una cooperazione su scala mondiale, riprendendo i temi delle offerte del 1939. Nel giorno che vide Churchill salire al potere, 8 maggio 1940, i Tedeschi lanciarono l’attacco all’Olanda, al Belgio e al Lussemburgo. Il Corpo di Spedizione Britannico assieme all’Esercito francese in due settimane fu battuto e respinto indietro fino a Dunkerque. Il 22 maggio 1940 circa 250 Panzer germanici stavano avanzando su Dunkerque quando Hitler personalmente ordinò a tutte le forze tedesche di arrestarsi e di sostare per tre giorni sulle posizioni raggiunte. I Britannici si imbarcarono pressoché indisturbati e la loro fuga fu salutata come un miracolo. Hitler con la sua decisione aveva salvato l’esercito britannico. Senza l’ordine di arresto, si sarebbe avuto un massacro o una resa di massa. Fino a quel momento vi erano stati non meno di quattordici tentativi segreti per giungere ad un accordo di pace con la Gran Bretagna. Intanto, Mussolini, che aveva fatto entrare in guerra l’Italia il 10 giugno, si preoccupò che non fossero inflitti danni gravi agli avversari franco-britannici. Voleva una pace senza odî né rancori, nel quadro di futuri equilibri internazionali. Mirava a ricreare il clima di collaborazione e di speranza della Conferenza di Stresa del 1935 e della Conferenza di Monaco del 1938. Di concreto, vi erano state consultazioni sia fra Mussolini e l’ambasciatore francese a Roma, François Poncet, sia fra Badoglio e l’addetto militare Parisot, perché il fronte italo-francese rimanesse tranquillo anche dopo l’entrata in guerra dell’Italia. Non solo: ambienti diplomatici francesi vicini a Casa Savoia avevano letteralmente scongiurato che l’esercito italiano prendesse l’offensiva dopo la metà di giugno 1940, perché la valle del Rodano non fosse occupata dai Tedeschi e perché il governo di Bordeaux non si trovasse a dover sedere da solo davanti ai plenipotenziari tedeschi, al momento della firma dell’armistizio. Era stato perfino concordato che né l’aviazione italiana, né quella francese avrebbero bombardato le città avversarie; tanto è vero che, quando una squadriglia britannica si alzò in volo da Lione per bombardare Torino, i Francesi tentarono, purtroppo senza successo, di impedirne il decollo. L’aviazione italiana rispose bombardando località di secondaria importanza, e la flotta francese bombardando Genova. Poi, il 21 giugno, per il precipitare della situazione militare nella Francia settentrionale (Parigi era stata occupata il 14 giugno), l’esercito italiano venne lanciato all’assalto frontale della frontiera alpina più munita d’Europa e, nel giro di due giorni, ebbe 600 morti, 2.600 feriti, 600 dispersi. Furono conquistate le fortificazioni delle Traversette e la città di Mentone. Nelle trattative per l’armistizio del 24 giugno, l’Italia non chiese e non ottenne niente di niente: né Gibuti, né la Corsica, né la Savoia, né Nizza: solo la smilitarizzazione di un tratto di 50 km. lungo il confine alpino e lungo quello della Tunisia, e l’uso del porto di Gibuti. L’Italia non chiese neppure la restituzione dei propri concittadini che erano emigrati in Francia per motivi politici (a differenza di quanto fece la Germania): così gli antifascisti italiani poterono rimanere indisturbati ad adoperarsi per la sconfitta della madrepatria. Altro che pugnalata alla schiena! Tutto si può dire di quella breve campagna militare, tranne che fu una pugnalata alla schiena della Francia. Ben diversamente si comportò verso la Francia l’alleata Inghilterra, che attaccò e distrusse la flotta francese a Dakar e a Mers el Kebir, provocando la morte di 1.300 marinai francesi (mentre i caduti francesi sul fronte italiano, in quei pochi giorni di guerra, erano stati appena qualche decina). Tuttavia, bastò che il presidente Roosevelt parlasse alla radio della «pugnalata alle spalle del proprio vicino», perché l’Italia rimanesse bollata d’infamia per più generazioni. La notte del 10 maggio 1941 Rudolf Heß volò in Scozia per incontrare il duca Giorgio di Kent. I termini di pace di Hitler che recava con sé erano i seguenti: (1) L’Impero Britannico rimane com’è, con tutte le colonie e i mandati. (2) La supremazia continentale della Germania non viene posta in discussione. (3) Ogni questione concernente le colonie della Francia, del Belgio e dell’Olanda è aperta alla discussione. (4) La Polonia sarà uno stato polacco. (5) La Cecoslovacchia deve appartenere alla Germania. Era un’offerta onorevole, in quelle circostanze!! Sappiamo come andò a finire. Sappiamo anche dell’impreparazione dei belligeranti nel settembre 1939. Tutte le potenze avevano piani industriali per l’armamento e la logistica tali da garantire un sufficiente livello di efficienza militare non prima del 1942-43. La storia dei vincitori sostiene che i tedeschi, volendo scatenare una guerra d’aggressione e conquista in Europa, avevano approntato un esercito potentemente armato. Non è vero. Come i Francesi erano terrorizzati dall’inadeguatezza dei loro armamenti, così erano gli Italiani e i Britannici, dotati di armi leggere e pesanti già impiegate nella Prima Guerra Mondiale. I Tedeschi nel 1939 non erano messi molto meglio. Le loro divisioni corazzate impiegavano Pzkw II, carri del tipo II, da 11 tonnellate, dotati di una mitragliera da 20 mm, esattamente come le autoblindo del R.E.I. Solo due divisioni, la 4. e la 7. Panzer erano armate con carri che montavano un pezzo da 37 mm, superiore alla mitragliera da 20 mm, ma pur sempre insufficiente. Non erano stati prodotti in Germania. Erano carri Skoda cecoslovacchi requisiti al momento dell’annessione del 1938, come testimoniano le foto dell’epoca. Allo scoppio della guerra il generale della Luftwaffe Erhardt Milch nei rapporti al Führer lamentava l’insufficienza di bombe per gli stormi da bombardamento. È molto difficile che in quelle condizioni il Governo Nazionalsocialista stesse preparando una guerra d’aggres-sione. Gli appassionati e gli studiosi di Militaria conoscono l’esistenza di pistole con il marchio della Wehrmacht (Heer, Luftwaffe e Kriegsmarine): sono Walther e Lüger tede- sche, Browning FN belghe, SCM francesi, Beretta italiane, Radom polacche, Astra spagnole e diverse altre di fabbriche minori. Il Reichsministerium für Rüstung und Kriegsproduktion (Ministero per l’Armamento e la Produzione Bellica) dové affannarsi a fare incetta di pistole per gli ufficiali e i sottufficiali in tutta Europa. Una grave dimenticanza per un esercito aggressore! È abbastanza evidente l’inconsistenza delle tesi dei vincitori che attribuiscono a Hitler e a Mussolini la volontà di aggredire. Analizzando gli avvenimenti della guerra in Europa nel periodo 1939 – 1941 si percepiscono i segni delle dinamiche già avviate per trasformare un conflitto di scala regionale nel conflitto più sanguinoso della storia.

Forse diverrebbe più facile comprendere i fatti della Storia di quel periodo ricordando avvenimenti poco conosciuti, come la Dichiarazione di Guerra degli Ebrei alla Germania, avvenuta il 23 marzo 1933 quando 20.000 ebrei protestarono al New York’s City Hall (Municipio) e furono organizzati assembramenti all’esterno del North-American German Lloyd e delle Linee di Navigazione Hamburg-American. Picchetti di boicottaggio furono organizzati contro i prodotti della Germania nei negozi, nei magazzini e nelle attività commerciali di New York City. Secondo il quotidiano britannico The Daily Express di Londra il 24 marzo 1933 gli ebrei avevano già proclamato il loro boicottaggio contro la Germania e il suo governo, eletto dal popolo. Il giornale titolò “Judea Declares War on Germany – Jews of All the World Unite – Boycott of German Goods – Mass Demonstrations” (La Giudea dichiara guerra alla Germania – Ebrei di tutto il mondo unitevi – Boicottaggio dei prodotti tedeschi – Dimostrazioni di massa). L’articolo di fondo descrisse un’imminente “guerra santa” e proseguì implorando gli ebrei di ogni luogo a boicottare i prodotti tedeschi e a partecipare in massa a dimostrazioni contro gli interessi economici della Germania. Secondo lo Express: “L’insieme di Israele nel mondo è unito nel dichiarare una guerra economica e finanziaria alla Germania. L’apparizione della Svastica come simbolo della nuova Germania ha riportato a nuova vita i vecchi simboli di guerra di Giuda. Quattordici milioni di Ebrei sparsi in tutto il mondo [nel 1933 N.d.R.](9) sono uniti l’uno all’altro come un solo uomo, per dichiarare guerra ai persecutori tedeschi dei loro compagni credenti. I negozianti ebrei chiuderanno le loro botteghe, i banchieri bloccheranno lo scambio dei titoli, i commercianti i loro affari e il povero che chiede l’elemosina riporrà l’umile cappello, per andare alla guerra santa contro il popolo di Hitler.” Lo Express scrisse che la Germania “si trova ora di fronte ad un boicottaggio internazionale del suo commercio, delle sue finanze e della sua industria … A Londra, New York, Parigi e Varsavia, uomini d’affari ebrei sono uniti per intraprendere una crociata economica.” Come non ricordare, a questo punto, la presenza, a fianco di Franklin D. Roosevelt, di Felix Frankfurter, Bernard Mannes Baruch e Henry Jr. Morgenthau, tutti fervidi sionisti? Come non ricordare le confidenze di Neville Chamberlaine che si lamentò con James V. Forrestal di essere stato pressato dagli Ebrei a dichiarare guerra. Egli dovette anche in seguito tribolare con il “partito della guerra”, costituito da poco, che raggruppava Winston Churchill, Duff Cooper e Anthony Eden, una consorteria che si era formata durante gli incontri segreti al Savoy Hotel con il finanziere Israel Moses Sieff nel maggio 1940. E come non ricordare la testimonianza dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna Joseph P. Kennedy, resa a James V. Forrestal (10) e riportata da questi nei suoi “Diaries”, in data 27 dicembre 1945: “Né la Francia, né la Gran Bretagna avrebbero fatto del caso Polonia un motivo per entrare in guerra, non fosse stato per le continue sollecitazioni di Washington.” L’intero piano di gioco di Churchill era fondato sul totale coinvolgimento degli Stati Uniti alla causa della Gran Bretagna. Fin dall’inizio, la Gran Bretagna era dipesa dalla fornitura di apparecchiature militari ed altri beni essenziali del periodo bellico dagli Stati Uniti. Così, nel momento in cui la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania, le forniture di armamenti americani cessarono. Il sentimento dell’opinione pubblica negli Stati Uniti era profondamente isolazionista e il Congresso aveva passato una serie di misure restrittive in nome della neutralità, che proibivano ogni forma di commercio con qualsiasi nazione impegnata in una guerra. Nel 1937, però, su iniziativa di Roosevelt, (discendente da una famiglia di Ebrei olandesi) quelle misure furono emendate con un divieto che riguardava solo la fornitura di munizioni. Fortunatamente per lo sforzo bellico della Gran Bretagna, Roosevelt prese nuovamente delle iniziative che, con poche modifiche legislative, portarono alla ripresa della fornitura di munizioni dagli Stati Uniti. I problemi erano venuti a capo nell’ottobre 1940, quando il Tesoro riferì a Churchill che entro tre mesi la nazione non avrebbe più avuto denaro per pagare le forniture dall’America. In risposta Roosevelt spinse allora il Lend-Lease Bill (Progetto di legge per gli Affitti e i Prestiti), che fu approvato, divenendo legge, l’11 marzo 1941. Era così assicurato l’impegno che gli Stati Uniti avrebbero provveduto alla fornitura di munizioni e altri materiali a credito, per gli importi dovuti. La Gran Bretagna doveva far quadrare i conti trattando più di cinquanta milioni di dollari di oro dalle miniere del Sud Africa e vendendo una delle più redditizie società operanti negli Stati Uniti, la American Viscose, sussidiaria della Courtaulds, a un consorzio di banchieri, che non persero tempo a rivenderla, realizzando un considerevole profitto. Nel maggio 1941 la Gran Bretagna era giunta ad un punto molto critico, con le scorte pericolosamente basse. Churchill inviò un cablo di disperata invocazione d’aiuto a Roosevelt il 3 maggio 1941, una settimana prima dell’arrivo di Heß. La reazione degli ambienti industriali e finanziari degli Stati Uniti alla notizia dell’arrivo di Heß fu di grande costernazione. Roosevelt capì che Heß offriva l’opportunità di scegliere tra la conclusione della guerra e la sua continuazione, con la facile ipotesi che il conflitto sarebbe potuto durare ancora parecchi anni. Naturalmente, la seconda sarebbe stata l’opzione preferita dall’industria e dalla finanza degli Stati Uniti. Dall’ 8 agosto 1941 (quattro mesi prima di Pearl Harbor) al 14 agosto 1941 Franklin D. Roosevelt fu a bordo della USS Augusta, incrociatore ancorato allo Ships Harbor di Placentice Island, nel Newfoundland (Terranova). Winston Churchill lo raggiunse navigando sullo HMS Prince of Wales, nave da battaglia che diede fondo poco distante. Conversando a giorni alterni sull’una e sull’altra nave, il 12 agosto firmarono l’ Atlantic Charter, meglio conosciuta come Carta Atlantica. Nel novembre 1940 Roosevelt aveva vinto le elezioni per il suo secondo mandato. Da quel momento iniziò la fase di mondializzazione del conflitto sulla base degli otto principî della Carta Atlantica, autentici capolavori di ipocrisia, usati come specchietti per allodole.

1) Gli Stati Uniti e il Regno Unito non cercano guadagni territoriali.

2) Le modifiche di territorio devono avvenire in accordo con i desideri dei popoli coinvolti.

3) Tutti i popoli hanno diritto all’autodeterminazione.

4) Le barriere doganali devono essere abbassate.

5) Attuazione della cooperazione economica globale con il progresso del benessere sociale.

6) Libertà dal bisogno e dalla paura.

7) Libertà di navigazione sui mari.

8) Disarmo degli aggressori e disarmo generale dopo la guerra.

Tralasciando per brevità ogni riferimento ai lavori di W. Cleon Skousen, Gary Allen, Jim Marrs, Phyllis Schlafly e G. Edward Griffin, non possiamo qui dimenticare la citazione di Carroll Quigley, estrema epitome dei suoi studi sulla civiltà occidentale: “I poteri del capitalismo finanziario avevano un piano a lungo termine, nientemeno che di costituire un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, capace di dominare il sistema politico di ogni nazione e l’economia del mondo intero.” Per attuare il loro piano, che aveva già portato al conseguimento di due grandi successi, il 23 dicembre 1913 con la firma da parte di Thomas Woodrow Wilson del Federal Reserve Act e il 29 ottobre 1929 con il crollo dei titoli allo Stock Exchange di Wall Street (enormi quantità di denaro incamerate per finanziare il consolidamento dei monopolî di materie prime e di risorse alimentari) i poteri del capitalismo finanziario non potevano ignorare la minaccia della Germania Nazionalsocialista, alleata nell’Asse dell’Italia Fascista. La nazionalizzazione della Reichsbank, che sottrasse il signoraggio ai banchieri privati, la sostituzione dell’oro con la forza lavoro come riserva monetaria, le transazioni internazionali in clearing, compensate per ovviare i movimenti di valuta, il modello dell’efficienza conseguente offerto alle altre nazioni, (sei milioni di disoccupati assorbiti in meno di due anni), ecc. ecc. (11) costituivano un insieme di cattivi esempi da sradicare, distruggere e far dimenticare. L’eliminazione della sfida germanica al Potere Monetario andava condotta con ogni mezzo, bombardamenti terroristici compresi. Churchill, agente del Potere Monetario, nel 1944 disse ai suoi Capi di Stato Maggiore: “Potranno passare parecchie settimane, anche mesi, prima che vi chieda di saturare la Germania con gas velenosi. Se lo faremo, facciamolo al cento per cento.” La minaccia dei gas non fu mai attuata, ma dietro l’ordine dei bombardamenti terroristici vi fu sempre lui, Churchill, benché in seguito abbia tentato di scrollarsene di dosso la colpa, addossandola al Field Marshall Arthur Harris, soprannominato ” the butcher” . Per concludere in gloria, riportiamo un significativo aneddoto contenuto nel CD-ROM di Alessandro De Felice “Il Gioco delle Ombre”, menzionato in apertura. Il personaggio chiave è Leo Weiczen , in arte Leo Valiani, senatore a vita “motu proprio” del Sandro Pertini. “Lo scrivente Alessandro De Felice intende riferire adesso un episodio che ha sempre omesso da 18 anni a questa parte e che ha riferito alcuni giorni addietro ad Alberto Bertotto ed Elena Curti. Mi riferisco ad un breve colloquio ‘casuale’ che ebbi a Milano alla Fondazione Feltrinelli nel 1989-1990, non ricordo bene la datazione esatta, con l’allora ottuagenario Leo Valiani. Io ho frequentato la Fondazione in oggetto, per quasi un anno, (forse 1 anno e mezzo), per analizzare testi introvabili sul socialismo in relazione alla mia tesi di laurea sulla politica internazionale e la scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini. Devo dire che venivo guardato a vista dal personale, abbastanza rigido, e venivo dissuaso spesso dal chiedere determinati volumi e documenti, presumibilmente insospettito dal mio cognome. Ma dopo varie insistenze, riuscivo ad ottenere in parte il materiale richiesto. Ciò nonostante, ebbi modo di poter avvicinare il Valiani, già vegliardo ma ancora molto sveglio all’epoca. Egli si trovava lì nella sala consultazione della biblioteca della fondazione per compulsare dei volumi. Lo vidi per una decina di volte. Pur essendo già Senatore a vita, nominato da Sandro Pertini nel 1980, il Valiani arrivava in Fondazione Feltrinelli senza scorta. Non sarebbe difficile, se la fondazione avesse conservato dei registri di presenze, risalire al periodo esatto. Si firmava sempre per poter entrare e consultare o richiedere fotocopie. Era un tipo schivo, come lo scrivente. Dopo aver rotto il ghiaccio ed essendoci scrutati a distanza per varie volte, un giorno, dopo essermi presentato scientificamente, Gli parlai, in un momento in cui rimanemmo noi due soli nella sala stessa, chiedendo possibili ulteriori lumi, del ruolo estero nell’assassinio del Duce e degli altri gerarchi e la Petacci. Il Valiani, sibillinamente, mi rispose testualmente come riporto: <, – La morte di Mussolini deve rimanere un mistero. Ed è meglio che sia così….., disse -. Quindi aggiunse, dopo una breve pausa, come a voler gelare la situazione:<>. Circa un’ora dopo, quando stavo per andare via dalla sala, mentre gli passavo accanto per uscire, mi fermò con un segnale invitandomi ad accostarmi sbrigativamente alla sedia e mi disse quasi all’orecchio: <>. allora, accennai ad una sola persona di questa conversazione col Valiani: Renzo De Felice. Ne parlai con lui, cugino di mio padre, nel 1991. E questa è la prima volta che ne parlo pubblicamente.”

Note:

(1) Giorgio duca di Kent morì il 25 agosto 1942, quindici mesi dopo il volo di Rudolf Heß, sceso col paracadute a Bonnington Moore, nei pressi di Dungavel House, a sud di Glasgow, per incontrarlo. Ufficialmente, l’incidente in cui perì il duca di Kent è rimasto avvolto nel mistero. Ancora oggi, dopo sessantasette anni, è convinzione diffusa che egli sia stato assassinato dai servizi segreti britannici. Charles Higham nella seconda edizione rivisitata del suo libro The Duchess of Windsor: The Secret Life, cercò di dare una ragione per l’avvenimento e la trovò nelle serie preoccupazioni circa la mancanza di discrezione del Principe e dei suoi contatti politici con i capi della Germania nazionalsocialista, per negoziare una pace separata. Higham scrisse che lo Special Operations Executive era preoccupato per il fatto che il Duca potesse parlare di questi argomenti una volta lasciata la Gran Bretagna. Per quel motivo fu sabotato l’idrovolante prima che decollasse facendo sì che si schiantasse poco dopo provocando la morte di tutti i passeggeri, ad eccezione di uno soltanto. Il sopravvissuto riportò solo alcune ferite superficiali, ma non parlò mai dell’accaduto e portò con sé nella tomba ciò che sapeva, alimentando così le teorie dell’attentato. Lynn Pickett, Clive Prince e Stephen Prior nei loro libri Double Standards: The Rudolf Hess cover-up e War of the Windsors ipotizzarono che l’aereo del Duca di Kent si fosse fermato per prendere a bordo Rudol Heß, e che il tutto era parte di un progetto di pace che avrebbe estromesso Winston Churchill dal potere, lasciando così non dichiarata l’implicazione che se Giorgio fu assassinato dai servizi segreti britannici, la decisione dovesse essere stata concordata al livello di Churchill. L’ambasciatore tedesco in Portogallo, barone von Hoyningen-Hüne, disse a von Ribbentrop che secondo la comunità britannica a Lisbona, l’idrovolante venne sabotato per togliere di mezzo Kent, convinto sostenitore della pace con la Germania.

(2) In aggiunta alla testimonianza del sanitario tunisino, accorso per primo nella stanza di Heß, vi è un ulteriore affidavit (deposizione giurata) riguardante l’evento di Spandau del 17 agosto 1987. Fu raccolto in Sud Africa dalla nuora di Heß, che era riuscita a convincere un avvocato a fornire la sua testimonianza sotto forma di dichiarazione giurata preparata appositamente per un tribunale, con la data del 22 febbraio 1988. Il testo è il seguente:

“Il Ministro del Reich Rudolf Heß fu assassinato per ordine del British Home Office (Ministero degli Affari Interni Britannico). L’assassinio fu commesso da due membri del SAS (Special Air Service), per la precisione del 22° Reggimento SAS, Bradbury Lines, Hereford, England). Detta unità militare del SAS è alle dipendenze del Ministero degli Affari Interni Britannico, non del Ministero della Difesa. La pianificazione dell’assassinio come la sua direzione sono stati curati dal MI5 (Servizio di Sicurezza). L’operazione del servizio segreto, il cui obiettivo era l’assassinio del Ministro del Reich Rudolph Heß, fu progettata così frettolosamente che non le fu dato neanche un nome in codice.”

Altri servizi segreti a conoscenza del piano furono quelli degli Stati Uniti, della Francia e di Israele.

(3) Alessandro De Felice ha riportato questa intercettazione integralmente in un cd-rom inti-tolato Il gioco delle ombre (reperibile sul web all’indirizzo http://www.alessandrodefelice.it ).

(4) Heinrich Müller, SS Obergruppenführer , (nato a Monaco di Baviera il 28 aprile 1900 e scomparso da Berlino il 29 aprile 1945) fu al servizio della CIA dal 1948 al 1952. Non se ne conosce la data di morte, che alcuni elementi fanno supporre avvenuta dopo il 1960. Gregory Douglas, dopo l’abrogazione delle restrizioni all’accesso di molte documentazioni relative alla Seconda Guerra Mondiale, pubblicò il testo integrale della conversazione del 29 luglio 1943 nel libro Gestapo Chief. The 1948 Interrogation of Heinrich Müller. From Secret U.S. Intelligence Files, vol. 1, R. James Bender Publishing, San Jose, California, 1995, pp. 56-62. (5) L’espressione usata testualmente è

“shoot”, verbo to shoot, che significa sparare, fucila-re (ibid., p. 58).

(6) Letteralmente “to wail and warble”.

(7) Ibid., pp. 56-58. Jean François Darlan, Ammiraglio e uomo politico francese, nacque a Nérac, Lot e Garonna, nel 1881. Partecipò al primo conflitto mondiale e nel 1929 fu nominato Contrammiraglio. Capo di gabinetto del Ministro della Marina Georges Leygues negli anni 1926-1928 e 1929-1934, Darlan collaborò alla riorganizzazione della flotta navale francese. Comandante della squadra dell’Atlantico dal 1934 al ’36, quindi Capo di S.M.G. della Marina nel 1939-1940, fu nominato Comandante in capo della Marina Mercantile e Militare nel governo Pétain, e, dopo il licenziamento di Laval (dicembre 1940), assunse anche la carica di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e di Ministro degli Esteri (febbraio 1941). Assertore di una politica di collaborazione con la Germania, successore designato di Pétain, Darlan incontrò Hitler due volte, il 25 dicembre 1940 a Beauvais ed il 10 maggio 1941 a Berchtesgaden; dopo quest’ultimo firmò a Parigi, il 28 maggio 1941, il protocollo Darlan-Warlimont, poi respinto dal governo di Vichy, che avrebbe messo a disposizione dei tedeschi alcuni porti francesi in Africa. Il 10 dicembre 1941 incontrò Galeazzo Ciano a Torino. Al ritorno di Laval al governo nell’aprile 1942, Darlan si dimise da tutti gli incarichi ministeriali, ma rimase Comandante in capo delle Forze Armate Francesi. Al momento dello sbarco alleato dell’8 novembre 1942 si trovava ad Algeri e, con repentino voltafaccia, il 10 novembre successivo, concluse un armistizio col comando statunitense; addirittura il 13 novembre seguente ordinò alle truppe francesi di battersi contro le forze dell’Asse. Quindi Darlan si autoproclamò il giorno successivo (14 novembre 1942) Alto Commissario Francese dell’Africa del Nord in nome di Pétain, il quale ultimo però lo sconfessò. Darlan regolò col Generale Clark i rapporti fra autorità francesi e statunitensi in Africa (22 novembre 1942). Il 24 dicembre 1942 Darlan venne assassinato ad Algeri da un agente di De Gaulle. Va ricordato che Roosevelt sosteneva pragmaticamente l’utilizzazione degli amministratori di Vichy per i territori da poco occupati dagli Alleati, in contrasto con Churchill che appoggiava De Gaulle, decisamente contrario all’uso della classe dirigente di Vichy. La lotta tra Roosevelt e Churchill culminò nell’assassinio di Darlan da parte di un giovane francese, Ferdinand Bonnier de La Chapelle, addestrato allo scopo dal SOE (Special Operations Executive) britannico. L’arma dell’assassinio, una pistola Welrod con silenziatore di fabbricazione inglese, finì nelle mani di agenti dello OSS degli Stati Uniti che ne accertarono il collaudo negli Aberdeen Proving Grounds (Maryland).

(8) Ibid., p. 58.

(9) Ebrei nel mondo, stime e conteggi [da http://www.nntp.it/…/345661-ebrei-nel-mondo-stime-e-conteggi.html ]

Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l’Enciclopedia Ebraica dove il totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve essere citata. La cifra di 6.000.000 dopo essere stata ripetuta per milioni di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata ufficiale. Questo nonostante, già alla fine della guerra, si fosse in possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall’Europa, verso l’America la Palestina e la Russia. Secondo l’Appendice N°VII, “Statistiche sull’Affiliazione Religiosa”, del libro del Senato Americano “A Report of the Committee on the Judiciary of the United States Senate” del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in quell’anno era di 15.713.638. La stessa fonte nel 1940 riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15.319.359. Se lo studio statistico del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante la guerra, ma subì un piccolo incremento. Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si potrebbe concludere che c’è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che Eichmann avrebbe detto d’essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni di ebrei erano stati liquidati. Attenzione: il Tribunale ha rifiutato la deposizione di Höttl! Nel 1983 il ricercatore americano Walter Sanning ha prodotto uno studio statistico – “The dissolution of Eastern European Jewry” (La dissoluzione dell’ebraismo est europeo) – sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche dell’Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata, durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all’est dai tedeschi, i sovietici non consentirono di ritornare all’ovest. In conclusione, afferma Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono morti, ma sopravvissuti alla guerra. Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono costretti ad ammettere che non c’è stato sterminio, ma che vi sono comunque stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare la leggenda dei 6 milioni). Non mancano oltretutto testimonianze di fonte ebraica che contraddicono la tesi ufficiale sull’argomento. Per esempio, 1938: L’Annuario Mondiale (“World Almanac”) censisce 15.688.259 ebrei, in tutto il mondo. Questo dato è fornito al “World Almanac” dall’ “American Jewish Committee” (Comitato Ebreo Americano) e, altresì, dal “Jewish Statistical Bureau of the Synagogues of America 1948: Secondo un articolo apparso nel “New York Times” del 22 febbraio 1948, firmato dal Mr. Hanson W. Baldwin, esperto di questioni demografiche del giornale, gli ebrei esistenti in tutto il mondo sono valutati tra i 15.600.000 e i 18.700.000. Va detto che oltretutto il direttore e proprietario del giornale è l’ebreo Arthur Sulzberger, noto come sostenitore incondizionato del Sionismo. Accogliendo dunque la valutazione superiore di Mr. Baldwin, cioè di 18.700.000 ebrei, risulterebbe che, nei dieci anni intercorsi dal 1938 al 1948 – periodo che include gli anni del conflitto 1939-1945 e durante i quali si pretende che Hitler abbia fatto ammazzare sei milioni di ebrei, la popolazione mondiale ebraica sarebbe nondimeno aumentata di oltre tre milioni di unità. Ma se, agli effetti della comparazione, ammettiamo per vero l’ipotetico sterminio hitleriano di sei milioni di ebrei, ci troviamo a concludere che l’incremento demografico reale dovrebbe essere di oltre nove milioni di unità. Giacché l’incremento di tre milioni è solo apparente: occorrono altri sei milioni di sterminati, ergo l’incremento reale è (sarebbe …) di nove milioni… E questo incremento ad opera dei nove milioni di superstiti, dato che sei milioni, dei 15 milioni da cui abbiamo preso le mosse, sono mancanti all’appello… Allora è giocoforza ammettere che in quei dieci anni la popolazione ebraica sia semplicemente… raddoppiata! Affermazione un po’ forte perché in tale popolazione vanno comprese classi d’età differenti con solo una frazione atta alla procreazione. Senza contare il fatto che il periodo di guerra e persecuzione avrebbe limitato la natalità. Nulla di sorprendente allora che lo stesso ebreo Allen Lesser si trovasse costretto a concedere, in un articolo dal titolo “Isteria antidiffamatoria”, apparso nell’edizione primaverile del 1946 della rivista “Menorah Journal”, che “secondo quanto divulgato, durante gli anni dell’immediato dopoguerra, dalle agenzie di stampa giudaiche, il numero di ebrei morti in Europa supera di svariati milioni quello di cui i nazisti non sospettarono mai l’esistenza”.

(10) “The Forrestal Diaries” (edited by Walter Millis), New York, Viking, 1951. I Diarî furono pubblicati postumi, essendo stato il Segretario di Stato alla Difesa James V. Forrestal suicidato da due agenti del Mossad il 22 maggio 1949 per la posizione assunta durante la guerra del 1948 tra Israele e Egitto, Siria, Libano, Irak e Giordania.

(11) René Dubail, “Une expérience d’économie dirigée: l’Allemagne Nationale Socialiste” (L’Ordinamento Economico Nazionalsocialista), Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 1991.

Autore: Gian Paolo Pucciarelli

Fonte:http://edoardolongo.blogspot.it/2013/06/chi-decise-la-morte-di-mussolini.html

Commenti (1)

Scritto da Montisci Ascanio
14-05-2014 18:05

La storia è scritta ( . . . )

Commenti (1)

Scritto da Montisci Ascanio
14-05-2014 18:05

La storia è scritta (e riscritta) dai vincitori, mai dai vinti

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La Mandara S.p.A.  è un’azienda italiana  specializzata nella produzione di mozzarella di bufala  campana, fondata da Francesco Mandara nel secondo dopoguerra  a Mondragone .

I.L.C Mandara S.p.A. è posseduta al 51% dalla “Mandara Group”, e al 49% dalla Alival S.p.A che ha sede a Ponte Buggianese .

La Mandara S.p.A è riconosciuta come azienda leader nella produzione di mozzarella di bufala ed esporta il prodotto in tutta Europa  e negli Stati Uniti , Giappone , Cina , Russia , Corea , Emirati Arabi  ed Australia . Occupa circa 90 dipendenti nella sua sede di Mondragone , detiene le certificazioni UNI EN ISO 14001, Certificazione SGQ, UNI EN ISO 9001:2008, Standard BRC, Standard IFS, SG Ambientale, UNI EN ISO 14001.

Storia [ . . .  ]

Nel secondo dopoguerra Francesco Mandara apre una catena di cremerie specializzate nella vendita di latte e derivati dello stesso a Napoli .

Nel 1960  l’attività, oltre che commerciale, diventerà anche produttiva con lo scopo di rifornire la catena di negozi. Il decennio 1970 –1980  sarà un periodo di grande espansione in quanto l’attività produttiva viene trasferita nell’attuale opificio di Mondragone e parallelamente l’attività commerciale viene ampliata arrivando ad otto punti vendita nelle città di Napoli, Roma  e Milano .

Nel 1983  lo stabilimento sarà rilevato da Giuseppe Mandara,nipote del fondatore, il quale acquista anche il marchio I.C.P “Mandara”. Il nuovo assetto gestionale della società comporterà enormi cambiamenti nell’immagine dell’azienda, che diventerà orientata al mercato aprendosi a numerosi distributori per aumentare la penetrazione in Italia settentrionale e nei mercati esteri (nord America  ed Europa ). Inoltre, verranno modificati gli obiettivi da perseguire nel breve periodo: non solo sviluppare la presenza del marchio nel mercato nazionale ed estero ma anche sfruttare la posizione di leadership  di mercato per aumentare la domanda generale di mozzarella di bufala nel mondo.

L’azienda è riuscita a vedere nella diversità degli stili e abitudini di consumo nei vari paesi un’opportunità, sviluppando offerte ad hoc per i mercati esteri ed emergendo come leader a livello internazionale nella produzione bufalina per poi trasformarsi in Società per Azioni  nel 1997 . Lo stesso anno la I.L.C. Mandara è entrata a far parte di un grande gruppo specializzato nella commercializzazione di prodotti alimentari tipici , la Alival , che ne detiene il 49%. La partnership  in questione ha permesso all’azienda di esternalizzare la funzione distributiva per concentrarsi sulla sua expertise produttiva.

 

 

Brik Mandara

Ciò nonostante, Giuseppe Mandara ha promosso politiche distributive e promozionali finalizzate al miglioramento dell’immagine del marchio. In particolare, l’introduzione del “brik” nel 1994 , tipo di confezionamento che favorisce una più lunga conservazione del prodotto facilitando l’esportazione, ha consentito un aumento medio annuo delle vendite del 24% nei primi 5 anni dalla sua introduzione.

Problemi giudiziari e proscioglimento[. . . ]

Il 17 luglio 201 2 gli Agenti della Dia  e del Noe , su ordine del Gip  di Napoli, arrestano Giuseppe Mandara, titolare della I.L.C Mandara S.p.A. Le accuse sono di associazione a delinquere  di stampo camorristico e reati in tema di tutela della salute pubblica. In quest’ultimo caso si fa riferimento a una ipotetica fornitura di ciliegine di mozzarella con, all’interno del prodotto, frammenti di ceramica. A cui si aggiunge anche l’accusa di aver commercializzato falso provolone del monacoDop .

Nei giorni successivi tutto viene rimesso in discussione: il 20 luglio vengono revocate le precedenti misure interdittive per i dirigenti Alival , il 31 luglio Giuseppe Mandara viene scarcerato insieme al suo collaboratore Vincenzo Musella. L’intero patrimonio,stimato intorno ai 100 milioni di euro, viene dissequestrato. Il Tribunale del Riesame  di Napoli  annulla l’ordinanza cautelare ed il sequestro dell’azienda in quanto ritiene inattendibili le dichiarazioni dell’accusatore di Giuseppe Mandara, il pentito Augusto La Torre .

Il 2 agosto il Consorzio  sospende la delibera di espulsione e reintegra la I.L.C Mandara nei soci. Il 14 febbraio 2013  la Suprema Corte di Cassazione  respinge il ricorso della Procura contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame per “inammissibilità totale”.

A partire già dal settembre 2012, la Mandara riprende a pieno la sua attività produttiva.

Evoluzione [ . . . ]

I cambiamenti avvenuti all’interno dell’impresa nel corso degli anni possono essere schematizzati come segue:

Anni Tecnologia Aree geografiche di riferimento
Dalla fondazione agli inizi deglianni settanta  Esclusivamente artigianale (Mozzarella a mano), pezzature elevate, vendita del prodotto sfuso Campania (cremerie Mandara situate prevalentemente a Napoli )
anni settanta  Introduzione di tecnologie industriali per la lavorazione, pezzature elevate, confezionamento in busta chiusa con graffa metallica Punti vendita in Campania , Roma , Milano 
anni ottanta  Tecnologia prevalentemente industriale, maggiore varietà di pezzature, confezionamento in vaschette, bicchieri e buste termosaldate Intero territorio nazionale (punti vendita Mandara e distribuzione all’ingrosso), Europa ed America del nord (attraverso grossisti)
anni novanta  Tecnologia unicamente industriale, ampliamento dei processi di produzione (cagliata, filatura, formatura, confezionamento ed imballaggio) Intero territorio nazionale (punti vendita Mandara e distribuzione all’ingrosso), Europa ed America del nord (attraverso grossisti), Arabia Saudita e Giappone
Dal 2000  adoggi  Tecnologia unicamente industriale, 20 linee di confezionamento Ingresso nella GDO  anche nel mercato europeo, consolidamento in Francia  e Germania , Penisola scandinava , Russia  e Nuova Zelanda 

Note[. . . ]

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/caserta/notizie/cronaca/2012/17-luglio-2012/mozzarella-dop-casalesi-arrestato-mandara-maxi-sequestro-100-milioni-2011040607215.shtml 

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/31-luglio-2012/riesame-scarcera-mandara–2011249686263.shtml 

http://www.tespi.net/F&CWeekly/FEC220313.pdf 

Altri progetti [ . . .  ]

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PER IL MEZZOGIORNO E IN RICORDO DI TATARELLA – GASPARRI E ALTRI A NAPOLI – SABATO 17 MAGGIO ORE 10:30 PORTO STAZIONE MARITTIMA – ALTRO… anteprima di web – “Azimut” Ufficio Stampa Ferruccio Massimo Vuono –… [ 4755 more words. ]
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[ “AZ.” ] – LA VERITA’ SULLA CADUTA DI SILVIO 
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Dal golpe bianco a Ruby: hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato (ora) si sa

LA VERITA’ SULLA CADUTA DI SILVIO
Randazzo Antonella | 14-05-2014 Categoria: Politica 
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Era l’epoca in cui i giornali dedicavano pagine e pagine alle vicende giudiziarie e sessuali dell’allora Presidente del Consiglio. Geithner racconta che rifiutò di unirsi all’allegra brigata europea. Scrive nel suo saggio “Stress Test”: “Ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i presti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato”. Il pretesto era quello di “non far precipitare l’euro”, ma è evidente che c’era qualcosa di più o di diverso. Qualcosa che nessuna autorità racconta con chiarezza. Proviamo a raccontarlo noi in questo articolo, senza pretese di essere esaurienti. Che le cose non riguardassero soltanto l’euro, lo si poteva capire leggendo il quotidiano Il Giornale, pubblicazione che, come ben sappiamo, rappresenta l’area politica di Silvio Berlusconi. Ad oggi, alcuni articoli pubblicati su questo quotidiano sembrano addirittura contro il sistema. Ad esempio, Il Giornale ha parlato di Renzi e dei suoi loschi legami (anche con personaggi che poco hanno a che vedere con la cosiddetta sinistra), dell’Unione europea come di un’istituzione ambigua, e persino della massoneria non proprio democratica. Sull’Ucraina, Vittorio Feltri, il 20 marzo scorso, scriveva: “Gli Stati … ( . . . )
[ “AZ.” ] – DA “AZIMUT ARCHIVIO ONLINE ” ( 13 NOVEMBRE 2010 – RIPUBBLICATO : 12 AGOSTO 2012, ETC. )
( SIAMO STATI – PER PIU’ DI TRE ANNI – IN PERFETTA SOLITUDINE NEL RIVELARE CHE…LEGGI : SOTTO )
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COSI’ – A SUO TEMPO (“…ALDIFUORI DI OGNI SOSPETTO…”) PUBBLICAMMO: < …S’ODE UNA STRANA STORIELLA…”(AUTORE “LA FARFALLA”/EZIO)

Inviato da Production Reserved  12 agosto 2012  Lascia un commento
 

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COSI’ – A SUO TEMPO (“…ALDIFUORI DI OGNI SOSPETTO…”) PUBBLICAMMO: < …S’ODE UNA STRANA STORIELLA…”(AUTORE “LA FARFALLA”/EZIO)  

[ AZ. NEWS :  DOMENICA, 12 AGOSTO 2012 ]
 ?
 Associazione Azimut 
  
Sunday, August 12, 2012
  

  RIPUBBLICHIAMO UNA CORRISPONDENZA
 ( a suo tempo, ricevuta, più volte inserita nei nostri servizi )
UNA “FARFALLA” MI HA DETTO…
[ “Azimut” – archivio n blog ]
ALTROCHE’ ! “…S’ODE UNA STRANA STORIELLA…”
  
[ “Azimut” – ( nella foto ): Silvio Berlusconi, Bettino Craxi ed Enrico Mattei ( capite ? ) … ]
[ . . . ]
[ . . . ]
( . . . ) 13 del novembre 2010
  
[ “Azimut” ( nella foto ) : il giornalista Mauro De Mauro ( ricordate ? ) … ]
<< – UNA “FARFALLA”. MI HA DETTO… – >> —  Commento di: Ezio [ Visitatore ]
Caro Vuono, s’ode una strana storiella.Racconta di attori e comparse, protagonisti e comprimari. Burattini e burattinai. Narra di strani fili – rigorosamente visibili ai soli pochi eletti – in grado di dettare ritmi e menar danze. La storiella nasce a Tripoli, rimbalza a Mosca, si ritrova a Teheran e conclude la sua bizzarra parabola a Roma, nell’epicentro della più grave crisi politico-istituzionale della Seconda Repubblica. Nientedimeno! Chi la racconta fantastica di scenari internazionali, circoli americani, fondi sovrani, gnomi della finanza ed elfi di chissà cosa……. « – Si è spinto troppo in là – », —- « – ha esagerato – », — « – si è mosso senza rete – », « – ha coltivato certi rapporti in maniera eccessivamente spregiudicata – », « – non aveva le spalle adeguatamente coperte – » sono le espressioni che maggiormente ricorrono. Il soggetto, manco a dirlo, è sempre e solo lui: il divino Silvio. Santo e diavolo, angelo e demone.
La storiella racconta di certe smorfie provocate a Washington in seguito ad accordi italo-libici, di mal di pancia eccessivi e persistenti dopo dichiarazioni del tipo di quella di Gheddafi: « – La Libia ha il petrolio di cui l’Italia ha bisogno – ». …. « – L’Italia avrà la priorità su petrolio e gas e in altre forme di investimento, perché è uno Stato amico – ». Parole pronunciate nell’arco degli ultimi due anni e ben annodate – racconta la storiella – a diversi fazzoletti. Ma non di soli fazzoletti si tratta.

 Al sole d’agosto dello scorso anno Turchia e Russia hanno firmato l’intesa che consentirà la costruzione del gasdotto South Stream nel Mar Nero. Il giorno dopo “l’Unità” titolava: « – La Banda del Tubo – ». E spiegava..: « – Berlusconi sensale dell’affare del secolo tra Putin ed Erdogan. Joint- venture per far fuori l’Europa e l’America». Il fatto è che in mezzo a gas e tubi è finita anche la lirica. Eh sì, che gli americani si sono messi in testa di cantare il Nabucco, faraonica opera in quattro atti concorrente del South Stream. Gli Usa, infatti, hanno tutto l’interesse ( nazionale e internazionale ) alla creazione di un gasdotto che, attraversando numerosi “Stati amici”, indebolisca la rinata potenza russa. Il problema, però, è che il gas si trova ad Est, direttamente in Russia o in territori ex sovietici che, mai come oggi, subiscono la diretta influenza di Mosca. A complicare ulteriormente il quadro è la partecipazione al progetto South Stream dell’Eni. Scusate, volete che a Washington non s’incazzino? E infatti la storiella racconta di grandi incavolature e di telefoni bollenti al di qua e al di là dell’Atlantico. Com’è finita? Con un rafforzamento degli approvvigionamenti dell’Eni in Turkmenistan, paese chiave per prendere il gas da trasportare attraverso il gasdotto destinato a rafforzare il monopolio russo………« – Ma allora è guerra – », dichiara l’uomo senza volto, io narrante della storiella suddetta.Si dà il caso, infatti, che il gas turkmeno serva anche agli altri progetti alternativi a cui lavorano Usa e Ue. A questo punto la storiella opera un salto in Medio Oriente e ci ricorda come, al termine di un lunghissimo braccio di ferro con gli Usa, alla fine l’Eni pare che abbia ceduto alle pressioni americane: lascerà perdere le sue attività economiche in Iran. Non prima, però, di aver portato a termine gli accordi commerciali esistenti. Per decidersi ci sono volute le minacce americane di penalità economiche contro il cane a sei zampe. Del resto, era stato il Cavalier servente nella sua visita in Israele ad assumere l’impegno per un abbandono delle attività economiche con il regime guidato da Ahmadinejad. Eh già, s’erano incazzati pure gli israeliani. Capirete che far incazzare contemporaneamente americani e israeliani, con annessi e connessi i loro trasversali alleati, non è il massimo per chi la sera voglia poggiare la testa sul cuscino tranquillo. Di recente il ministro degli Esteri, Frattini, ha bisbigliato:…. « – Nel mondo c’è una rete di nemici dell’Italia che vogliono il male dell’Italia – ». E te credo, verrebbe da dire.Il fatto è che la presenza Eni in Iran era cominciata con una di quelle brillanti mosse che resero famoso Enrico Mattei. E qui l’io narrante, con gesto eloquente, si gratta.Vorrà mica scacciare qualche brutto presagio?
Saluti a voi, e buon lavoro ! ezio
Original Message — From: “ezio” ; To: “arturo vuono”  Sent: Friday, November 12, 2010 5:25 PM Subject: una farfalla mi ha detto… 13.11.10 @ 00:38:51

NAPOLI, 4 LUGLIO 2012 – COMMENTO “AZIMUT” : ERA L’ANNO 2010…SIAMO AL 2012…E TUTTI I NODI ( FATTI SUI FAZZOLETTI ) DEVONO ( ANCORA ) ESSERE SCIOLTI ( A COMPLETAMENTO… ).
PER INTANTO l’ASSE ROMA – TRIPOLI – MOSCA…E’ STATO “DISARTICOLATO” : ISOLANDOLO, NEl MEDITERRANEO, DATO E CONSIDERATO IL QUADRO DI ACCORDI CON EGITTO E CON I PAESI DEL MAGREB, PER MEZZO – PRIMA –  DELLE COSIDDETTE < PRIMAVERE ARABE > E, POI, CON L’ELIMINAZIONE FISICA DI GHEDDAFI ( E LA “LIBIA LIBERATA”… ); LA TENTATA…”PRIMAVERA RUSSA” ( GIA’ PREPARATA E “VAGHEGGIATA”… ) E’ ABORTITA, PRIMA ANCOR DI NASCERE, IN ULTIMO – ANCHE –  PER LA RIELEZIONE DI PUTIN. TUTTE LE NAZIONI DELL’EUROPA MERIDIONALE, E LA GRECIA,  COME NOTO, SONO STATE “ASSALTATE” / SONO “ASSALTATE” / DALLE C.D.   < GRANDI CONSORTERIE FINANZIARIE > MENTRE, IN PARTICOLARE, L’ITALIA E’ STATA POSTA, DI FATTO, SOTTO < PROTETTORATO ANONIMO >… E BERLUSCONI “ELIMINATO” DAI < POTERI FORTI > ; SI DISPIEGA, ANCORA OGGI, L’AZIONE DEL < RECUPERO TURCO >…IN SOSPESO SONO LE SISTEMAZIONI CHE RIGUARDANO SIRIA E IRAN…CHE COMPORTANO – PURE – RISCHI PER ISRAELE…ECCETERA… [ “AZIMUT” – POTREMMO CONTINUARE…MA CREDIAMO CHE TANTO BASTI , O NO ? ]

 “Buona Domenica” !  Con l’augurio…

PROCESSIAMOLO ! PER “ISTIGAZIONE AL SUCIDIO” ! ! !

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[ “AZ.” ] – Matteo Renzi si sta evidenziando come un politico più che affidabile per le logiche del mondialismo…

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RENZI E SOROS, L′AMICO AMERIKANO
Redazione | 15-05-2014

 
Matteo Renzi si sta evidenziando come un politico più che affidabile per le logiche del mondialismo e per gli interessi dell’Alta Finanza. Le speranze riposte su di lui oltre Atlantico e oltre Manica sono forti…

La conferma più nota è quella dell’articolo del settimanale “Time”, che già nel 2009, quando guidava la Provincia di Firenze, lo presentava come “l’Obama italiano”. Quindi come una persona sulla quale contare, sui tempi lunghi, per guidare la “trasformazione” dell’Italia secondo i desiderata di Wall Street e della City che, quando si tratta di fare quattrini, mettono subito da parte le storiche rivalità esistenti tra gli inglesi e la loro ex colonia. E non si tratta soltanto dei disegni per mettere le mani sulle aziende ancora sotto controllo pubblico, come Eni, Enel e Finmeccanica. E guarda caso, giorni fa nell’Eni è stato sancito il passaggio in minoranza del socio pubblico (Tesoro e Cassa Depositi e Prestiti) rispetto a quelli privati. Per lo più, fondi di investimento anglofoni, dotati di risorse finanziarie quasi infinite. Sempre in questi giorni, Renzi ha raccolto il plauso e l’incoraggiamento di un simpatico (si fa per dire) criminale del calibro di George Soros, con cui si era già annusato in America, che lo ha indicato come “l’ultima occasione per la svolta italiana”. Soros è molte cose. 

Allievo di un altro deteriore individuo come Karl Popper, il filosofo della cosiddetta “società aperta”, il finanziere ungherese naturalizzato americano rappresenta una delle più velenose teste di ponte delle strategie mondialiste tendenti a creare un unico grande mercato globale sul quale possano circolare liberamente materie prime, merci, prodotti finiti e ovviamente lavoratori. Del resto perché stupirsi? Con il lavoro ridotto a merce, tutto è ormai possibile. Da questa impostazione mentale, non scordiamo che il padre di Soros è stato uno dei principali araldi di quella non lingua che è l’esperanto, nascono tutte le risorse finanziare che Soros ha impiegato per creare organismi che in Serbia, come in Georgia e in Egitto, hanno guidato le rispettive “rivoluzioni democratiche” all’interno di una strategia più generale funzionale agli interessi degli Stati Uniti e all’accerchiamento della Russia. Ma Soros è anche altro, è stato anche altro e la sua vicinanza a Matteo Renzi è quantomeno inquietante. Fu infatti il Quantum Fund di Soros a speculare massicciamente, insieme ad altri, contro la lira nell’autunno del 1992. Un attacco partito da Wall Street e dalla City con l’obiettivo di mettere in difficoltà l’Italia e fare capire al governo di allora, quello di Giuliano Amato, che era necessario e salutare che si procedesse con il processo di privatizzazione delle aziende pubbliche che ci era stato suggerito durante la famigerata Crociera del Britannia del 2 giugno precedente. 

La lira, dopo l’inutile difesa che ne aveva fatto la Banca d’Italia di Ciampi, venne svalutata del 30% rendendo più conveniente per la stessa percentuale l’acquisto di diverse società pubbliche da parte di operatori esteri. Ora Renzi ha già fatto filtrare la buona novella di essere pronto a completare l’opera mettendo sul mercato quel che resta di Eni, Enel e Finmeccanica e dintorni. Soros, come molti altri, è preoccupato della debolezza di Pittibimbo, come lo chiama Dagospia, all’interno del Partito Democratico dove sta montando l’insofferenza del vecchio apparato del PCI-PDS-DS nei confronti del principale esponente dell’anima popolare-democristiana del partito. Soros teme che alle prossime elezioni europee che i partiti euroscettici e populisti ottengano un risultato eclatante. Partiti guidati da figure carismatiche che seppure hanno in mente un sistema formalmente democratico nei fatti risultano autoritari e in grado di manipolare l’opinione pubblica”. Una bella faccia di bronzi quella di Soros se solo si pensa a tutto il battage pubblicitario che la stampa del sistema finanziario utilizza per lodare l’euro ed esaltare il Libero Mercato. E soros, che di queste logiche è parte integrante, pensa che Renzi rappresenti la nuova generazione ed è positivo, a suo dire che voglia cambiare la macchina dello Stato che è molto inefficiente e il mercato del lavoro ancora troppo poco flessibile. Ache per lo speculatore per eccellenza, l’obiettivo resta, ora e sempre, quello del precariato diffuso. E Renzi, evidentemente, è d’accordo con lui.
 

Fonte: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23456#sthash.Nd7zkUq

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[ “AZ.” ] – DA CAPRI ( RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO )
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—– Original Message —– From: Yacht Club Capri
Sent: Saturday, May 17, 2014 10:02 AM
Subject: Si apre domani la Rolex Capri Sailing WeekCon una formula rinnovata e altamente spettacolare – maxi yacht e TP52 insieme – l’IMA, International Maxi Association e lo Yacht Club Capri danno il benvenuto a una flotta internazionale Lunedì da Capri la partenza della regata offshore per i Maxi
 
 

Capri, 17 Maggio 2014

Si apre domani la Rolex Capri Sailing Week

Con una formula rinnovata e altamente spettacolare – maxi yacht e TP52 insieme  – l’IMA, International Maxi Association e lo Yacht Club Capri danno il benvenuto a una flotta internazionale

Lunedì da Capri la partenza della regata offshore per i Maxi

Si apre formalmente domani, domenica 18 maggio, con il Briefing alle 18 al villaggio regate, l’edizione 2014 della Rolex Capri Sailing Week, organizzata dall’IMA in collaborazione con lo Yacht Club Capri, e Rolex come title sponsor.  

Notevole il colpo d’occhio sulla Marina Grande di Capri. Ormeggiati al pontile appositamente installato davanti al villaggio regate ci sono i 9 Tp52 che, in regata da martedì 20 maggio, inaugurano la loro “Barclays 52 SuperSeries”, il circuito mediterraneo per il 2014. Accanto ai TP, i mini maxi dal pescaggio più ridotto, mentre i “grandi” maxi – primi tra tutti Esimit Europa 2, Robertissima III e Lupa of London –  chiudono, per così dire, la visuale sul lato nord del porto.  

«La logistica non è stata facile, anche perché ognuna di queste barche si muove con un seguito notevole di attrezzature, uomini e mezzi: è come spostare un’ azienda. Ma vedere finalmente le barche all’ormeggio, mezzi e container ordinatamente dislocati lungo la banchina, e il villaggio regate pronto a essere “vissuto”, ci riempiono di soddisfazione. E’ stato fatto un grande lavoro e i miei ringraziamenti vanno al team IMA ma anche ai preziosi collaboratori dello Yacht Club Capri e del Porto Turistico locale», sono le parole del Segretario generale IMA, Andrew McIrvine, alla vigilia della manifestazione.

Maxi e Tp52 insieme a Capri per la prima volta, quindi, e un programma complesso e impegnativo che tiene conto delle diverse esigenze delle due flotte. La sostanziale differenza tra i programmi è che i maxi inizieranno la settimana (19-21 maggio) sfidandosi sul percorso lungo, una regata offshore di circa 250-300 miglia a sud di Capri (meteo permettendo i maxi dovrebbero rinverdire la tradizione della “Volcano Race” e navigare fino alle isole Eolie). Durante la regata offshore dei maxi, i TP52 disputeranno prove a bastone in acque capresi, mentre giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 maggio le due flotte regateranno insieme – ma su percorsi diversi – in vista della premiazione finale di sabato 24 maggio.

E se per i TP52 l’evento di Capri è il primo del circuito 2014 del “Barclays 52 SuperSeries”, per i maxi la manifestazione caprese è il secondo appuntamento del loro programma internazionale, iniziato con il Gaastra PalmaVela di Palma di Maiorca (30 aprile-4 maggio) e che proseguirà, dopo Capri, con la Giraglia Rolex Cup (13-21 giugno).

Grande soddisfazione viene espressa anche da Marino Lembo, presidente dello Yacht Club Capri, per il gran numero di barche che quest’anno partecipano alla settimana velica di Capri. «Un risultato che si è raggiunto anche perché parallelamente alle regate dedicate ai Maxi si sono programmate quelle per i TP52. Un successo di iscrizioni che ci inorgoglisce e che conseguentemente porterà vitalità a tutta l’isola, sia sul mare sia a terra».

Queste le barche iscritte – si ricorda che le registrazioni chiudono formalmente questa sera.

Maxi Fleet:

1.       Dos Much, Andres Varela, ESP

2.       Edimetra IV, Ernesto Gismondi, ITA

3.       Esimit Europa 2, Igor Simcic, SLO

4.       Good Job Guys, Enrico Gorziglia, ITA

5.       Jethou, Sir Peter Ogden, GBR

6.       Lupa of London, J. Pilkington, GBR

7.       Luz Am Meer, Marietta Strasoldo, AUT

8.       Robertissima III, Roberto Tomasini Grinover, GBR

9.       Shirlaf, Giuseppe Puttini, ITA

10.   Solleone, Leonardo Ferragamo, ITA

11.   Villa Saxe Eiffel, Hubert Wargny, FRA

12.   Wild Joe, Marton Jozsa, HUN

52 Fleet:

1.       Azzurra, Alberto Roemmers, ITA

2.       B2, Michele Galli, ITA

3.       Gladiator, Tony Langley, GBR

4.       Paprec Recyclage, Jean-Luc Petithuegenin, FRA

5.       Phoenix, Eduardo de Souza Ramos, BRA

6.       Provezza 7, Ergin Imre, TUR

7.       Quantum Racing, Doug DeVos, USA

8.       Rán Racing, Niklas Zennström, SWE

9.       Vesper, Jim Swartz, USA

Tanti i nomi di richiamo tra gli equipaggi: da Paul Cayard su Robertissima III a Vasco Vascotto su Azzurra, passando per Lionel Pean – vincitore della Whitbread Round the World Race – sul Volvo 70 Villa Saxe Eiffel, (ex Abu Dhabi Ocean Racing), Jochen Schümann su Esimit Europa 2 e Brad Butterworth su Jethou.

I soci IMA armano con egual impegno sia un maxi sia un TP52:  è il caso di Niklas Zennström, che a Capri sarà con il TP Rán Racing, ma è reduce dal successo di Palma di Maiorca ottenuto con il nuovissimo mini maxi Rán 5. O dell’argentino Alberto Roemmers, per anni protagonista delle regate dei Maxi con Alexia (e prima ancora con Matador) e qui a Capri in gara con il TP Azzurra – che corre con il guidone dello Yacht Club Costa Smeralda.

Accanto al programma sportivo, un altrettanto ritmato calendario sociale prevede un primo ricevimento offerto dallo sponsor al Grand Hotel Quisisana domani, domenica 18 maggio, la Rolex Owners’ dinner il 22 maggio e l’attesissimo evento alla “Canzone del Mare” la sera di venerdì 23, vigilia della premiazione.

Dal sito dell’IMA www.internationalmaxiassociation.com sarà possibile seguire la navigazione della flotta in tempo reale grazie al sistema di  live tracking.

Comunicati stampa e foto per uso editoriale saranno disponibili sul sito www.regattanews.com.

La International Maxi Association, nota anche con il nome di IMA, riunisce e rappresenta gli armatori di maxi yacht di tutto il mondo. Riconosciuta nel 2010 dall’ISAF come classe internazionale dei maxi yacht, è l’unica titolata a organizzare campionati del mondo ed europei per maxi yacht.

L’associazione conta oggi circa 60 soci da tutto il mondo, più una decina di soci onorari, tra i quali è stato recentemente inserito anche Gianfranco Alberini, scomparso a giugno 2013, per oltre trent’anni segretario generale dell’Associazione. L’attuale presidente dell’associazione è Claus-Peter Offen, armatore del maxi Y3K, segretario generale Andrew McIrvine, past commodore e Admiral del RORC.

Le Class Rules dell’IMA prevedono attualmente, per la flotta dei maxi, 3 divisioni: i mini maxi, con lunghezza compresa tra i 18,29 e i 24,08 metri. I maxi veri e propri, tra i 24,09 e i 30.50 metri; i supermaxi, con lunghezza superiore ai 30,51 metri. All’interno di queste 3 classi si attuano poi distinzioni tra i maxi racer e i racer-cruiser.

Clicca qui per Fotogallery e programma

 Ufficio Stampa International Maxi Association

Maria Luisa Farris (ITA), James Boyd (ENG)

communications@internationalmaxiassociation.com

press@internationalmaxiassociation.com

Mob: +39 345 8257605 (Maria Luisa Farris)
Mob: +44 7710 109386 (James Boyd)

www.internationalmaxiassociation.com

Ufficio Stampa Yacht Club Capri

Anna Maria Boniello

Capri Press, Capri

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[ “AZ.” ] – DA NAPOLI ( RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO )

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—– Original Message —– From: Iuppitergroup
Sent: Friday, May 16, 2014 8:07 PM
Subject: Nuovo numero di CHIAIA MAGAZINE “Successo criminale”
 

CHIAIA MAGAZINE

MAGGIO 2014

SUCCESSO CRIMINALE

Napoli sulla bocca del mondo per la serie Gomorra e Genny �a Carogna: bellezza e cultura della citt� sconfitte dallo spettacolo del male. Chiudono le librerie e aprono le patatinerie: un presente doloroso e fritto.

Il mensile Chiaia Magazine (Iuppiter Edizioni), diretto da Max De Francesco, dedica il numero di maggio al �successo criminale� di Napoli: viaggio tra le scuole di pensiero partenopeo tra �tafazzismo� e negazionismo. In primo piano: �Il flop del Forum delle Culture e l�occasione mancata dell�Expo 2015�: la denuncia dell�associazione �Napoli Punto a Capo�; �Grande Napoli, la rivoluzione complessa�: inchiesta sulla Citt� metropolitana. Altri servizi: �Buche in crescita, il Comune latita�; �Citt� della Scienza, a giugno arriva il Napoli Salsa Festival�; �Campi Flegrei, turismo in crisi e calo delle presenze degli stranieri�. All�interno del periodico gli speciali �Storie&Imprese�, con il racconto di quattro idee imprenditoriali di successo, e �Divinazione�, con il racconto del mito di Edipo e della dea Iside. Nelle pagine del Saper Vivere: �Sas� Esposito, il poeta che bacchett� Eduardo�; intervista ad Angelo Petrella e alla sua Pompei �perfetta�; le ultime novit� editoriali e il carnet di mostre ed eventi da non perdere a Napoli e in Campania.

Chiaia Magazine � in distribuzione gratuita in 600 punti di Napoli e Provincia ed � integralmente scaricabile sul sito www.chiaiamagazine.it. � possibile nella sezione �archivio numeri� leggere e consultare tutti i numeri precedenti.

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In allegato: comunicato stampa + cover

CHIAIA MAGAZINE � un giornale di Iuppiter Group (via dei Mille 59 – 80121 Napoli)

Iuppiter Edizioni
Via dei Mille, 59
80121 – Napoli
 

[ “AZ.” ] – DA NAPOLI ( RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO )

—– Original Message —– From: Iuppitergroup

Sent: Friday, May 16, 2014 8:19 PM
Subject: Aggiornamento IuppiterNews
 

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Ecco le ultime novità:

CULTURA: Eduardo, così Napoli lo ricorda – A trent’anni dalla morte, le iniziative per celebrare il genio del teatro – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=253

SPORT: Verso i Mondiali – Ecco i trenta pre-convocati da Prandelli –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=255

IL BLOG: La Premier League che fa sognare – Il Manchester City batte il Liverpool e conquista il secondo titolo in tre anni – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=250

LIBRI: Terro(m)nia – Un percorso anomalo: Nord-Sud –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=254

LIBRI 2: Bulli con un click – Un romanzo sul cyber-bullismo per prevenire i pericoli della rete –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=256

LA BOLLETTA: Juve, 1 fisso da 102 punti – La bolletta consigliata per l’ultima giornata di serie A –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=252

DIVINAZIONE: Le ragioni del fato – Il segno del Cancro e il mito di Edipo –http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=251

LA MOSTRA: “Sotto sopra” a Castel dell’Ovo – La personale di Luca Castellano, dal 16 maggio al 3 giugno – http://www.iuppiternews.it/site/art.php?id=257

 
 

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[ “AZ.” ]  – DA MESSAGGI – “POSTATI” SU FACEBOOK

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—-Messaggio originale—-
Da: 
notification+acf6oy26@facebookmail.com
Data: 16/05/2014 8.14
A: “Esercito di Silvio”<
esercitodisilvioitalia@groups.facebook.com>
Ogg: [Esercito di Silvio] il Notiziario: La7, Cairo offre a Santoro la metà

Gaetano Daniele
Gaetano Daniele 16 maggio 6.45.23
il Notiziario: La7, Cairo offre a Santoro la metà

ilnotiziariolocale.blogspot.com
Massimo Iaquinangelo
Massimo Iaquinangelo 16 maggio 15.21.57
Più Italia in Europa – Meno Europa in Italia – Maurizio Moschetti

http://www.mauriziomoschetti.it
SONO LIETO DI INVITARTI ALLA MANIFESTAZIONE POLITICA CHE SI SVOLGERA’ DOMENICA 18 MAGGIO 2014 ORE 18…

[ “AZ.” ] – È il terzo arresto, il secondo in poco tempo, dopo quello del 1991

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 SOLIDALI CON GIUSEPPE MANDARA. 

—-Messaggio originale—-
Da: 
update+kr4mymgan4wn@facebookmail.com
Data: 15/05/2014 22.54
A: “Ferruccio Massimo Vuono”<
massimovuono@libero.it>
Ogg: Arturo Stenio Vuono ha commentato il tuo stato.

facebook
Arturo Stenio Vuono ha commentato il tuo stato.
Arturo ha scritto: “tra breve in rete nostro servizio https://azimutassociazione.wordpress.com
Massimo Iaquinangelo
Massimo Iaquinangelo 15 maggio 22.18.43
Il MODAVI chiede: 7 impegni per un’Europa dei popoli

http://www.modavi.it
Movimento delle associazioni di volontariato italiano, protezione civile, servizi sociali.

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[ “AZ.” ]       ( IL SERVIZIO VOLGE AL TERMINE )

[ “AZ.” ] – REPORT FOTO DALLE CALABRIE ( COSENZA )
( AL TERMINE DEL SERVIZIO – DOPO LA “LOCANDINA REDAZIONALE” )
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Servizio – tra breve in rete : Friday, May 16, 2014 ( aggiornamento : al sabato, 17 maggio 2014 )
OGGI : LA STORIA E’ SCRITTA ( E RISCRITTA ) DAI VINCITORI MAI DAI VINTI – CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINI – ALTRE NOTIZIE ( ” un eroe” – da Cosenza, etc. ) – [“Az.-News”:17-18.05.’14]
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[ “AZ.” ]       ( IL SERVIZIO VOLGE AL TERMINE )

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Sede: Via Pasquale del Torto,1 – 80131 Napoli

Municipalità V^ – Collina di Arenella – Vomero

 Azimut” – associazione   Festa della Liberazione Associazione CulturalSociale Napoli

<<  La Storia non ha i binari obbligati come le ferrovie  >>
[ Legum omnes  servi sumus ut liberi esse possimus ]
 pagine simili:

 http://digilander.libero.it/an.arenella – http://www.associazioneazimut.it/ 

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     http://www.facebook.com/AssociazioneAzimut

 https://azimutassociazione.wordpress.comhttps://twitter.com/AssAzimut

PER UNA BUONA LETTURA —————————————————————————–

[ “AZ.” ]  ( IL SERVIZIO ODIERNO TERMINA )

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[ “AZ.” ]  ( LA “LOCANDINA REDAZIONALE” )

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 ASSOCIAZIONE CULTURALSOCIALE “AZIMUT”  NAPOLI 
 direzione responsabile: presidenza Associazione
 team azimut online:  Fabio Pisaniello webm. adm. des.
 Uff. Stampa Associaz. “Azimut”:   Ferruccio Massimo Vuono 
(Arturo Stenio Vuono – presidente di “Azimut” – Napoli)
“AZIMUT” – VIA P. DEL TORTO, 1 – 80131 NAPOLI
TEL. 340. 34 92 379 / FAX: 081.7701332
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[ Ass. “Azimut” ] –  INFORMATIVA AI SENSI DEL D.LGS. 196/2003. — Si informano i destinatari della presente email che gli indirizzi sono stati forniti direttamente dall’interessato o, in alcuni casi, reperiti direttamente in internet. Inoltre tali indirizzi vengono utilizzati  solo e unicamente per le comunicazioni di carattere politico, culturale, economico, etc., dell’Associazione e non verranno nè comunicati, ma nè ceduti a terzi. I titolari possono, ai sensi dell’articolo 7 del D.lgs. 196/2003 richiedere la cancellazione; comunicando — nei modi d’uso -agli indirizzi di posta elettronica : ogni loro decisione in merito

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FINE SERVIZIO
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[ “AZ.” ] – REPORT FOTO DALLE CALABRIE – COSENZA
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—– Original Message —– From: stenio vuono
Sent: Friday, May 16, 2014 7:31 AM
Subject: un eroe
Antonio Perfetti
Antonio Perfetti

2 pensieri riguardo “LA STORIA E’ SCRITTA (E RISCRITTA) DAI VINCITORI MAI DAI VINTI – CHI DECISE LA MORTE DI MUSSOLINI – ALTRE NOTIZIE (“un eroe” – da Cosenza, etc.)”

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